IN ATENEO

Annuario italiano dei diritti umani

Alcuni passi avanti nella direzione giusta, ma ancora diversi ritardi nel cammino per la tutela dell’applicazione dei diritti umani e nell’adeguamento agli standard dei paesi più evoluti: è questo il quadro che emerge dalla seconda edizione dell’Annuario italiano dei diritti umani (edito da Marsilio e da Peter Lang International per la versione inglese). Il volume viene presentato ufficialmente a Roma il 20 settembre alla presenza del ministro degli Affari esteri Giulio Terzi, dopo un tour di presentazione che lo scorso giugno ha compreso le sedi del Consiglio d’Europa a Strasburgo e dell’ONU a Ginevra: due “santuari” internazionali dei diritti umani.

Lo studio diretto da Antonio Papisca e pubblicato dal Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell’università di Padova, intende fotografare lo stato attuale dei diritti umani nel nostro sistema giuridico: dalla normativa adottata alle sentenze di tribunale passando per un’analisi degli organismi preposti all’applicazione. In concreto nel 2011 l’Italia ha ratificato 88 convenzioni e protocolli internazionali sul tema diritti umani; 21 sono i documenti firmati ma non ancora ratificati, 17 quelli non firmati. Considerevole l’incremento dell’attività del Parlamento in questo ambito per quanto riguarda la presentazione di disegni di legge, interpellanze e interrogazioni, che è stato accompagnato da un attivismo sempre più marcato delle Regioni: sempre nel 2011 sono 48 le leggi regionali approvate in materie come pari opportunità, solidarietà, disabilità e immigrazione.

Non mancano le criticità e i ritardi. La tortura per esempio: non solo il sistema italiano continua a non prevedere un reato specifico, ma il nostro paese non ha ancora ratificato il protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite del 2002 (OPCAT), che prevede un sistema di ispezioni e di monitoraggio dei luoghi di detenzione. Per quanto poi riguarda l’immigrazione sono stati segnalati da più parti, anche a livello internazionale, l’illiceità internazionale dei “respingimenti in mare” e dei rimpatri di massa, in particolare dei profughi nordafricani: anche per questo nel 2011 il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita in Italia per constatare la situazione in merito alla protezione dei diritti di rom, sinti, migranti e richiedenti asilo. Il 28 aprile dello stesso anno poi, con la pronuncia sul caso El Dridi, la Corte di giustizia della UE ha stabilito l’incompatibilità con la legislazione europea e la conseguente disapplicazione di intere parti del testo unico sull’immigrazione (d.lgs. 286/1998), con particolare riguardo alle procedure di espulsione degli irregolari e alle sanzioni penali connesse. Rimangono poi aperte le questioni della “apolidia di fatto” di oltre 15.000 rom, nati in Italia da genitori provenienti dai territori della ex Iugoslavia, e della mancata ratifica della convenzione sui diritti di tutti i lavoratori migranti e i membri delle loro famiglie. Immigrazione e integrazione si confermano comunque un tema caldo nel nostro paese: lo scorso anno ad esempio sono stati registrati 799 casi di discriminazione razziale e xenofobia, con un aumento del 48% rispetto all’anno precedente (dati UNAR). 

Da un punto di vista generale rimane il problema del coordinamento e dell’efficacia degli strumenti per la tutela dei diritti umani: “L’Italia per esempio non ha ancora approvato l’istituzione di una commissione nazionale per i diritti umani, e questo nonostante da più di 10 anni si susseguano le raccomandazioni a livello internazionale” afferma Marco Mascia, direttore del Centro sui diritti della persona e dei popoli. “Manca inoltre un punto di riferimento nazionale per i difensori civici regionali”, continua Mascia. “In altri casi, come per il Garante nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, il trattato è stato ratificato e si è proceduto alla nomina, salvo lasciare la nuova istituzione completamente sprovvista di finanziamenti e di mezzi adeguati”.  Spesso poi i disegni di legge di ratifica delle convenzioni e di recezione delle normative internazionali hanno un iter parlamentare lungo e accidentato.

Il panorama però non è completamente negativo: “Oltre a un aumento dell’attività parlamentare sui temi connessi ai diritti umani è da rimarcare la nomina di un ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione (Andrea Riccardi, ndr). Altri aspetti positivi l’attivismo e l’accresciuta autorevolezza delle ONG  e la diffusione dell’insegnamento dei diritti umani nelle università italiane: nel 2011 sono stati censiti 118 corsi riguardanti i diritti umani, distribuiti in 64 facoltà di 41 università. 

Un ultimo aspetto riguarda la lunga crisi economica e politica che l’Italia e l’Europa stanno attraversando: i tagli allo stato sociale rischiano infatti di colpire le persone anche nei loro diritti fondamentali? “Una revisione della spesa non dovrebbe compromettere gli standard di assistenza degli individui, in modo tale da compromettere i loro diritti e la loro stessa dignità di persone. In questo caso di parla di principi dell’indivisibilità e dell’interdipendenza dei diritti sociali ed economici rispetto ai diritti umani. Diversamente rischia di configurarsi una violazione non solo della nostra Costituzione, ma anche delle norme internazionali sui diritti umani”.

www.annuarioitalianodirittiumani.it 

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