SCIENZA E RICERCA

Dalla Lorena alla Serenissima, il viaggio degli strumenti che diedero forma alla fisica di Newton

Morto il duca Leopoldo, le sorti della Lorena apparvero però ben presto segnate. Il re di Francia, che mal sopportava questa enclave indipendente all’interno del proprio territorio, ottenne che fosse annessa alla Francia nel giro di pochi anni. In cambio, veniva attribuito ai Lorena il Granducato di Toscana e all’erede della casata, Francesco Stefano, veniva lasciato campo libero per diventare imperatore attraverso il suo matrimonio con l’Arciduchessa Maria-Teresa d’Austria. Nel 1737, la corte dei Lorena lasciò quindi Lunéville alla volta di Firenze, portando con sé l’intero contenuto del castello, compresa la favolosa raccolta di strumenti del duca Leopoldo. Dopo un viaggio per mare di 48 giorni intorno all’Europa occidentale, la collezione venne sistemata a Firenze nelle sale di Palazzo Pitti. Anche Vayringe, per fedeltà ai Lorena, aveva seguito la corte in Toscana, seppur godesse di grande fama in Francia e fosse stato invitato da più parti a restare.

Arrivato a Firenze, Vayringe si accinse immediatamente a riavviare il corso di fisica sperimentale che teneva a Lunéville, dovendo però ben presto far fronte a una cocente delusione: solo pochissimi venivano a seguire le sue lezioni, pur così popolari in Lorena. Com’era possibile che accadesse un cosa simile – si chiede Vayringe nella sua autobiografia – in quella che era stata la “culla della vera fisica […] al tempo dei Galilei, dei Torricelli e dell’Accademia del Cimento”? È lo stesso scienziato-artigiano lorenese a proporre una risposta: secondo lui, i giovani nobili fiorentini erano in quegli anni troppo occupati a fare i “cicisbei” - ossia a corteggiare e servire qualche dama sposata - per aver tempo libero per la scienza. Non solo, ma Vayringe era pur sempre uno straniero in Toscana, membro di una corte imposta dalla diplomazia internazionale e che non suscitava certo la simpatia della nobiltà fiorentina.

Insomma, la sala delle macchine a Palazzo Pitti rimase deserta e Vayringe dovette dedicarsi ad altre attività, anche per mantenere la sua numerosa famiglia. In particolare, contattato da Agelli, accettò di costruire strumenti per Giovanni Poleni.

Le lettere scambiate fra Poleni e Agelli fra il 1741 e il 1744 documentano un rapporto segnato dalle richieste pressanti dello studioso veneto, dai ritardi di Vayringe, sempre troppo occupato - d’altra parte, secondo Agelli, conveniva a Vayringe “por mano a tutto essendo carico di ragazze nubili e senza maschi” - ma anche dall’entusiasmo di Poleni, decisamente soddisfatto degli strumenti che poco a poco gli arrivavano da Firenze. A proposito ad esempio di un apparecchio per lo studio della rifrazione nei liquidi, Poleni scrisse nel 1746 a Francesco Algarotti, l’autore del noto Newtonianesimo per le Dame, che si trattava di una “machina assai utile, e lavorata con una diligenza distinta. Onde ho anche un’opinione (forse ben fondata) che […] non si possa ritrovare macchina migliore”.

Così, seppur interrotto dalla morte prematura di Vayringe nel 1746 (aveva contratto nel 1744 una brutta febbre in occasione di un suo sopralluogo ad alcune fabbriche in Maremma), il rapporto fra il costruttore lorenese e Poleni arricchì il Gabinetto di Fisica dell’ateneo di Padova di sette strumenti, di cui quattro sono sopravvissuti fino a oggi. Si tratta di pezzi rarissimi poiché, per decisione dell’imperatore Francesco Stefano, tutte le altre macchine costruite per il duca Leopoldo vennero trasportate a Vienna alla morte del loro costruttore, per essere poi distribuite fra varie istituzioni austriache. Solo pochissimi di questi oggetti sono stati rintracciati, almeno per ora, da cui il particolare valore degli strumenti oggi conservati a Padova. Testimoni preziosi della raffinatezza degli strumenti della corte di Lorena, tanto ammirati da Voltaire, che sarebbe diventato a sua volta un paladino della nuova fisica sperimentale newtoniana, questi apparati si pongono al cuore di quello straordinario processo che segnò nel Settecento la diffusione dei Gabinetti di Fisica e la prima diffusione dei princìpi della scienza sperimentale attraverso l’Europa. Dalla Lorena a Firenze, da Firenze a Padova: vicende di uomini, manufatti e pratiche scientifiche che fanno la storia stessa della nostra Europa e della scienza moderna. (2-fine)

Sofia Talas

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