UNIVERSITÀ E SCUOLA

La battaglia degli aspiranti maestri tra lauree, decreti e sanatorie

È l'ennesima guerra tra poveri che si consuma nel mondo della scuola: e lo schema è sempre lo stesso. Da una parte i precari storici, in possesso di una lunga esperienza d'insegnamento ma privi di abilitazione, in caccia di sanatorie ope legis; dall'altra i precari più giovani, in genere laureati e specializzati, dotati di un'abilitazione conseguita dopo anni di studi ma non sufficiente a garantire un posto di lavoro fisso. Stiamo parlando, stavolta, del duello tra aspiranti maestri, gli insegnanti delle scuole per l'infanzia e primarie: una contesa che vede contrapposti ministero, atenei e docenti a contratto, e che richiede una soluzione urgente. Tutto inizia con l'istituzione dei Pas, i percorsi formativi ad hoc che il Miur ha ideato per i precari della scuola con almeno tre anni di servizio: corsi brevi che, permettendo di ottenere l'abilitazione, hanno suscitato le proteste di quanti hanno conseguito il titolo con corsi di laurea e post lauream ben diversi per costo e durata. La "scorciatoia", varata nel 2013, si è inceppata proprio sull'abilitazione per i maestri. È successo che i Pas per la formazione primaria hanno trovato opposizione totale da parte di atenei e studenti universitari, secondo i quali i corsi brevi si configurano come un'eccezione indebita alla via maestra stabilita dalla legge, quel corso di laurea magistrale (5 anni) in scienze della formazione primaria che, una volta completato, garantisce l'abilitazione. Un rifiuto netto, che ha trovato sintesi nelle posizioni della Conferenza dei rettori e del Consiglio nazionale degli studenti universitari: concordi nel sottolineare come la formazione di quanti sono destinati a insegnare ai bambini richieda competenze complesse, non liquidabili in corsi-lampo. Le università dunque, che pure hanno organizzato i Pas per ogni altra classe di insegnamento, non hanno mai attivato quelli per la formazione primaria, e per mesi la situazione è rimasta bloccata. All'inizio di quest'anno, però, il ministero ha forzato la mano: in una nota rivolta ai rettori degli atenei italiani, si è annunciata l'attivazione (senza specificare scadenze) dei Pas per la formazione primaria, precisando che le sedi prescelte saranno proprio le università che oggi sono sede dei corsi quinquennali in Scienze della formazione primaria. A questa è seguita un'altra buona notizia per i maestri precari "d'annata", che va però a cozzare con la precedente: pochi giorni fa il Miur ha comunicato l'intenzione di recepire, in un decreto presidenziale, il parere del Consiglio di Stato che ha riconosciuto che il diploma di scuola magistrale, se conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002, ha valore abilitante. Così, non appena il decreto sarà approvato, tutti i diplomati entro il 2002 (si parla di 55.000 persone) conseguiranno di diritto l'abilitazione, evitando l'obbligo di frequentare i Pas e avendo la possibilità di inserirsi direttamente nelle graduatorie di seconda fascia, quelle riservate agli abilitati. La cosa produrrebbe due effetti: il sostanziale blocco dei Pas in fase di attivazione, e l'intasamento delle graduatorie di seconda fascia, con fortissime penalizzazioni per i laureati, già inseriti di diritto nelle graduatorie, che si troverebbero a confrontarsi con colleghi con ben maggiore anzianità di servizio. Dunque una nuova battaglia per le supplenze, in attesa che un nuovo concorso consenta a entrambe le categorie di candidarsi a un posto a tempo indeterminato: la semplice abilitazione, oggi, non permette più di entrare nelle graduatorie a esaurimento che, a lungo termine, garantiscono l'assunzione definitiva. E qui si apre un altro capitolo di rivendicazione: con un provvedimento eccezionale e (si suppone) non ripetibile, il decreto ministeriale 53/2012 ha inserito nelle graduatorie a esaurimento tutti coloro che si sono laureati entro l'anno accademico 2010/2011, escludendo quelli degli anni successivi. Ossia: ai laureati fino al 2011 è stata garantita l'assunzione in ruolo, sia pure in tempi molto lunghi. Facile immaginare la frustrazione di tutti coloro che, laureati o neoiscritti, sono stati esclusi da questa sanatoria in extremis. Toccherà al neoministro Giannini sbrogliare anche questo, tra i mille problemi che riceve in eredità: precari e laureati, nel frattempo, sognano un nuovo concorsone.

Martino Periti

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