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Editoria scientifica 2013: nuove tendenze oltre la “primavera accademica”

Qualche giorno fa, sul Research Information, il bimestrale britannico che si occupa di gestione dell’informazione e dei contenuti digitali, George Lossius sosteneva che il 2012 è stato per l'editoria accademica un anno particolarmente ricco di eventi, forse turbolento, o quantomeno imprevedibile. Lossius ipotizzava cinque linee di tendenza per l’editoria scientifica nel 2013: morte del tradizionale indicatore bibliometrico Impact Factor, consolidamento delle dinamiche editoriali a seguito delle fusioni e alleanze dei grossi gruppi editoriali, libro di testo nell’editoria digitale, crescita dell’uso di dispositivi mobili da parte di studenti e docenti, open data e BigData per analisi economiche e di mercato. Non si tratta tanto di previsioni, quanto di una lettura a posteriori di quanto successo nel corso del 2012 per rintracciarne gli sviluppi possibili a partire dagli avvenimenti più significativi: anzitutto, il lancio di una serie di nuove iniziative accademiche da un lato, ed editoriali dall’altro, che hanno segnato nella pratica il 2012 come un anno di transizione particolarmente tempestoso.

Volendo, si può rintracciare un punto di partenza. Risale infatti al gennaio 2012 l’invito rivolto a tutti i ricercatori, posto sul suo blog dal giovane matematico Timothy Gowers, a boicottare le grandi multinazionali dell’editoria accademica, in particolare Elsevier. Da quel post prendeva avvio il movimento che alcuni quotidiani come il tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung hanno etichettato come “primavera accademica”, con l’occhio alle rivoluzioni della primavera araba, e anche The Guardian ha preso a usare la stessa definizione da quando l’agenzia britannica di finanziamento alla ricerca Wellcome Trust si è schierata apertamente in favore dell'open science.

Alla base della protesta contro i giganti dell’editoria scientifica, tre validi motivi: prezzi di abbonamento per l’accesso alle riviste scientifiche sempre più alti, modalità “bundling” per le licenze di accesso, che prevede l’acquisto di un pacchetto prefissato e preconfezionato dai grossi editori a un prezzo apparentemente conveniente, ma che nasconde pericolose insidie, supporto di Elsevier a Sopa, Pipa e Rwa, tre proposte normative che costituiscono gravi attacchi alla libertà di espressione, volti alle tutele di modelli di business attraverso la limitazione dei diritti di accesso ai contenuti.

Sempre a inizio 2012 la comunità accademica ha dato l’avvio alla campagna di boicottaggio The Cost of Knowledge con una petizione di protesta contro il modello economico editoriale di Elsevier. Si chiedeva agli editori di abbassare i prezzi di abbonamento e di proporre modelli alternativi che guardassero all’Open access. Ai ricercatori si chiedeva di non supportare Elsevier pubblicando nelle riviste del gruppo editoriale ed evitando di partecipare o contribuire ad attività entro i comitati editoriali o scientifici di quelle riviste. Nel giro di breve tempo le firme di adesione provenienti dalla comunità accademica internazionale, in prevalenza da fisici, matematici e informatici diventavano migliaia, e a fine anno le sottoscrizioni alla campagna di boicottaggio erano oltre 13200. A febbraio 2012, gli analisti finanziari di Exane Paribas e Bernstein pubblicavano due rapporti dove emergeva una riduzione del valore delle azioni di Elsevier a seguito dell’avvio del boicottaggio.

Elsevier contestò le accuse sostenendo che i loro prezzi erano sotto la media di mercato, e che i margini di profitto dichiarati – un ritorno sulle vendite del 25,7% - erano la prova della loro efficienza nel mercato dell’editoria accademica. In relazione al modello bundling rispondevano che si tratta di una delle numerose opzioni offerte per accedere alle loro riviste. Ma qualche settimana dopo Elsevier annunciava il ritiro dell'appoggio al Rwa, sebbene contestualmente negasse che tale decisione fosse stata conseguenza del boicotaggio. Sul suo sito dichiarava che la decisione era stata presa nella speranza che ciò aiutasse “a creare un clima meno surriscaldato e più produttivo" nelle discussioni con chi finanzia la ricerca e, in una lettera aperta ai matematici – motore propulsore della campagna – dichiarò di voler ridurre i prezzi per articolo e di voler aprire gli archivi retrospettivi di 14 riviste matematiche a partire dal 1995 adottando il “muro mobile” fino a 4 anni prima dell’anno corrente.

Alcune ore dopo la dichiarazione di Elsevier, i promotori di Rwa dichiararono inaspettatamente il ritiro della proposta di legge da loro presentata al Congresso, decisione che fu accolta con grande entusiasmo dalla comunità scientifica e dei bibliotecari.

A fronte di questi avvenimenti ci si può aspettare un 2013 foriero di notevoli cambiamenti nel settore dell’editoria scientifica. Gli editori continueranno ad avvertire la crisi del loro modello attuale determinata dalle pressioni provenienti dall’arena accademica che chiede trasformazioni drastiche e di grande impatto nella trasmissione dei contenuti, e le società di mercato si tufferanno nei dati degli utenti dei social network. Piccoli e medi editori potranno fondersi generando servizi innovativi sul fronte dell’editoria digitale. Interessanti novità verranno alla ribalta dal lancio delle nuove imprese start-up che potrebbero guidare la trasformazione dell'intero settore dando una svolta in direzioni del tutto nuove.

Possiamo vedere o meno i trend di fusione e acquisizione, attualmente prevalenti nel mercato dell'editoria commerciale di ambito didattico, dice Lossius, attraverso la lente di ciò che è avvenuto e sta avvenendo nel mercato editoriale scientifico, ma esempi di grossi editori che effettivamente stanno già cambiando l’attuale assetto ci sono già, e i cambiamenti che hanno effettuato si sono già affermati dando origine a piattaforme innovative.

Vi è in ogni caso certamente la necessità di una riorganizzazione del sistema tramite strumenti più intelligenti di misurazione dell’impatto scientifico, a vantaggio sia degli editori sia della comunità accademica. Sarà interessante vedere se e come gli strumenti di nuova generazione come altmetrics, ScienceCard e PLoS Impact Explorer emergeranno dall’ombra nel corso del 2013, e se effettivamente saranno in grado di influenzare il mondo accademico con un maggior livello di accuratezza, rivoluzionando anche gli attuali meccanismi di peer-review, altro aspetto essenziale in questione.

Antonella De Robbio

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