CULTURA

"I posseduti" di Elif Batuman

Non è facile trovare un libro veramente divertente nelle sezioni “critica letteraria” delle librerie Feltrinelli, solitamente smilze e sempre minacciate di scomparsa per il dilagare dei libri di cucina da una parte e dei gialli scandinavi dall’altra. Per di più I posseduti è chiaramente fuori posto perché si tratta di un diario di viaggio o, se volete, di una ironica meditazione sulla vita universitaria americana più che di un libro su Puskin, Tolstoj e Dostojevsky, a cui pure sono dedicate molte pagine.

La spiegazione sta nel fatto che Elif Batuman (nata a New York nel 1977) ha ottenuto un PhD in letteratura comparata a Stanford e ha viaggiato molto per guadagnarselo: dagli archivi di Mosca ai convegni su Babel, dallo studio degli antichi poeti uzbeki alle peregrinazioni fra Samarcanda e Tashkent. Ma l’impegno profuso per accontentare severissimi relatori  non le impedisce di iniziare il suo racconto così: “Quando l’Accademia delle scienze russa mette insieme le opere complete di un autore, non ha l’obiettivo di pubblicare qualcosa che potete mettere in valigia e scappare. L’edizione “Millennio” di Tolstoj riempie cento volumi e pesa quanto un balenottero beluga appena nato (ho portato la mia bilancia da bagno in biblioteca e l’ho pesata, dieci volumi per volta)”.

Che il peso della cultura potesse essere leggero lo sapevamo, tuttavia la Batuman si dimostra un vero giocoliere della letteratura: chi avrebbe potuto pensare che dieci pagine di riassunto dei Demoni di Dostojevsky potessero essere divertenti? Eppure il capitolo finale de I posseduti mostra non solo l’acume critico dell’autrice ma anche le sue qualità di narratore ironico e sicuro di sé (“La prima volta che ho letto [I Demoni] nulla di tutto questo aveva alcun senso per me”).

E chi avrebbe potuto immaginare che un recente congresso sulle opere di Isaac Babel (morto nel 1940 o 1941) potesse ospitare non solo le due figlie dell’autore di L’armata a cavallo ma addirittura la vedova Antonina Pirozkova? (La signora, un ingegnere progettista della metropolitana di Mosca è morta solo nel 2010 a 101 anni di età). Naturalmente il convegno a Stanford si traduce in un vero disastro, con le tre vecchiette impegnate in conversazioni del tutto prive di senso con relatori cinesi e ungheresi che avevano un po’abusato della generosa disponibilità di Chardonnay californiano.

Sopravvissuta ai rituali accademici e bisognosa di insegnare per mantenersi, l’intraprendente Elif si mette in cerca di una borsa per studiare russo a Mosca dove spera di migliorare la sua conversazione (“dopo due anni di PhD quando parlavo russo con dei russi mi guardavano come se fossi leggermente ritardata”). I casi della vita la spingono però in tutt’altra direzione e finisce per accettare  una borsa per studiare uzbeko a Samarcanda, dove arriva dopo essere sopravvissuta per qualche tempo a Taskent alimentandosi solo di Nutella. Uno dei problemi che incontra nello studio è il fatto che a Samarcanda non si parla uzbeko ma tagiko, un altro la compagnia piuttosto invadente del fidanzato che avrebbe voluto lasciare in America.

I posseduti è quindi diario di viaggio, nella migliore tradizione di scrittori americani dall’occhio acuto e dallo humour tagliente: Batuman, che deve il suo stile preciso e scintillante alla grande scuola del settimanale New Yorker, è una rivelazione.

 

Fabrizio Tonello

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