CULTURA

Miracolo a Cinisello

A volte occorre dare anche le buone notizie: mentre Milano aspetta di sapere quale sarà il destino della Beic, la Biblioteca europea che doveva sorgere a Porta Vittoria, e di cui ci sarebbe già il progetto esecutivo, Cinisello Balsamo scommette sulla cultura e apre una nuova biblioteca costata 12 milioni di euro, il “Pertini”, con migliaia di persone all’inaugurazione e una festa che durerà dieci giorni. Un comune di 75.000 abitanti si è dato non solo un importante museo della fotografia ma anche una biblioteca multimediale dentro un nuovo edificio tutto in vetro progettato dallo studio Framing di Roma: 5.400 mq di superficie su 5 livelli, sempre aperto (63 ore la settimana, compresa la domenica) dove i cittadini trovano perfino tre cyclette per leggere pedalando. 

Ma non c’è solo Cinisello: la provincia di Milano investe sulla cultura, per esempio a Meda, dove il cubo rosso progettato da Alterstudio partners ha fatto aumentare del 50% i prestiti, grazie agli utenti dei comuni limitrofi della Brianza. Qui la nuova MedaTeca, costata all'amministrazione quasi 2 milioni, è diventata un punto di incontro per giovani e anziani, dimostrando che gli investimenti oculati “pagano” immediatamente. A Segrate, il Comune sta ristrutturando la vecchia sede del municipio per trasformarla in un centro civico che ospiterà una scuola di musica e anche la Biblioteca di via Senato che sposterà qui il suo archivio storico. La cultura da Milano si sposta in provincia e cerca di attrarre pubblico anche dalla città, com’era già successo per il Carroponte di Sesto San Giovanni.

Tutto questo avviene mentre gli enti locali sono strangolati da anni di riduzioni, tagli e, soprattutto, vessazioni burocratiche dei governi. Se questi progetti sono stati realizzati è solo perché alcuni sindaci hanno capito che non si tratta di “spese” ma di investimenti, investimenti necessari per la crescita del nostro Paese. Bisogna capire che la biblioteca è un luogo in grado di abbattere le nuove forme di analfabetismo (tecnologico, funzionale) che bloccanola crescita dei cittadini,  il rinnovamento del tessuto produttivo e la nascita di nuove professioni. L’economia non è un mondo a sé, come pensano gli economisti, ma un pezzo di un ecosistema complesso di cui la scuola e la cultura sono parti importanti, più che mai fondamentali. E’ della settimana scorsa la notizia che il governo tedesco ha aumentato le spese per la ricerca del 50%, mentre il governo italiano impedisce a enti locali, scuole e università di spendere i soldi che hanno accantonato negli anni scorsi.

Non ci sono scuse, la crisi non è una giustificazione per queste politiche assurde: la cultura è l’unica arma che abbiamo per uscire dal tunnel e le biblioteche sono armi contro la disoccupazione non solo nel lungo periodo (cosa ovvia perché aumentano il capitale sociale) ma perfino nell’immediato. Ho conosciuto operai che avevano perso il lavoro e hanno iniziato a frequentare la biblioteca scoprendo corsi di yoga e di shatsu che hanno permesso loro di inventarsi una nuova carriera, diventando maestri di queste discipline. Un’opportunità che non avrebbero certo avuto se fossero rimasto a casa a disperarsi. Più sei ignorante e più sei fragile. Un Paese che non lo capisce è destinato al suicidio.

Per fortuna l’Italia vista dal basso, è migliore di quella che appare sulle prime pagine dei giornali e i suoi comuni possono essere uno strumento per la rinascita del territorio e per la crescita: oltre a Cinisello e a Meda ci sono molte biblioteche di “nuova generazione” in Italia, in particolare

quelle nate dal recupero di grandi edifici industriali come la biblioteca Tilane di Paderno Dugnano, sorta in un vecchio opificio tessile il cui progetto è stato curato da Gae Aulenti; la nuova biblioteca Lazzerini di Prato, realizzata dentro un grande complesso industriale d'origine ottocentesca; la biblioteca San Giorgio di Pistoia, ospitata negli spazi delle ex officine Breda. In Umbria ci sono vari edifici storici riconvertiti e nelle Marche la biblioteca di Maiolati Spontini, nata all’interno di un’ex fornace restaurata. Purtroppo, quasi tutte si trovano nel Centro-nord, mentre al Sud, dove ce ne sarebbe un gran bisogno (visto il numero dei bambini e quello dei disoccupati) sono ancora una rarità.

I privati non investono nella cultura: al massimo sponsorizzano qualche “evento”. Esiste un’unica biblioteca finanziata da un privato: la Mediateca Montanari a Fano (con 6 milioni di euro). La New York Public Library ha appena annunciato che terrà in sede gran parte dei volumi, invece di trasferirli in un deposito lontano e aumenterà l’area riservata ai ricercatori grazie a una donazione privata di 8 milioni di dollari: in Italia questo non succederebbe mai.

Crescere si può: abbiamo bisogno di un settore pubblico rinnovato, dinamico, innovativo, che abbia fiducia nella cultura e nei cittadini. Il resto verrà da solo.

 

Antonella Agnoli

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