IN ATENEO

Atenei, assegnati i punti organico per le assunzioni

Definiti i criteri e i contingenti di assunzioni per gli atenei nell'anno 2013. Il decreto del ministro Maria Chiara Carrozza distribuisce tra le università i punti organico utilizzabili per le assunzioni di personale universitario a tempo indeterminato e di ricercatori a tempo determinato. Anche i trattenimenti in servizio devono essere compresi nel budget di punti organico autorizzato. Eventuali assunzioni che dovessero avvenire in deroga alla procedura prevista nel decreto, determineranno penalità nella quota dell'Ffo (Fondo di finanziamento ordinario) assegnata al singolo ateneo. Allegata al decreto è la tabella che specifica, per ogni università, i parametri finanziari e la conseguente ripartizione dei punti. All'università di Padova spetta, per il 2013, una quota pari a 27,68 punti organico.

I punti organico rappresentano sinteticamente il costo del personale universitario. A ciascuna qualifica corrisponde un certo punteggio; per i docenti l'equivalenza è: ricercatori = 0,50 punti; associati = 0,70; ordinari = 1 punto. Però, se l'assunzione avviene tramite passaggio di qualifica all'interno dello stesso ateneo, il nuovo ruolo sarà computato come semplice differenza di punteggio rispetto al ruolo occupato in precedenza (ad esempio il passaggio interno da associato a ordinario "vale" 0,30 punti, perché il costo passa da 0,70 a 1 punto). Su ordinari e associati c'è un vincolo: almeno il 20 % dei punti utilizzati per i nuovi assunti dev'essere impiegato per assumere professori estranei all'ateneo: in questo caso, un associato esterno che viene assunto come ordinario "pesa" per intero, cioè 1 punto. 

Esistono poi ulteriori vincoli, che rendono il sistema particolarmente complesso. Con la legge 7 agosto 2012, n. 135 (“Spending-review” del governo Monti), il Miur deve ripartire i punti organico con il vincolo che il sistema universitario italiano, considerato nel suo insieme, abbia un turn-over non superiore al 20% (cioè 1’assunzione ogni 5 pensionamenti).

Il Miur, nella pratica, applica questo principio facendo confluire tutti i punti organico provenienti da cessazioni e pensionamenti di ciascun ateneo in un unico calderone.  In altre parole, agli effetti pratici non esistono più i pensionamenti di Roma “La Sapienza” o di Milano Bicocca o di Venezia “Ca Foscari”, ma ci sono solo i pensionamenti dell’intero sistema universitario italiano. La ridistribuzione fra gli atenei sembra però evidenziare forti sperequazioni di cui non è del tutto chiara l’origine.

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