SOCIETÀ
Dall’ospedale a casa: la dialisi a domicilio

Riuscire a praticare una vita “normale”, senza essere costretti a estenuanti avanti e indietro da e per l’ospedale per essere attaccati alle macchine che permettono di vivere, in attesa di un trapianto di reni. È quello che la dialisi a domicilio permetterà di fare ai pazienti soggetti a insufficienza renale e curati nell’ospedale Sant’Antonio.
L’azienda ospedaliera di Padova è la prima, nel Nordest, ad applicare un protocollo di emodialisi a domicilio in totale autogestione per quei pazienti (al momento solo il dieci per cento dei dializzati, soprattutto giovani) idonei a questo tipo di trattamento. Il vantaggio clinico è assoluto: "I pazienti - spiega il direttore della divisione di nefrologia e dialisi, Agostino Naso - trattati con questo metodo possono recuperare gran parte della loro quotidianità e essere soggetti a un minore utilizzo di farmaci rispetto a chi effettua l’emodialisi in ambiente ospedaliero". La macchina, il Nextstage, grande quanto a un piccolo televisore, permetterà infatti di effettuare l’emodialisi direttamente a casa, senza l’obbligo di presentarsi in ospedale almeno tre volte a settimana. Le sedute stesse saranno più brevi: "Dureranno circa due ore al massimo, contro le quattro o cinque necessarie in ambulatorio e il paziente potrà decidere quando effettuare la cura, a seconda delle sue necessità", argomenta Naso. L’apparecchio è semplice da utilizzare (il training dura circa quattro settimane), anche senza la presenza di personale specializzato. E il suo uso è stato reso possibile grazie alla possibilità di inserire le cannule per la dialisi sempre nello stesso punto del corpo, senza la necessità di effettuare una nuova puntura a ogni trattamento. Ciò permette anche un miglioramento della percezione del dolore da parte di chi è soggetto alla cura. La dialisi a domicilio è indicata per quei pazienti non più in grado di gestire il trattamento peritoneale (dopo due anni l’effetto con questa metodologia si riduce in modo sensibile) e che sarebbero costretti a rientrare in ospedale per la dialisi extracorporea.
Per il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Padova, Adriano Cestrone, "l’innovazione nel campo della medicina - dice - è in grado di apportare benefici sia in termini di qualità della vita del paziente, sia per quanto riguarda i costi sanitari", liberando posti letto dagli ospedali a favore di malati gravi e pesando meno sul sistema sanitario nazionale.
MA.S.