SCIENZA E RICERCA

Il lungo ragionamento di Charles Darwin

Il 12 febbraio 1809 (nello stesso giorno in cui nasceva Abraham Lincoln) iniziava la storia di un uomo schivo che ebbe in sorte di cambiare per sempre il nostro modo di intendere la natura, e il posto dell’umanità in essa. “Sarà una lunga battaglia, anche dopo che saremo morti e sepolti… grande è il potere del fraintendimento intenzionale”, confessava all’amico Thomas H. Huxley nel 1871. E lunga battaglia è stata, giacché infuria ancora, fra periodi di bonaccia e improvvise tempeste. Ma Charles R. Darwin non è un’icona retorica né un vessillo.

È piuttosto la figura polimorfica di uno scienziato che ha saputo condensare in una vita sola una giovinezza spensierata senza troppa voglia di studiare, un viaggio avventuroso di cinque anni attorno al mondo così denso di meraviglia da apparire come un perfetto romanzo di formazione, un secondo viaggio londinese tutto mentale all’inseguimento di un’intuizione rivoluzionaria e inconfessabile, venti lunghissimi anni di silenzio operoso nella campagna del Kent tra serre e allevamenti di piccioni, il matrimonio con una donna colta e protettiva (assai lontana, ci dicono gli studi storici più recenti, dallo stereotipo della moglie bigotta), la morte della figlia più amata, e poi un precipitare quasi teatrale di accadimenti: la lettera di un potenziale rivale sperduto nelle Isole delle Spezie, la corsa alla pubblicazione, il successo mondiale dell’Origine delle specie, il sottrarsi alle polemiche, la fama, le opere apparentemente minori della vecchiaia (sulle orchidee, sulle piante rampicanti, sui lombrichi, ma anche i due volumi antropologici), gli onori della sepoltura in Westminster a pochi passi da Newton. Il tutto in un uomo solo, che forse non cercava tanto.

L’eredità di Darwin oggi non è meno ricca della sua biografia, al punto che ancora stiamo imparando dai suoi testi più sconosciuti: i taccuini giovanili, pieni di passione e di intuizioni; la sua sterminata corrispondenza, che spazia dai più grandi naturalisti dell’epoca all’allevatore della contea vicina; i marginalia e gli appunti di lavoro. C’è il Darwin naturalista che consegna alla scienza una spiegazione imprescindibile per organizzare in una cornice coerente le nostre conoscenze sul mondo vivente. Il Darwin ricercatore con quel suo peculiare metodo di indagine e l’originale intreccio di acume osservativo e di slancio teorico. Il Darwin anticipatore, che seppe essere talvolta più moderno dei suoi stessi epigoni, rispondendo alle obiezioni e proponendo predizioni eventualmente falsificabili. Il Darwin privato, evoluzionista riluttante, che rimugina per decenni sulle conseguenze delle sue scoperte e non si rassegna a scorciatoie consolatorie a proposito del male naturale e dell’assenza di finalismo nella storia naturale. Il Darwin scrittore, che nel 1859 inventa un capolavoro di comunicazione della scienza che non è né un trattato specialistico né un saggio divulgativo: piuttosto, una conversazione scientifica, un “lungo ragionamento”.

Dopo la madrepatria inglese, l’Italia è il paese in cui da un decennio si organizzano più Darwin Days. Il compleanno del grande naturalista vittoriano è diventato nel nostro paese un’occasione apprezzata dal pubblico per discutere di anno in anno di evoluzione e di scienze naturali, in contesti partecipativi e conviviali, con un piede nella storia passata e lo sguardo nel futuro della scienza. L’evoluzione è un insieme di fatti eterogenei (dalle molecole ai fossili) che il programma di ricerca darwiniano, opportunamente riveduto e aggiornato anche profondamente in questo secolo e mezzo, spiega efficacemente. Ma ancora molti ramoscelli dell’albero della vita attendono di essere scoperti e nuovi campi di indagine, che Darwin nemmeno poteva immaginare, si spalancano dinanzi ai ricercatori del XXI secolo. È bello pensare che, forse, alcuni dei ragazzi che seguono oggi i Darwin Days potranno un giorno contribuire alla continuità generazionale della ricerca scientifica in questo affascinante campo. Con Darwin la natura diventa un racconto appassionante, una storia di diversità, di antenati comuni, di contesti mutevoli, di eventi imprevedibili e contingenti, di possibilità più che di necessità. Capiamo di essere tutti legati in un’unica rete di appartenenza con la biosfera. Vi è davvero “qualcosa di grandioso in questa visione della vita”.

Telmo Pievani

Leggi l'appendice alla ristampa dell'Origine delle specie di Charles Darwin, nella prima traduzione di Giovanni Canestrini (edizioni Padova University Press)

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