SOCIETÀ

L'impresa parla straniero. Nuove ditte solo grazie agli immigrati

Sorprendentemente, nel 2013 in Italia sono nate più imprese di quante siano state costrette a chiudere. Pare che il merito non stia tanto nelle capacità imprenditoriali degli italiani, quanto nello spirito d’iniziativa degli stranieri, comunitari e non, che scelgono di avviare nel nostro Paese una propria attività. A dirlo sono i dati del registro delle imprese delle Camere di Commercio italiane elaborati in un rapporto di Unioncamere

Sono quasi mezzo milione le imprese straniere in Italia, e incidono per più dell’8% sul totale delle imprese registrate in  territorio nazionale. C’è di più: mentre per gli effetti della crisi la componente italiana è rovinosamente diminuita nel corso del 2013, quella straniera è aumentata quasi del 5%, portando in positivo il saldo in Italia, anche se esiguamente. Il rapporto di Unioncamere descrive un’Italia che accoglie diffusamente la presenza imprenditoriale straniera ma secondo modalità differenziate: il presidio straniero è stabile e affermato in grandi città come Roma, Milano, Firenze; si impone in località minori come Prato, dove addirittura le attività straniere rappresentano quasi un quarto di tutte quelle registrate alla Camera di commercio locale; registra un dinamismo particolare a Napoli, dove il tasso di crescita ha superato il 15%. E oltre un imprenditore su 10 è cittadino straniero in Toscana, Liguria e Friuli-Venezia Giulia.

Il Veneto, che in un quadro generale ha assistito nel corso del 2013 a un tasso di crescita negativo nel settore imprenditoriale, registra valori sotto la media italiana anche per quanto riguarda le imprese straniere, aumentate comunque del 3,56%. Il tasso di crescita si attesta  attorno al 5,8% a Padova e Venezia, ma è addirittura negativo a Belluno. Nelle province di Verona e Treviso il numero delle imprese straniere sfiora il 10% del totale, mentre a Padova, Rovigo e Belluno incide attorno al 7,5%. 

Delle imprese straniere registrate in Italia, il 77%  è guidato da cittadini extracomunitari. Sono proprio questi ultimi a “tirare la volata agli stranieri”, scrive Unioncamere, con un saldo positivo ancora maggiore. Com’è prevedibile, le attività più presidiate sono quelle del commercio e delle costruzioni, ma fanno buoni numeri anche i servizi di alloggio e ristorazione e le attività manifatturiere. Nel corso del 2013, però, i settori che hanno mostrato maggiore dinamicità sono quelli del noleggio, delle agenzie di viaggio e  dei servizi alle imprese.

Salta all’occhio la straordinaria prevalenza delle imprese individuali, ben 400.583 su 497.080. Dato che non stupisce, se considerati gli esempi frequenti del muratore o della badante che aprono partita IVA per regolarizzare il proprio lavoro, non trovando un impiego subordinato regolare. Questi imprenditori provengono soprattutto dal Marocco (61.177), dalla Romania (46.029) e dalla Cina (45.043). In termini assoluti, però, è il Bangladesh a registrare l’incremento più evidente nel numero di attività aperte (+3576). Fra le donne imprenditrici, invece, fanno la parte del leone le cinesi, che registrano numeri di un ordine di grandezza superiore rispetto alle donne di altre nazionalità: se le cinesi sono 20.368, le prime a seguirle, da distante, sono le 9.000 rumene (nemmeno un quinto dei connazionali uomini). Ma l’incidenza femminile, che è leggermente al di sotto del 50% per le cinesi ma che in generale non raggiunge un terzo del totale, è importante anche per la Nigeria, dove più della metà delle imprenditrici è donna; e per l’Ucraina, grazie all’imponente presenza di donne impiegate nel settore dell’assistenza familiare (circa il 90%).

In un momento di  fragile situazione economica, i dati delle camere di commercio raccontano di tante singole imprese composte nella maggior parte dei casi da un’unica persona. Anche sulle ceneri del “ricco” Nordest  fatto di imprese e capannoni, sorgono ora monoditte di badanti, baristi cinesi e fruttivendoli bengalesi. Storie comunque di donne e uomini soli che, con spirito d’adattamento e d’iniziativa, provengono anche da molto lontano. Faremmo bene ad ascoltarle.

Chiara Mezzalira

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