SOCIETÀ
Cresciuti per Wall Street, bimbi Usa a scuola di Finanza
Il più famoso gioco da tavolo a sfondo finanziario. Foto: Mark Holm/The New York Times/Red/contrasto
Se siete abituati a giudicare con disprezzo quei genitori fanatici che cercano di costruire ai loro figli carriere da campioni dello sport, forse c’è qualcosa che potrebbe darvi ancor più fastidio: ragazzini allevati con l’obiettivo di farne abili broker di Wall Street.
Negli Stati Uniti sta avendo sempre più successo The Stock Market Game, un software che è nato come gioco da tavolo per famiglie oltre trenta anni fa ma che recentemente si è brillantemente riposizionato sul mercato, ritagliandosi la propria nicchia di successo come gioco “educativo” rivolto alle classi scolastiche. In questo caso il pregiudizio non è quindi tanto su genitori apprensivi e disposti a tutto per il successo dei figli, quanto direttamente sulle scelte di molte scuole elementari americane.
Il gioco è semplice: ogni partecipante ha a disposizione centomila dollari (virtuali, ovviamente) da poter investire sul mercato finanziario reale avendo a disposizione notizie e ricerche anch’esse reali. Vince chi riesce a mettere insieme il portfolio azionario e valutario più redditizio. Si stima che oltre tredici milioni di bambini americani vi abbiano giocato almeno una volta e, come già detto, sempre più scuole hanno deciso di inserirlo nei propri programmi didattici. I creatori del software e i suoi numerosi sostenitori ritengono che esso permetta di migliorare le abilità matematiche e logiche degli studenti e di preparare a dovere quegli allievi che poi sceglieranno studi statistici e finanziari. Inoltre, attraverso il gioco, risulta facile insegnare questo tipo di contenuti a bambini di 6-10 anni. Certamente più semplice di una classica lezione frontale che spesso suonerebbe come tremendamente noiosa a gran parte della classe. Se giocato a squadre, il software permette anche di sviluppare al meglio le capacità relazionali, di teambuilding e stimolare una costruttiva competizione tra pari.
Certo, descritto in questo modo, il gioco sembrerebbe simboleggiare l’ineluttabile predominio della finanza o la competizione e il darwinismo sociale presente a tutti i livelli della società americana. Tuttavia, ci sono studi come “Born to Spend?” che mostrano come, mediamente, la “capacità di investire degli americani sia scarsa” e che un gioco come The Stock Market Game serva a migliorare l’attitudine finanziaria delle famiglie e, in ultima analisi, a gestirne meglio i risparmi, quindi a difendersi dai rischi della finanza.
Rimane il possibile intento diseducativo di un gioco basato sul rischio e sugli investimenti finanziari. Se però pensiamo ai più classici giochi di società, ai quali probabilmente abbiamo giocato tutti almeno una volta nella vita, ritroviamo che essi avessero come scopo del gioco quello di mandare in bancarotta l’avversario oppure di eliminarlo militarmente o di “ucciderlo” virtualmente. Giochi pieni di dadi, carri armati, pugnali, proprietà immobiliari e ipoteche. Passatempi apparentemente “diseducativi” dal punto di vista dell’adulto ma che, quasi certamente, non hanno contribuito ad aumentare nella società la percentuale di ladri e assassini, di speculatori e mercenari.
Ritorna quindi alla mente un racconto contenuto nel Diario Minimo di Umberto Eco, Lettera a mio figlio, dove, dovendo decidere un regalo per il figlio, l’autore ripensa a un’infanzia passata a giocare “alla guerra”, a indiani e cowboy, con fucili giocattolo e soldatini. Divertimenti che non hanno impedito al bambino diventato adulto di essere un uomo pacifico e democratico, al contrario di quello che avrebbero potuto pensare non pochi pedagoghi. Eco si immagina quindi quale sarebbe potuto essere il passatempo dell’infanzia di un criminale nazista come Adolf Eichmann. E pensa al meccano, tra i più “formativi” giochi per bambini. Così Eco si immagina il piccolo Eichmann alle prese con il gioco delle costruzioni: “Prono, lo sguardo da ragioniere della morte, sul rompicapo del meccano, seguendo le istruzioni del manualetto; avido ad aprire la scatola variopinta del piccolo chimico, sadico nel disporre i suoi attrezzetti di gaio falegname con pialletta larga una spanna e sega di venti centimetri su legno compensato. Temete i giovani che costruiscono piccole gru! Nelle loro fredde e distorte menti di piccoli matematici si stanno comprimendo i complessi atroci che agiteranno la loro età matura”.
È quindi probabile che il successo e l’adozione in molte scuole di The Stock Market Game non produrrà una generazione di patiti della finanza o di “squali di Wall Street”. È perfino possibile che avrà effetti opposti, cioè quello di allontanare i futuri adulti dai giochi di borsa. E, magari, qualcuno diventerà anche un asso del pallone o un formidabile nuotatore, senza avere necessariamente alle spalle un genitore esigente che cerca di mettere in atto le proprie smisurate ambizioni di riscatto sociale.
Marco Morini