SOCIETÀ

Liberté, Egalité, Expulsés

È una Francia impaurita, estenuata dalla crisi economica e dalla mancanza di speranza, quella che vede in queste settimane i rom come un pericolo, gli stranieri come una minaccia e, nel suo complesso, approva l’espulsione di Leonarda, una ragazzina di 15 anni prelevata su un pullman in gita scolastica e rimpatriata con genitori e fratelli il 9 ottobre. Gli studenti sono scesi in piazza, indignati di fronte a un’azione della polizia che ricordava le retate della Gestapo durante l’occupazione tedesca ma la “Francia profonda” approva le espulsioni (65% di favorevoli) e applaude (74%) il ministro degli interni Manuel Valls, un socialista “senza complessi” che si vanta dei record di espulsioni di immigrati in situazione irregolare. I diritti dell’uomo sono un ricordo lontano in un Paese in cui, a credere ai sondaggi, il primo partito sarebbe oggi il Front National, un’organizzazione di estrema destra che ha fatto della xenofobia la sua arma vincente (nel 2002 Jean-Marie Le Pen, il padre dell’attuale leader Marine Le Pen, arrivò al ballottaggio per la presidenza della Repubblica contro Jacques Chirac).

La mobilitazione di studenti e insegnanti per il ritorno di Leonarda Dibrani e della sua famiglia, kosovari di origine rom, ha però costretto il presidente della Repubblica François Hollande a un intervento televisivo fuori programma, sabato, in cui ha cercato di salvare capra e cavoli annunciando che la ragazzina sarebbe stata autorizzata a rientrare, ma solo lei. Un annuncio che evidentemente non ha convinto nessuno e che comunque ha ottenuto una risposta immediata da Leonarda, che ha rifiutato di tornare senza i genitori e i fratelli.

Se il caso di Leonarda e di uno studente armeno espulso qualche tempo prima hanno suscitato una tale emozione è perché in Francia già nel 1215 l’università era un luogo privilegiato, un santuario per chi chiedeva asilo: un diritto stabilito quando la scuola pubblica ancora non esisteva ma che la Sorbona ottenne. L’università fu esentata da qualsiasi intervento esterno, una prerogativa –allora-delle sole chiese e dei conventi. Dopo il 1789, la Francia laica ha confermato e rafforzato l’idea che i luoghi dell’apprendimento sono i templi della Repubblica, spazi dove l’autorità può essere solo quella dei professori, non certo quella della polizia.

Non più di un anno fa, una circolare del ministero dell’educazione nazionale definiva la scuola come un “luogo di sicurezza” per i ragazzi, in particolare quelli in situazioni familiari precarie o figli di immigrati, ribadendo che il diritto alla scolarizzazione per tutti non può essere messo in discussione. Vari testi di legge e circolari, perfino durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, hanno ribadito che tutti i ragazzi hanno il diritto di terminare l’anno scolastico, qualsiasi sia lo status legale della famiglia.

Hollande, in un intervento pieno di imbarazzo e di contraddizioni, ha difeso la legalità dell’espulsione e la correttezza delle procedure (i Dibrani avevano chiesto asilo ma era stato loro negato) ma ha dovuto ribadire che lo spazio scolastico deve essere messo al riparo da interventi polizieschi. Un po’ poco per il paese dei diritti dell’uomo: Leonarda e la sua famiglia sono stati aggrediti domenica a Mitrovica da un gruppo di sconosciuti (in Kosovo gli abitanti di origine serba e rom sono spesso vittime di aggressioni e intimidazioni da parte dei nazionalisti kosovari).

Nei prossimi giorni vedremo se la mobilitazione della scuola continuerà e se il clamoroso errore politico dei socialisti francesi sarà riparato.

Fabrizio Tonello

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