CULTURA

Erotismo nel mondo contemporaneo

La natura non può permettersi di sbagliare colpo, quindi dota gli animali di un’energia sessuale superiore a quella strettamente necessaria alla riproduzione, in modo che almeno qualcuno degli amplessi giunga al bersaglio della fecondazione. Da questa visione, un po’ a metà tra Schopenauer e Darwin, parte Zygmunt Bauman in Gli usi postmoderni del sesso, un libretto tratto dal più ampio La società individualizzata (2001) e recentemente pubblicato da il Mulino.

Come gestire questa sovrabbondanza di energia sessuale? Si colloca in questi termini il problema dell’erotismo in quanto elaborazione culturale del sesso, perennemente sospeso tra riproduzione (soglia bassa, caratteristica del mondo naturale) e ideale romantico (soglia alta e spiritualizzata). Fino a tempi recenti la società, soprattutto attraverso stato e chiesa, giustificava l’erotismo essenzialmente con i compiti riproduttivi, confinando nell’ambito del vizio inconfessabile lo smaltimento della carica erotica in eccesso – infedeltà coniugale, prostituzione e pornografia. Le pulsioni individualiste al contrario trovavano soddisfazione nell’amore, corrisposto o meno. Ora la novità della postmodernità sta invece proprio nel divorzio dell’erotismo dalla riproduzione, tramite tecniche di contraccezione sempre più evolute e socialmente accettate, ma anche dall’amore: con la rivoluzione sessuale infatti per la prima volta il sesso “si proclama, audacemente e orgogliosamente, unica e sufficiente ragione e scopo a se stesso” (p. 32).

Già l’antropologa Françoise Héritier ha messo in luce come il sesso sia in realtà quanto di meno “naturale”,  profondamente influenzato com’è dalla cultura e dall’epoca. Con Gli usi postmoderni del sesso invece il più noto sociologo contemporaneo si sofferma sul ruolo dell’erotismo nel mondo moderno: l’esaltazione della sessualità – assieme a quella degli altri bisogni primari, come il cibo e il vestirsi – diventa così la cartina di tornasole della società “liquida”,  con i suoi valori e le sue chimere. A cominciare dal mito della forma fisica (fitness nella versione in inglese), che consiste essenzialmente nell’attrattività erotica dell’individuo e che ha gradualmente sostituito quello novecentesco di “sana costituzione” (health), basato invece sulla capacità lavorativa.

Oggi il sesso, da mezzo di riproduzione o comunque coronamento di un sogno di amore, sembra sempre più ridotto a mero spunto per l’attività erotica, e non è forse un caso che tematiche e linguaggi una volta confinati alla pornografia siano invece, come ad esempio nei libri come quelli E. L. James, di cui abbiamo già scritto, sempre più diffusi anche nella cultura mainstream. Da questo punto di vista il rapporto sempre più apparentemente libero ed esibito con l’erotismo da parte delle donne, nelle epoche passate particolarmente soggette al controllo sociale, potrebbe essere interpretato non solo come un sintomo della loro emancipazione, ma anche come un segnale del compimento di un cambiamento culturale.

Allo stesso modo, la centralità dell’eros nel mondo contemporaneo fa capire come le norme sociali oggi non passino attraverso schemi impositivi bensì seduttivi: non per questo però meno invadenti e pericolosi. In molti casi infatti la cancellazione del principio di autorità sembra infatti lasciare il campo libero a pratiche manipolatorie, piuttosto che all’agognata liberazione degli individui. Il conto da pagare sta nell’incertezza e nell’ansia che sembrano caratterizzare il mondo in cui viviamo. Non è tutto: proprio attraverso esperienze come la riproduzione e l’innamoramento l’essere umano, secondo Bauman, riesce a proiettarsi oltre il suo minuscolo io, vincendo o sublimando il terrore atavico della morte. Oggi tutto questo appare meno importante e la conseguenza è che si tende a vivere concentrati sull’oggi e sul sé, in tutti gli ambiti delle esperienze umane (come l’arte e la politica).

C’è infine un’altra, paradossale, conseguenza: alla luce della centralità tributata all’erotismo tutti i rapporti umani tendono a perdere la loro innocenza, da quelli di amicizia e di lavoro a quelli familiari, offuscati dalla violenza domestica e dagli scandali sulla pedofilia. Oggi tutte le relazioni umane, in nome della più completa Political Correctness, devono quindi essere purificate – “con accanimento, circospezione, ossessione, talvolta con panico” – da ogni possibile rimando alla sessualità:

“Lo spettro del sesso aleggia negli uffici e nelle aule universitarie; c’è una minaccia in ogni sorriso, in ogni sguardo, in ogni forma di approccio. L’esito complessivo è un rapido indebolimento dei rapporti umani, che si spogliano di intimità ed emotività, e un appassimento del desiderio di forgiarne di nuovi e di tenerli in vita” (p. 75).

L’indebolimento dei legami è però allo stesso tempo decisivo nel trasformare gli individui in altrettanti esseri egotisti, concentrati solo nel collezionare sensazioni e cose: in una parola in consumatori ideali. Nella modernità, chiosa Maurizio Ferraris nella prefazione (significativamente intitolata Rivoluzione senza emancipazione) “non dobbiamo più rispondere a un padrone solo, ma a tantissimi, il che non necessariamente è un vantaggio”.

Daniele Mont D’Arpizio

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