UNIVERSITÀ E SCUOLA

Atenei e scuole: dal decreto spazio ai fondi per le borse

Cosa cambia davvero per le università dopo il decreto legge "L'istruzione riparte"? Ancora non possiamo dirlo perché, come sempre, alla formale presentazione di un provvedimento non segue l'immediata diffusione del testo: si lascia così spazio a illazioni, anticipazioni più o meno attendibili e, soprattutto, ritocchi dell'ultimo secondo. Per ora quindi, in attesa che il decreto venga pubblicato, si può solo valutarne singoli aspetti, secondo la sintetica descrizione che ne ha dato palazzo Chigi. Anzitutto una curiosità sulla contestata abolizione del "bonus maturità". Nella bozza iniziale del decreto era previsto che, per le prove d'accesso alle lauree a numero chiuso, il punteggio legato al voto di maturità venisse cancellato solo a partire dal prossimo anno: per gli esami "già indetti" il bonus doveva infatti rimanere valido. Il rischio di essere accusata di disparità di trattamento ha forse convinto il ministro dell’Istruzione Mariachiara Carrozza  ad abolire il "bonus" con effetto immediato, ottenendo il paradossale risultato di penalizzare ancora di più gli studenti di quest'anno, che in molti casi hanno affrontato la selezione convinti di poter contare su un punteggio-base predeterminato e, a esame concluso, si sono visti stravolgere le regole del gioco.

Scorrendo le anticipazioni governative sui contenuti del decreto, emerge che le due voci di spesa più rilevanti riguardano l'organico della scuola e il diritto allo studio. L'assunzione a tempo indeterminato di 26.000 insegnanti di sostegno costerà circa 107 milioni, cui andranno sommati gli oneri per 69.000 nuovi docenti e 16.000 tecnici-amministrativi da assumere in tre anni. Cento milioni annui sono invece stanziati per incrementare il fondo statale per le borse di studio per gli universitari. Nessuna novità, al contrario di quanto era stato indicato da alcuni quotidiani, per la "quota premiale" del finanziamento agli atenei: il decreto si occupa invece degli enti di ricerca, il cui fondo ordinario avrà una quota non inferiore al 7% che verrà assegnata in base ai risultati della valutazione della ricerca scientifica. Si conferma quindi anche per questi enti la tendenza, già in atto per gli atenei, a valorizzare in misura sempre maggiore il merito nella ricerca. Tra le molte voci di spesa minori che riguardano la scuola con risvolti diretti o indiretti sugli atenei, vi sono i 15 milioni destinati a borse per gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, in possesso di requisiti di merito ed economici. Per le superiori è poi previsto un finanziamento di 1,6 milioni per quest'anno e 5 milioni annui dal 2014 per l'organizzazione di attività di orientamento, mentre 15 milioni serviranno a combattere l'abbandono degli studi.

Tornando agli atenei, si preannuncia una nuova agevolazione fiscale per chi desidera contribuire con una donazione all'innovazione tecnologica, all'ampliamento dell'offerta formativa e all'edilizia universitaria: il 19% delle liberalità destinate a queste voci dovrebbe essere detraibile dalle imposte. Attendiamo di conoscere i dettagli del beneficio, che richiederà provvedimenti che ne chiariscano l'ambito di applicabilità. Novità anche per i medici specializzandi: l'ammissione alle scuole di specialità avverrà sulla base di una graduatoria unica nazionale. L'iscrizione all'università varrà agli stranieri il permesso di soggiorno per l'intera durata del corso di studio prescelto.

Intanto, mentre si attende il testo definitivo del decreto, è aperto e scade il 26 settembre il bando per le nuove borse di studio destinate a neodiplomati che vogliano iscriversi a un corso di laurea triennale o a ciclo unico in una regione diversa da quella di residenza. Sono disponibili 17 milioni di euro, che secondo le stime del Miur copriranno circa un migliaio di borse per un importo di 5.000 euro annui a studente. Per candidarsi gli studenti dovranno avere ottenuto almeno 95/100 alla maturità ed essere in possesso di requisiti di reddito; i vincitori, per mantenere la borsa negli anni successivi, dovranno compiere un percorso di studi regolare e con risultati brillanti. Un'iniziativa interessante, che dovrebbe incentivare la mobilità verso i migliori atenei: ma, a parte il numero limitato di beneficiari, il bando suscita alcune perplessità. Rimangono esclusi (e non se ne capisce il motivo) coloro che intendono iscriversi a una laurea magistrale; il requisito di risiedere fuori dalla regione in cui ha sede l'ateneo prescelto, non accompagnato dall'indicazione di distanze chilometriche minime, rischia di favorire chi si trova in aree di confine; il fatto poi che la graduatoria sia unica in tutta Italia rischia di riaprire le polemiche, già emerse per il bonus maturità, sulla presunta disomogeneità delle votazioni scolastiche nel territorio nazionale: sarebbero quindi favoriti per le borse gli studenti che si sono diplomati in scuole "di manica larga". Come si vede, in qualunque ambito lo si utilizzi, il voto di maturità è destinato a costituire un casus belli.

Martino Periti

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