SOCIETÀ

Fine vita: rispettare le scelte di tutti

Marco Bellocchio si presenta all’incontro con il pubblico e gli studenti dell’università dopo il festival di Venezia, dove La bella addormentata ha fatto discutere e, pur elogiato dalla critica, non ha raccolto alcun riconoscimento ufficiale. Il film, che racconta cinque diverse vicende umane sullo sfondo dell’ultima settimana di vita di Eluana Englaro, è stato contestato da alcuni movimenti cattolici già alla prima al festival. Ma c’è anche chi ne ha criticato l’eccesso di prudenza (è il caso di Curzio Maltese, editorialista di Repubblica) o l’ha tacciato di provincialismo, come il presidente della giuria del Festival, Michael Mann. Bellocchio non si scompone: “Sono schierato e sto dalla parte di Beppino Englaro. L’indignazione di quei giorni ha dato vita ai personaggi del film, ma non dovevano essere schematici, perché le vicende che racconto, che sono storie d’amore e di sacrificio, hanno bisogno di personaggi complessi”.

Non è la prima volta che Bellocchio prende spunto da fatti che hanno provocato una forte emozione civile: si trattasse di cronaca, come in Buongiorno notte sul delitto Moro, o di eventi storici come Vincere, che racconta la storia di Benito Albino Dalser, figlio di Mussolini e di Ida Irene Dalser, la donna da lui ripudiata.

“Bellocchio ha costruito La bella addormentata partendo dalle emozioni suscitate dal caso di Eluana Englaro, ricorrendo a elementi costanti della sua poetica, come le figure parentali, ma facendo diventare la tolleranza per le diverse posizioni e il rispetto della persona la chiave della sua finzione”, commenta Giorgio Tinazzi, critico del cinema.

Di fronte a un tema delicato, come quello del fine vita e del testamento biologico, la strada scelta dall’autore è lontana dallo scontro ideologico. Come, del resto, quella di Beppino Englaro, nella vicenda della figlia, animata inizialmente da un desiderio di chiarezza è diventata una battaglia civile.

“Il caso di Eluana – spiega la giurista Elisabetta Palermo – ha scatenato una guerra perché parte dall’affermazione di un principio. E la corte di Cassazione, nella sua sentenza del 2008, contrastata e rimasta senza attuazione per un anno, si è mossa secondo principi costituzionali nel riconoscere la legittimità del rifiuto di atti medici sproporzionati rispetto al reale interesse del paziente”.

A ricordare lo spettacolo mediatico che ha accompagnato la vicenda di questa donna, colpisce il clima di strumentalizzazione politica e di inganno che circondava Eluana Englaro e quello che restava della sua vita. “Volevo raccontare – spiega Bellocchio – il sacrificio che imprigiona in destini obbligati tanti rapporti dentro la famiglia. Una prigione dalla quale è possibile uscire solo con una scelta e qualunque scelta, se fatta con amore, è sempre una scelta di vita.”

A tre anni di distanza dalla morte della Englaro, l’Italia non ha ancora adottato una normativa in materia di testamento biologico e il disegno di legge, che langue al Senato, va in direzione contraria a quella della libera scelta, tanto da suscitare il rifiuto anche di alcuni politici cattolici come il senatore Ignazio Marino. “Per questo stiamo lavorando come giuristi di tutta Italia – annuncia la Palermo – per promuovere un’iniziativa di legge sulla base dell’esempio tedesco. Una legge che lì ha ricevuto il voto favorevole anche dei cristiano democratici.”

Il problema resta la politica perché la società civile sembra consapevole e pronta a discutere del tema. La reazione alla morte del cardinale Martini, così lontana dal clima del 2009, potrebbe esserne un segnale. “La storia del cardinale – conclude Bellocchio – ha colpito. Perché questa volta è un uomo cosciente a chiedere di non morire in un certo modo, dicendo 'sedatemi, addormentatemi, pregate per me, permettetemi di finire la mia vita in modo sereno'.”

Una questione di umanità e di rispetto per le scelte della persona.

 

Carlo Calore

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