IN ATENEO

Dall'Europa sei milioni di euro per i ricercatori di Padova

Terra, cielo, uomo: su tre piccole porzioni di questi vastissimi campi sono incentrati gli studi di tre ricercatori dell’università di Padova, premiati con un Grant di quasi sei milioni di euro dalla Comunità europea. Giulio Di Toro, professore di geologia, sta concentrando la sua ricerca sui terremoti attraverso una visione nuova delle faglie sismiche. L’idea è di sollevare il cofano del motore dei terremoti per guardarci dentro, attraverso esperimenti di laboratorio che riproducono le condizioni che portano alla enucleazione e alla propagazione di rotture sismiche. Paola Marigo, ricercatrice al dipartimento di fisica e astronomia, punta a risolvere l’enigma delle stelle Tp-Agb (una particolare fase dell’evoluzione stellare), la chiave per comprendere l’evoluzione delle galassie. Il progetto si chiama Starkey (chiave stellare) e mira a fornire alla comunità astronomica una vasta gamma di modelli stellari accurati di ampia applicazione, 

vale a dire modelli teorici capaci di decifrare correttamente la luce delle stelle in termini delle loro proprietà fisiche, dalla loro nascita alla fine dell’evoluzione. Sara Richter, professoressa al dipartimento di medicina molecolare, focalizza la sua ricerca sul virus dell’immunodeficienza umana, l’Hiv, l’agente che causa l’Aids. L’obiettivo è quello di trovare un farmaco in grado di eradicare l’infezione. Il gruppo di ricerca della professoressa Richter ha scoperto che il Dna del virus all’interno delle cellule assume una conformazione specifica, denominata G-quadruplex, che funziona da elemento regolatore della produzione virale. Questo processo si può bloccare ma i composti finora usati sono tossici per le cellule. Il nuovo progetto finanziato dall’Erc, l’European Research Council,  ha come obiettivo di sviluppare composti in grado di riconoscere in modo selettivo la struttura G-quadriplex e non essere tossici per le cellule, scacciando così il virus sia nella sua forma attiva che latente.

I tre progetti  hanno ottenuto il Consolidator Grant, il finanziamento che il Consiglio europeo della ricerca destina a ricercatori con almeno 7-12 anni di esperienza, dopo il dottorato di ricerca e con un robusto curriculum scientifico.

Il rettore, dopo aver espresso la soddisfazione dell’ateneo per i risultati conseguiti che testimoniano l’assoluta competitività a livello europeo, ha poi rimarcato il ruolo da protagonista dell’università di Padova nell’ambito del Settimo Programma Quadro finanziato dalla Ue a sostegno della ricerca per gli anni 2007-2013. Nella sezione Ideas, Padova ha visto finanziati, oltre ai 3 di oggi, altri 12 progetti in un recente passato con un finanziamento di 17 milioni di euro; nel quadro complessivo del Settimo Programma Quadro a Padova sono stati attributi finanziamenti per 64 milioni di euro per 194 progetti di ricerca. Zaccaria ha ricordato poi che dal 1° gennaio 2014 è partito il nuovo programma europeo (2014-2020) di finanziamenti alla ricerca: sono in ballo 77 miliardi di euro. “Un budget molto importante - ha detto il rettore - e Padova a questa sfida europea parteciperà con la certezza di conseguire altri lusinghieri risultati”.  Secondo il rettore in un Paese come l’Italia, seconda in classifica dopo la Germania per la preparazione dei suoi ricercatori, è un danno formare al meglio un ricercatore e vederlo poi fuggire all’estero: “L’università prepara al meglio i ricercatori, spendendo 550.000 euro per la loro formazione - spiega Zaccaria -  se poi lasciano il Paese il danno è notevolissimo”. Il prorettore Piero Ruol ha a sua volta sottolineato l’eccellenza di Padova nel campo della ricerca a livello europeo. Sono le cifre a parlare: nell’ultimo step del programma Ideas all’Unione Europea sono giunti 3.600  progetti a fronte di 312 finanziati.  Sono 20 quelli giunti dall’Italia, con Padova che ha visto finanziare tre progetti per quasi 6 milioni di euro.

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