SCIENZA E RICERCA

Aggiustiamo il cuore, senza fermarlo

Prima in Italia, la cardiochirurgia padovana ha applicato in maniera estensiva una nuova tecnica nella chirurgia riparativa della valvola mitrale, la struttura che regola il flusso sanguigno tra atrio e ventricolo sinistro. Un intervento che oggi al centro cardochirurgico dell’università di Padova viene eseguito senza l’utilizzo della macchina cuore-polmone e senza la necessità di fermare il cuore, dunque a cuore battente attraverso una piccola incisione di circa  sei centimetri sotto il capezzolo.

Ai vantaggi di tipo estetico, questo tipo di intervento  associa numerosi benefici clinici: un tempo di recupero veloce da parte del paziente, grazie alla piccola incisione laterale nel torace; la rinuncia alla circolazione extra-corporea e alle radiazioni ionizzanti poiché non è necessario servirsi della fluoroscopia, la radiografia. Il paziente dopo soli  quattro cinque giorni dall’intervento viene dimesso e recupera la sua totale funzionalità con un completo reintegro psico-fisico.

L’intervento mininvasivo, grazie alla collaborazione tra la mia équipe, Andrea Colli e il cardio-anestesista Demetrio Pittarello, che possiede specifiche competenze nell’utilizzo dell’ecocardiogramma transesofageo tridimensionale, è durato non più di due ore. 

Questa tecnica  è indicata per il trattamento dell’insufficienza della valvola mitrale causata dal cedimento di uno dei lembi che la compongono, dovuto questo all’eccessiva lunghezza o alla rottura delle corde tendinee (si immagini un paracadute in cui le vele rappresentano i lembi della valvola e le funicelle le corde tendinee). In questi casi la valvola mitrale presenta un eccessivo movimento di uno dei suoi segmenti, che determina la mancata coaptazione dei lembi (non sono cioè bene in contatto) generandone un malfunzionamento.

Da novembre ad oggi, sono stati trattati 15 pazienti che presentavano tutti un’insufficienza mitralica severa sintomatica. I primi interventi realizzati riguardavano casi considerati inoperabili o ad alto rischio operatorio per la coesistenza di più patologie. I pazienti trattati con questa tecnica hanno presentato un decorso postoperatorio migliore rispetto ai pazienti sottoposti a intervento cardiochirurgico tradizionale (estubazione immediata dopo la procedura chirurgica, degenza postoperatoria più breve in terapia intensiva ed in reparto di degenza, mobilizzazione rapida). Il nuovo tipo di intervento è stato realizzato con successo in tutti i casi.

Un solo paziente è stato rioperato dopo quasi tre mesi per la comparsa di una recidiva di insufficienza mitralica causata dalla rottura di alcune corde tendinee in una zona della valvola diversa da quella trattata in precedenza. Anche questo intervento è riuscito e il paziente ora sta bene. In altri due casi si è osservata una recidiva di insufficienza mitralica per rottura di corde tendinee in altro segmento della valvola. Tali pazienti potranno eventualmente essere trattati con la tecnica chirurgica tradizionale o con la tecnica mininvasiva sopra descritta

Ad oggi questa  è la maggior esperienza clinica  in Europa  occidentale tale da far diventare il  centro  cardiochirurgico di Padova un riferimento  internazionale per i chirurghi che vogliono apprendere questo nuovo tipo di intervento.  I 15 interventi effettuati al centro Gallucci di Padova sono tra i soli 50  realizzati al mondo.

Visti gli ottimi risultati iniziali e il grande interesse suscitato nella comunità cardiochirurgica internazionale siamo fiduciosi nel considerare questo intervento come un nuovo riferimento di chirurgia mini-invasiva per l’insufficienza valvolare mitralica.

Gino Gerosa

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