CULTURA
La giornata mondiale delle radio universitarie
Il 2 ottobre, a partire dalle 2 di notte ora italiana, va in onda in tutto il mondo il College Radio Day: una maratona radiofonica globale di 24 ore a cui aderiscono 530 emittenti universitarie di 22 paesi in cinque continenti. L’evento è coordinatoin Europa da Ustation.it in collaborazione con RadUni, network italiano dei media universitari. Ventidue le stazioni italiane che si collegheranno e che a loro volta ritrasmetteranno l'evento, tra cui anche la webradio degli studenti universitari di Padova. Un’occasione per sottolineare l’importanza delle radio nelle università di tutto il mondo e il loro contributo all’informazione e alla diffusione delle idee e della cultura. Filo rosso e collante sarà la musica, in particolare quella indipendente o indie, anche se quest’anno il jingle è stato composto dai Coldplay, il cui cantante Chris Martin vanta un’esperienza nella radio universitaria del London University College.
Il fenomeno delle radio universitarie nasce negli Stati Uniti nel 1936 con la prima emittente presso la Brown University, per poi esplodere negli anni '60 sull’onda del rock e delle prime contestazioni nei campus. Da allora la radiofonia è stata una parte importante del fenomeno più generale dell’editoria studentesca americana, rivelandosi negli anni un formidabile mezzo di aggregazione e una fucina di talenti, per lo meno fino all’esplosione di internet e dei social network.
A questo riguardo anche l’Italia, e in particolare Padova, hanno una storia da raccontare, come illustra diffusamente un saggio di Chiara Saonara. Nel 1946 infatti inizia le trasmissioni la Voce dell’Università di Padova: un programma che viene diffuso direttamente dall’istituto di Fisica dell’ateneo padovano, dove per l’occasione vengono installati uno studio radiofonico e un’antenna. L’Italia è stata da poco liberata, parte della strumentazione è stata catturata ai tedeschi dalle brigate partigiane, tra le quali gli studenti universitari sono particolarmente numerosi. Fin dall’inizio l’iniziativa è sostenuta con convinzione dal rettore Egidio Meneghetti, che invece tenta di bloccare l’uscita del Bò dato che il giornale appare allora troppo compromesso con il regime fascista (non dimentichiamo che la testata, allora con l'accento, nasce come organo della Gioventù Universitaria Fascista, e per questo viene per anni sostenuta e finanziata dal precedente rettore Carlo Anti).
La neonata radio trasmette tutti i giorni per mezz’ora e, attraverso le onde corte, può essere ascoltata anche all’estero; la programmazione comprende notizie, con un particolare riguardo alla vita universitaria, brevi conferenze su argomenti di carattere culturale e musica classica. Si tratta comunque di un’iniziativa notevole per l’Italia di quegli anni, disastrata ma con tanta voglia di ripartire, tanto che – scriverà Meneghetti – “l’attività radiofonica universitaria padovana è senza dubbio la prima di tutta Europa, paragonabile solo a quella di talune università americane”. Un’avventura che però non è destinata a durare: la nascente Rai raccoglie l’eredità dell’Eiar fascista e, una volta passata l’ebbrezza della Liberazione, inizia a muoversi per recuperare il monopolio delle frequenze, cercando di impedire le trasmissioni da parte di qualunque altro soggetto. Si deve passare a 15 minuti quotidiani, poi a 10; si cerca di impedire qualsiasi contenuto politico e la partecipazione alla programmazione di studenti ed esterni. Finché, il 14 marzo 1950, la radio chiude definitivamente i battenti.
Devono passare più di 50 anni perché quel filo interrotto venga in qualche maniera riannodato: il 2 dicembre 2002 l’emittente locale comunitaria radio Cooperativa manda infatti in onda un programma scritto e gestito da studenti, grazie all’autonoma iniziativa di un gruppo di iscritti al corso di laurea in Scienze della comunicazione. Autofinanziata per cinque anni, la programmazione si allarga finché, nel 2008, assume la conformazione attuale: quella della “voce” degli studenti dell’università di Padova. I 150 volontari di Radiobue.it impegnati in attività giornalistiche e musicali, vanno in onda in streaming e il loro progetto di radiodidattica costituisce oggi un format unico in Italia: è un servizio di podcasting con lezioni, conferenze ed esercitazioni utili per lo studio (ne è un esempio il ciclo dedicato alle abilità linguistiche).
Del resto è proprio la sperimentazione di nuovi programmi in campo culturale e musicale, assieme alla scoperta di giovani artisti, a costituire il trait d’union tra le esperienze delle radio universitarie italiane. È ad esempio il caso di “Spread”, il radiodramma sulla crisi economica che, durante l’ultimo festival delle radio universitarie, ha fatto vincere il premio per il miglior format a Radio6023 (università del Piemonte Orientale), o dei programmi di cultura e di intercultura di Radio Zammù (dell’università di Catania, l’unica a trasmettere anche in FM) o della stessa Radiobue.it (con il suo Personal book shopper), oppure ancora della trasmissione “Le mutande di Einstein” di Radioeco.it (università di Pisa). Un mondo in perenne movimento che cresce, tanto da attirare sempre più interesse anche da parte dei canali nazionali: dall’8 ottobre Radio m2o per il secondo anno consecutivo ha affidato agli speaker e agli autori universitari la conduzione del programma “m2u”, con l’esplicito obiettivo di cercare nuove voci in questo vivaio.
Daniele Mont D'Arpizio
Dal Bò alla “voce” che viaggia nell’etere, di Chiara Saonara