SOCIETÀ

L’efficienza nella spesa pubblica. Ricerca e istituzioni a confronto

Non c’è dubbio alcuno: a un Paese competitivo corrisponde una pubblica amministrazione che funziona. Le statistiche dicono che non è il caso dell’Italia: siamo ventitreesimi fra i 28 membri dell’Unione europea. E oltre il centesimo posto nel mondo. C’è l’assoluta necessità di rimboccarsi le maniche per andare oltre i proclami. L’inefficienza ci costa il 2% del Pil.

L’università di Padova ha voluto richiamare l’attenzione su uno degli aspetti dell’attività della pubblica amministrazione, proprio quello che rappresenta il principale problema del nostro Paese: l’efficienza nella spesa pubblica. Ha messo ricerca e istituzioni a confronto, proponendo un focus sui contratti pubblico-privati. Lo ha fatto intrecciando più voci, quelle di docenti e ricercatori del dipartimento di scienze economiche e aziendali “Marco Fanno”, quelle del’Avcp, l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, della Banca d’Italia e di esperti.

Nei Paesi dell’Unione europea la spesa per gli appalti pubblici rappresenta il 19% del Pil. “Nell’ottica della razionalizzazione delle risorse pubbliche – è stato rimarcato – è crescente l’interesse dell’Ue e dei singoli governi per il ruolo che questo comparto di spesa può giocare, oltre che per incentivare efficienza e crescita economica, anche per perseguire obiettivi di tutela ambientale, protezione sociale e sostegno all’innovazione”.

Un’intera giornata di dibattiti e tavole rotonde per mettere a fuoco aspetti strategici della spesa per appalti pubblici, fra operatori del settore (pubblici amministratori e imprese) e i ricercatori dell’università e di altre istituzioni, anche alla luce dei cambiamenti introdotti dalle nuove direttive europee. L’aspetto più importante emerso è che per raggiungere una riduzione della spesa non corrisponde necessariamente una limitazione delle prestazioni, come invece pretenderebbe una pubblica amministrazione che si guarda bene dal toccare il proprio apparato. Peggiorano i servizi e non si abbattono i costi di produzione.

Esiste tutto un altro modo di aggredire il contenimento della spesa, che va al di là della visione esclusivamente burocratica. A Padova c’è stata la dimostrazione che unendo il lavoro di istituzioni che hanno compiti diversi – università, economisti, aziende, enti locali e organismi di controllo – si possono trovare soluzioni che coniugano efficienza e ripresa. Organismi che parlano linguaggi diversi ma che convergono verso soluzioni comuni per temi che traggono spunto dalla realtà.

Alberto Zaino e Simona Baldi dell’Avcp hanno affrontato due aspetti dell’attività dell’autorità di vigilanza: come si è arrivati alla formulazione dei prezzi di riferimento dei farmaci e alle regole sull’aggiudicazione degli appalti di lavori. Sui tipi di appalto più convenienti, sul rapporto fra vincoli di bilancio delle stazioni appaltanti e le performances nei lavori pubblici, e sulle regole di qualificazione delle imprese e del subappalto, hanno parlato Alessandro Bucciol (università di Verona), Luigi Moretti e Paola Valbonesi (università di Padova). Nel pomeriggio si è discusso dell’uso strategico della spesa in contratti pubblico-privati per stimolare l’innovazione, la sostenibilità e la crescita economica, alla luce delle nuove forme contrattuali promosse dalle recenti direttive Ue in materia di appalti pubblici e public-private partnership. Nel corso della tavola rotonda con rappresentanti delle istituzioni (Banca d’Italia, autorità nazionale anti corruzione, Avcp) e di imprese e con ricercatori attivi su questi temi, sono state messe a fuoco le problematiche connesse al recepimento delle novità europee e le conseguenze su questo importante capitolo della spesa pubblica in Italia.

È stata, in particolare, confermata la validità di un’affermazione di Mario Draghi riferita al nostro Paese: “non c’è altra soluzione che innalzare l’efficienza della spesa, migliorando le procedure che la governano”. I margini di miglioramento sono quanto mai consistenti: utilizzando al meglio le medesime risorse si potrebbe ottenere un servizio pubblico di almeno il 15% superiore rispetto a quello attuale. Il ritardo infrastrutturale del Paese non è riconducibile ad una carenza di spesa. Le risorse destinate agli investimenti pubblici negli ultimi decenni sono in linea con gli altri paesi europei, quando non superiori. Altrove evidentemente spendono meglio, realizzano le opere più velocemente, programmano nel lungo periodo, individuano le priorità, fanno interagire pubblico e privato, operano con la massima trasparenza e c’è sintonia fra l’autorità che regola e soggetti regolati. E senz’altro c’è anche meno corruzione.

A Padova, attraverso la ricerca e studi, alcuni dei quali sviluppati in relazione a protocolli di ricerca con altre istituzioni, sono state confezionate medicine e suggeriti rimedi. Alla nostra burocrazia malata il dovere di tenerne conto.

Valentino Pesci

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