UNIVERSITÀ E SCUOLA
Germania, tasse universitarie addio
Mentre in Italia si assiste ogni anno al rincaro delle tasse universitarie, la Germania va controcorrente: pochi giorni fa anche l'ultimo Land che ancora le prevedeva, la Bassa Sassonia, le ha abolite. A dire il vero, si tratta solamente di un passo indietro che ricollega la Germania alla sua tradizione secolare, che ha sempre considerato la formazione universitaria come diritto di ogni singolo individuo. Mentre in Inghilterra o in America le elevate tasse universitarie degli atenei d'élite frenano la mobilità sociale, la Germania rappresenta un caso singolare.
L'introduzione delle tasse universitarie era stata decisa relativamente di recente, e fu essenzialmente una scelta politica. Già a partire dalla riunificazione nel 1990, i politici che premevano per una modernizzazione del sistema di formazione ritenevano necessario, per conformarsi agli altri paesi europei, il superamento della gratuità dell'istruzione universitaria. Le differenze economiche e socio-culturali tra le due Germanie dell'epoca e una legge federale a garanzia della libera educazione impedirono tuttavia l'attuazione di tale piano. Nel 2005 però la Corte Costituzionale Federale con sede a Karlsruhe decretò che delle tasse moderate, affiancate da piccoli prestiti, avrebbero permesso di salvaguardare il mantenimento delle istituzioni universitarie.
Fino ad allora le università tedesche erano finanziate prevalentemente dallo Stato, ossia dal Land federale in cui sono dislocate, e ancora oggi per la maggior parte è così. La promozione della ricerca viene organizzata in massima parte per concorso e grazie alla Deutsche Forschungsgemeinschaft, la Società Tedesca per la Ricerca (DFG). Inoltre, l’organizzazione delle università ad amministrazione autonoma, gioca un ruolo centrale: il governo federale sostiene le istituzioni universitarie con un importo forfettario pari a oltre un miliardo di euro all’anno. In un paese dove la scuola è davvero pubblica e lo Stato spende 2,5 miliardi l'anno per finanziare orchestre, opera lirica e festival, vi era appunto fino al 2005/6 solo una tassa tra i 150 e i 250 euro che includeva i costi amministrativi e l'abbonamento per i trasporti pubblici. Le tasse aggiuntive imposte dopo la sentenza della Corte di Karlsruhe si aggiravano all'incirca sui 1.000 euro annui: un sovraccarico considerevole, quindi, rispetto alla situazione precedente, per quanto inferiore alla tassazione di molti atenei europei del tempo, compresa la gran parte di quelli italiani.
Tale decisione è stata mal vista dall'elettorato tedesco che, nel nome di una lunga tradizione che trova uno dei suoi massimi rappresentanti in Wilhelm von Humboldt e nel suo concetto di Bildung (educazione, formazione), ha inteso la questione come una questione di democrazia e ha visto di cattivo occhio l'idea di dover far pagare gli studi universitari che, secondo un'opinione fortemente radicata, devono essere accessibili a tutti, anche a coloro che provengono da una famiglia a basso reddito. La gran parte dell'opinione pubblica in questa imposizione ha visto intaccare il diritto a una libera formazione e quindi una minaccia, da parte delle regole della globalizzazione e del mercato, allo sviluppo della propria identità culturale e socio-economica. L'abolizione delle tasse universitarie è stata fra le questioni centrali anche delle ultime campagne elettorali, dimostrando ancora una volta che la formazione e l'educazione sono considerate dagli elettori responsabilità centrale dell'amministrazione pubblica in ogni singolo Land.
La formazione universitaria non può quindi essere ignorata dalla politica e mostra che l'opinione pubblica vi associa a larga maggioranza un mandato chiaramente democratico. Il passo indietro appena fatto con l'abolizione delle imposte aggiuntive testimonia anche decenni di esperienza a riguardo: i tedeschi hanno deciso di mantenere il loro sistema universitario e adeguarlo a quello degli altri paesi della Comunità europea rafforzando i suoi punti forti e rifiutando un modello di istruzione universitaria ad alto costo, stratificata ed elitaria come, ad esempio, quella inglese. Mirano a mantenere alto il livello della preparazione universitaria sostenendo in egual modo tutte le istituzioni. L'obiettivo esplicito è l'uguaglianza delle opportunità formative per favorire il progresso economico e sociale alimentando il talento e premiando il duro lavoro e l'impegno ovunque esso si mostri, indipendentemente dall'estrazione sociale. Una scelta che rappresenta un atto di fiducia in un futuro in cui l'opportunità e la prosperità siano largamente condivisi, ma che ha suscitato anche alcuni dubbi e polemiche.
La notizia non è stata salutata positivamente da alcuni professori e rettori universitari. Il vicepresidente dell'università di Amburgo, Holger Fischer, ha dichiarato di considerare una catastrofe l'abolizione delle tasse universitarie, poiché verranno in questo modo inevitabilmente tagliati fondi alla ricerca. I proventi delle tasse venivano investiti nell'insegnamento e questo dava una maggiore possibilità di migliorare l'insegnamento stesso e le infrastrutture. Con l'abolizione delle tasse toccherà al governo federale concedere maggiori fondi alle università tedesche, che temono di vedere alla fine ridotte le proprie disponibilità complessive se l'intervento non sarà tale da coprire interamente l'ammanco. Al di là di questa polemica e dei timori connessi, quella della Germania sembra però essere una mossa strategica che dà ragione alle proteste di studenti e professori, che avevano chiesto di tornare al sistema antecedente al 2005, in cui le tasse non esistevano. Risulta essere una mossa strategica anche perché attira giovani non solo tedeschi a studiare in Germania, e ciò può solo contribuire maggiormente allo sviluppo socio-economico del paese.
Isabella Ferron