CULTURA

Il futuro della comunicazione? Sempre più immagini e video, in TV

Chi pensa che il mezzo televisivo sia avviato a un lento declino dovrebbe ricredersi. O meglio, dovrebbe specificare cosa intende per televisione. Il calo delle ore di TV, più volte segnalato da studi e statistiche negli ultimi anni, riguarda infatti non la fruizione di contenuti video in genere, che è in aumento, ma una sua forma molto specifica: la televisione “generalista” che ha influito profondamente sull’immaginario sociale degli anni passati e che oggi cede di fronte ai nuovi formati. E neppure si profila una ripresa della scrittura  e un ridimensionamento del ruolo delle immagini nell’elaborazione della cultura: se per qualche anno mail, sms, tweet e alcune funzioni dei social network hanno segnato un ritorno  della parola scritta nella comunicazione, questo processo sembra ora stabilizzato, e la componente visiva della nostra cultura destinata ad aumentare ancora. 

Il centro ricerche di Alcatel-Lucent prevede infatti che entro il 2020 i consumatori americani guarderanno in media 7 ore di video al giorno. Si tratterebbe di una crescita impetuosa: le statistiche attuali indicano in 4,8 ore al giorno il consumo medio, considerando televisione, computer e dispositivi mobili. La ricerca suggerisce che tutte le ore aggiuntive saranno dovute ai tablet e agli smartphone, ipotizzando anche un raddoppio della fruizione dei video on demand, che andrebbe ad attestarsi al 70%, a fronte dell’attuale 33%. Il tutto a scapito della tradizionale trasmissione verticale di contenuti, che già adesso sta iniziando appunto a diminuire anche nella comune fruizione di contenuti televisivi, grazie alle TV a pagamento e all’integrazione tra Internet e TV. 

Lo studio sostiene però che i siti web e i social network si integreranno sempre più con la funzione video, in un prossimo universo dei nuovi media che sarà sempre più dominato dall’immagine. Il tutto con possibili rischi di saturazione delle linee. I contenuti video sono infatti i più “pesanti” in assoluto, attualmente, e una fruizione contemporanea degli stessi nelle ore di punta da parte di molti utenti potrebbe portare a un intasamento delle reti, che avrebbe come conseguenza probabile la riduzione generalizzata della velocità di connessione individuale. 

Chi ha l’evidente intenzione di intercettare questa tendenza è il dominatore dei contenuti video sul web, cioè il popolare portale YouTube, il cui obiettivo è quello lungamente desiderato di giungere a un’integrazione tra web e televisione. Qualcosa, in questa direzione, si sta già muovendo: alla fiera dell’elettronica di Las Vegas (il CES 2013) sono stati presentati dei televisori che permettono di vedere via wi-fi dei video di YouTube “lanciati” da smartphone e tablets attraverso un’apposta app. In questo modo la YouTube app sul proprio dispositivo mobile funzionerebbe con la semplicità di un telecomando. I grandi marchi dell’elettronica di consumo stanno per invadere il mercato americano con simili prodotti, nella convinzione che qualsiasi video trovi nella tradizionale e comoda veste domestica del televisore la sua fruizione ideale, e uno schermo finalmente adeguato. 

Chi potrebbe non essere contento di questi sviluppi tecnologici sono i grandi network televisivi. Dopo anni di battaglia con YouTube per i diritti di trasmissione dei contenuti, stavolta rischierebbero di essere scavalcati dal sito stesso nelle impreviste vesti di emittente di video per la TV. Di fronte a un televisore sempre più schermo video e device per contenuti visuali dalle fonti più diverse, a essere ridimensionato maggiormente sarebbe proprio il loro ruolo. Rimane tuttavia un problema, e cioè quello della qualità dei video: poichè chiunque può pubblicare un contenuto su YouTube, può accadere che lo stesso si veda male e sia nient’altro che un filmato domestico con qualche componente distorta. Probabilmente con bassa qualità audio, riprese traballanti e rumori di fondo. Tutte cose che sullo schermo di un tablet, o al massimo di un Pc - e a maggior ragione di uno smartphone - possono essere trascurabili o scarsamente significative, ma che sullo schermo HD di un televisore ultrapiatto di ultima generazione assumono ben altro peso.

Come fare per agevolare la visione e la diffusione di video ad alta definizione, ideali per la fruizione su televisore? Magari creando un sistema di valutazione degli utenti: ogni volta che si visualizza un video, il fruitore potrebbe valutare la qualità dello stesso dando un voto a colui che lo ha condiviso. Più un utente migliora la sua reputazione, più i suoi video saranno garanzia di buona qualità, un po’ come già accade per coloro che commerciano su eBay, dove la credibilità di venditori e compratori è fondamentale per stabilire la necessaria fiducia reciproca. 

Ma a parte i dubbi sul possibile snaturamento dell’idea originaria di YouTube (la democratica e paritaria condivisione dei file) che verrebbe posta in atto se si introducesse un sistema di valutazione della qualità dei video, alla base di questo progetto c’è anche la volontà del sito stesso di investire sui canali e sulle iscrizioni degli utenti. Le sottocomunità di utenti sono infatti il mezzo migliore per analizzare i gusti degli spettatori e anche servire loro pubblicità dedicata, che, non va dimenticato, rimane l’unico strumento di guadagno del sito.

Marco Morini

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