CULTURA

Il Giornale de’ Letterati: “Straordinaria impresa”

Tre volumi e un dvd dedicati alla storica pubblicazione

 “Una straordinaria impresa”. Per Cesare De Michelis il Giornale de’ Letterati d’Italia resta un indiscusso punto di riferimento per chiunque nel Settecento, il secolo dei Lumi, si sarebbe poi cimentato in una attività giornalistica. A poco più di 300 anni dalla sua fondazione, si sono riaccesi i riflettori sul Giornale attraverso la realizzazione di tre volumi e di un dvd, il cui contenuto verrà messo online, a disposizione degli studiosi. Raffinati nella loro veste tipografica, i vari numeri del Giornale de’ letterati cominciarono ad allinearsi, con cadenza trimestrale, negli scaffali delle librerie degli abbonati a partire dai primi mesi del 1710 fino al 1724, poi per altri 16 anni ma ad intervalli irregolari. Di piccolo formato (in “ventiquattresimo”, poco più di un quarto di un foglio A4) vennero totalizzati 40 corposi volumetti di circa 500 pagine ciascuno, a Venezia nella tipografia di Giovanni Gabriello Hertz. “All’interno di ciascuno - così li descrive la docente veneziana Francesca Brunetti - si susseguono per la gran parte articoli di recensione (sempre puntuali nel riportare i dati bibliografici dell’opera esaminata e, a margine, l’esatta pagina delle eventuali citazioni), intervallate da elogi di letterati. Infine, in chiusura di tomo, una rubrica di Novelle letterarie che contiene sinteticamente annunci di novità librarie, utilissime per ricostruire contorni e contenuti del dibattito letterario italiano in questo scorcio del Settecento”.

Tre i promotori di quel periodico che in breve assunse un ruolo di primo piano nel dibattito culturale dell’Italia del Settecento: Apostolo Zeno, veneziano, librettista e animatore di iniziative culturali; Antonio Vallisneri, padovano, noto scienziato; e il marchese  Scipione Maffei, veronese,  grande erudito.

“L’aspirazione del Giornale - secondo Cesare De Michelis - era colmare l’assenza dell’Italia dal circuito europeo della Repubblica delle lettere e rilanciare la cultura e la letteratura nazionale misconosciuta  dagli ‘ultramontani’, che la identificavano nel ‘cattivo gusto’ barocco”. La rivista, per De Michelis, si presentava “come voce e strumento per l’informazione letteraria italiana, gravata dalla lentezza dei contatti fra le diverse realtà della penisola e dalla difficoltà dei letterati a dedicarsi interamente agli studi”.

Il Giornale si proponeva di “svegliare dal sonno” gli ambienti letterari e scientifici, con l’intento di “essere accolto da un pubblico non limitato agli ambienti eruditi - scriveva Scipione Maffei - ma esteso agli uomini di governo e alla nobiltà italiana desiderosa di affrancarsi dall’ozio e dall’ignoranza”. 

 

V.P.

 

Scipione Maffei, Letterati d'Italia, introduzione al "Giornale" (1710), Marsilio editori

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