IN ATENEO

Erasmus +, il programma europeo per la formazione 2014-2020

Il programma Llp Erasmus si rinnova e cambia nome, diventando Erasmus +. Sono più di tre milioni gli studenti che in quasi 27 anni hanno beneficiato dell’iniziativa europea, attivata per la prima volta nel 1987. Da quest’anno, e per i prossimi sette anni, l’Unione Europea ha deciso di proporre un unico programma integrato che unifica tre settori chiave della formazione internazionale: la mobilità per apprendimento (Key Action 1), i programmi di cooperazione (Key Action 2) e le riforme politiche (Key Action 3). Al primo settore, che comprende la mobilità per studio, ma anche quella per tirocinio, insegnamento e formazione del personale, l’Unione europea riserva il 63% del budget.

 “Nel nuovo bando – afferma Clara Grano, dell’agenzia Erasmus+ Indire –  non ho trovato grandi novità. Vi si ritrovano, etichettate diversamente, iniziative che già esistevano nel programma LLP, ora in esaurimento”. L’iniziativa Erasmus Mundus, ad esempio, viene inglobata in Erasmus+, e le nazioni che erano protagoniste di quei flussi studenteschi, in questa nuova prospettiva diventano partner countries. Un passaggio che per gli utenti finali, studenti e staff delle università, non ha differenze sostanziali.

La vera novità per gli studenti riguarda invece l’opportunità di godere di una borsa Erasmus di 12 mesi (frazionabili in più esperienze) per ogni ciclo di studio. Questo significa che per un percorso dalla triennale al dottorato, grazie al programma europeo uno studente potrà fare esperienza all’estero per un totale di 36 mesi. Avrà infatti la possibilità di soggiornare in un altro paese per studio o tirocinio sia durante gli studi per la triennale, che per la magistrale, e ripetere poi l’esperienza anche durante il master o il dottorato. Gli studenti iscritti a un corso di laurea a ciclo unico avranno invece l’opportunità di accumulare 24 mesi di formazione all’estero.

Il budget che l’Unione europea accorda al programma è di 14,7 miliardi per 7 anni, quindi il 40% in più rispetto a quanto stanziato per il periodo 2007-2013, e saranno più di 4 milioni le persone che ne beneficeranno. “Dati fittizi” li definisce Clara Grano, e aggiunge “perché nelle tasche degli studenti e delle università non entreranno più soldi. Semplicemente il budget verrà ridistribuito per un numero maggiore di beneficiari”. Cambia Invece qualcosa per quanto riguarda l’ammontare delle borse per gli studenti: il suo importo infatti varierà a seconda del paese di destinazione. Le nazioni europee sono state quindi divise in tre gruppi sulla base del costo della vita: ad esempio, a uno studente che deciderà di muoversi verso un paese del gruppo 1, nel quale la spesa quotidiana è la più alta, verrà attribuita una borsa di 280 euro mensili. In questo gruppo rientra, a sorpresa, l’Italia, in compagnia di ben più ricche compagne, come Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Francia e Irlanda. Il gruppo 2 (che conta, fra gli altri, Olanda, Germania, Spagna e Lussemburgo) e il 3 (che comprende sostanzialmente le nazioni dell’Europa dell’est) daranno il diritto ad una borsa di circa 230 euro. Per confermare queste cifre, comunque, si attende ancora il parere del Miur.

Fra le altre novità di Erasmus+, la variazione nella durata delle traineeship, che andranno da un minimo di 2 mesi ad un massimo di 12; l’inserimento del tirocinio post lauream, che prima rientrava nel programma Leonardo Da Vinci; l’abolizione dei corsi di lingua Eilc, sostituiti da corsi on line; il conferimento di prestiti agevolati a studenti del 2° ciclo. Inoltre, il programma integrato comprenderà per la prima volta anche azioni dedicate allo sport. Gli obiettivi si legano alla strategia Europa 2020, che mira al contenimento sotto la soglia del 10% dell’abbandono scolastico fra i 18 e i 24 anni e alla riduzione della disoccupazione fra le persone sotto i 34 anni. In questo contesto, si è lavorato soprattutto nel campo dei joint master degree, corsi che rilasciano un titolo congiunto da parte di tutti i partner del consorzio, e che per la prima volta si aprono alla collaborazione di enti non accademici come partner a pieno titolo: imprese, associazioni, amministrazioni pubbliche, enti no profit e ong.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012