IN ATENEO

Il Tar boccia i corsi solo in lingua inglese del Politecnico di Milano

Dietrofront. Il Politecnico di Milano dovrà dire addio al progetto per estendere l’uso della lingua inglese in tutti i corsi delle lauree magistrali e dei dottorati. Lo stop al provvedimento, votato lo scorso maggio dal Senato accademico, è arrivato dal tribunale amministrativo regionale della Lombardia che ha accolto il ricorso presentato da 150 professori. I corsi in inglese, come unica lingua, sarebbero dovuti partire dal 2014 per tutti i 34 corsi specialistici dell’università, mentre, ad oggi, i corsi già avviati in inglese sono 17 per le lauree magistrali, due per quelle triennali e 24 per i dottorati di ricerca.

Nella sentenza i giudici sottolineano la centralità e l’ufficialità della lingua italiana in ogni settore dello Stato, rimarcando come il progetto del Politecnico sia “una soluzione che marginalizza l’uso dell’italiano perché la lingua straniera non si pone sullo stesso piano di quella italiana”. Secondo il Tar obbligare gli studenti e i professori a cambiare lingua è lesivo della loro libertà: la didattica in inglese sacrificherebbe i valori culturali della lingua italiana nel nome dell’internazionalizzazione. Il progetto portato avanti dal Politecnico era stato osteggiato sia dai professori dello stesso ateneo, sia da ambienti del mondo della cultura, quali l’Accademia della Crusca.

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