SOCIETÀ

Le paure degli italiani. Pubblicato il rapporto Demos 2013

Insicurezza globale, crisi economica e criminalità sono le preoccupazioni maggiori degli italiani, in un paese diviso in due, chi ha molto e chi ha poco. Lo dimostra l'ultimo rapporto annuale Tutte le insicurezze degli italiani. Significati, immagine e realtà realizzato dalla Fondazione Unipolis, dall’Osservatorio di Pavia, da Demos & Pi e diretto da Ilvo Diamanti. Lo studio analizza due aspetti, da un lato la percezione sociale della sicurezza, dall’altro quella mediatica. “L’insicurezza – esordisce Diamanti nel rapporto – è divenuta un elemento comune e quasi normale della nostra società. Della nostra vita quotidiana. Pervade i sentimenti della popolazione in misura crescente, da alcuni anni. Sotto diversi profili e da diverse prospettive. Ormai non si tratta più di un disagio localizzato e definito. A cui riusciamo a dare un nome. Una provenienza, una connotazione. È, invece, un male oscuro, perché contrassegna i diversi ambiti della nostra esistenza… Nel 2012 gli italiani appaiono complessivamente più insicuri. Anzi, “insicuri”, senza se e senza ma. Senza precisazioni di tipo quantitativo e qualitativo”.

A dirlo sono i dati. L’82.3% degli italiani dichiara timori relativi all’ambiente, alla globalizzazione, alle guerre e alla sicurezza alimentare. Lo studio, che si basa su un’analisi fattoriale in cui ogni indice è costruito da quattro indicatori di base, li definisce “insicurezza globale”. Difficile farne un identikit preciso o determinarne l’origine. Nel biennio 2007-2008 il picco era stato raggiunto dalla criminalità comune e dall’”emergenza immigrazione”. Era l’altro da sè, l’estraneo a causare preoccupazione. Negli anni successivi a determinare preoccupazione è il contesto economico e il settore professionale, in particolare la precarietà lavorativa. Oggi l’insicurezza è più generale, non si rivolge a chi “invade” il nostro mondo o a un problema specifico di quel mondo, ma al “mondo” stesso, in generale.

Al secondo posto nella scala delle preoccupazioni degli italiani si collocano i problemi di natura economica, con il 78.8% che si dichiara preoccupato in merito: sedici punti percentuali in più rispetto al 2007, di cui sei negli ultimi dodici mesi. Quasi la metà del nostro paese (48.4%) teme di non avere abbastanza soldi per vivere, sei persone su dieci di rimanere disoccupate (58.2%). Ed è proprio la disoccupazione a essere considerata, da una persona su due, il problema più urgente da affrontare in Italia, accanto alla situazione economica (42%) e all’inflazione (28%). Da questo punto di vista il nostro paese si allinea col comune sentire europeo. Ciò che emerge dall’analisi è la percezione, da parte di quasi il 90% della popolazione, di un’Italia divisa in due dal punto di vista del reddito e della condizione sociale, in cui è aumentata la differenza tra chi ha di più e chi di meno. Sette persone su dieci si collocano nella parte bassa della stratificazione sociale al punto che Diamanti parla di società “cetomediobassizzata”. Nel 2006 si definiva in posizione sociale medio-bassa il 28% degli italiani, oggi il 53%, più della metà.

Terza preoccupazione degli italiani la criminalità, con un indice del 50.3%. Otto persone su dieci ritengono che la criminalità sia aumentata rispetto a cinque anni fa. I reati violenti e legati alla grande criminalità sono complessivamente in diminuzione, mentre sono in aumento i reati cosiddetti minori percepiti tuttavia, sul piano sociale e soggettivo, come “maggiori” dalla popolazione perché investono la sfera personale. Per il 51% degli intervistati il timore maggiore risiede nella criminalità organizzata, ma cominciano a emergere anche preoccupazioni legate a reati minori, come furti in casa (33.2%), scippi (22.7%), aggressioni (21.8%).      

Un dato interessante è la percezione dell’insicurezza politica, che si colloca al quarto posto nella graduatoria delle paure. Politica che oltre la metà del paese (54.3%) ritiene più corrotta oggi che ai tempi di Tangentopoli. Un italiano su due teme gli effetti delle prossime elezioni politiche sulla credibilità internazionale e considera che in questo momento di crisi la scelta migliore sia un governo di tecnici e di esperti, senza politici, in considerazione anche del fatto che si ritiene non esistere grande differenza tra le diverse ideologie partitiche.   

Per analizzare la percezione della sicurezza dal punto di vista mediatico, sono state prese in considerazione sette reti, tre pubbliche (Rai 1, Rai 2, Rai 3), tre private del gruppo Mediaset (Canale 5, Rete 4, Italia 1) e una privata della rete La 7. Il primo dato che balza agli occhi è il netto calo delle notizie cosiddette “ansiogene”. Dal 41% del 2011 al 19% del 2012. Tra queste, la criminalità è ancora il tema maggiormente trattato, cui segue la crisi economica, in termini di disoccupazione, riduzione dei consumi e caroprezzi. A imporsi in particolare sono da un lato le storie di violenza sulle donne, dall’altro i suicidi per disperazione da parte di lavoratori e imprenditori. La crisi economica diventa notiziabile per emergenze e singoli casi. Tra i temi trattati, la politica ricopre un posto importante, ma nel 2012 riguarda soprattutto i casi di corruzione e il montare dell’anti-politica. Ad essere al centro dei notiziari è la questione morale che genera un sentimento di rabbia e incredulità.

Quella che emerge dal rapporto è dunque un’Italia pervasa da un senso generalizzato di insicurezza, in cui preoccupano crisi economica e criminalità. Soprattutto al Nord. Un’Italia in cui la politica è nota per fatti di corruzione e malcostume e percepita essa stessa come fattore di insicurezza prima che come risorsa, e in cui il cittadino comune si sente distante dai gradini più alti della scala sociale.

M.Pa.

 

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