SCIENZA E RICERCA

Murray e Thomas, l’invenzione del trapianto

I trapianti di organi, oggi, sono in larga misura operazioni comuni, di grande complessità e con problemi – come i rischi di rigetto – non ancora del tutto risolti se non attraverso terapie farmacologiche, ma di routine: tanto da fare parte dell’immagine consueta della chirurgia che ognuno di noi ha. Eppure, si tratta di una conquista relativamente recente della medicina, i cui creatori ci stanno lasciando soltanto negli ultimi tempi. Si è spento ieri 26 novembre 2012  a Boston, all’età di 93 anni, Joseph Murray, statunitense, primo chirurgo a eseguire con successo nel 1953 un trapianto di reni tra due gemelli omozigoti, i gemelli Ronald Lee Herrick e Richard Herrick, all’epoca poco più che ventenni. Seguirono nel 1959, il primo allotrapianto e, nel 1962, il primo trapianto di rene prelevato da cadavere. 

Poche settimane prima se ne era andato, a Seattle, il 20 ottobre 2012, all’età di 92 anni un altro celebre pioniere nel campo della ricerca clinica, l’ematologo Edward Donnall Thomas, che per primo aveva effettuato il trapianto di midollo come strumento di trattamento della leucemia, rivoluzionando il trattamento dei tumori del sangue come le leucemie, i linfomi e il mieloma multiplo. Murray e Thomas nel 1990 avevano ricevuto assieme il Premio Nobel per la Medicina, per “le scoperte riguardanti i trapianti di cellule e organi nel trattamento delle patologie umane”.

Nella sua auto-biografia sul sito Nobelprize Joseph Murray scriveva “Il primo ricordo che ho è che volevo fare il chirurgo” e in un’altra biografia dice “vorrei avere almeno dieci vite da vivere su questo pianeta e se questo fosse possibile mi piacerebbe trascorrere una vita per ciascuno dei campi di indagine scientifica che vorrei conoscere meglio: embriologia, genetica, fisica, astronomia e geologia. Le altre vite: una come pianista, un’altra come uomo di frontiera, una come giocatore di tennis e un’altra ancora come scrittore per il National Geographic”. Le difficoltà sono opportunità, amava sottolineare, era un grande ottimista. Più di 600.000 persone in tutto il mondo hanno ricevuto un trapianto a seguito del metodo innovativo di Murray a partire dal 1953 quando il gemello Ronald fu lieto di donare uno dei suoi reni a Richard per tentare un'operazione mai riuscita prima, che avrebbe aumentato di poco la vita del fratello e potenzialmente diminuito di molto la sua. Ma l'operazione, condotta dal dr. Murray, fu un successo. Richard Herrick in seguito all'operazione sposò un'infermiera che lavorava nel reparto dov'era ricoverato e sopravvisse al trapianto otto anni. Ronald Herrick, divenne insegnante di matematica e visse ancora 57 anni. Morì nel 2010 e nel 2004, lui e il dr. Murray accesero insieme la torcia per dare il via agli U.S. Transplant Games, vere e proprie olimpiadi riservati a trapiantati d’organo o midollo osseo.

Di Edward Donnall (Don) Thomas, su Nature del 15 November 2012 Rainer Storb traccia un profilo biografico inedito. “Thomas era sempre pronto a riconoscere i contributi degli altri. Ma senza dubbio il più importante collaboratore a lungo termine era sua moglie, familiarmente conosciuta come Dottie, tecnico di laboratorio che lavorò al suo fianco nei vari ospedali e laboratori. Dorothy (Dottie) Martin, che sposò nel 1942 quando erano ancora studenti, lo aiutò a gestire la sua ricerca e i suoi lavori scientifici durante tutta la sua carriera. Se Don era considerato il padre del trapianto di midollo, Dottie ne era la madre. Le loro ricerche costituirono la base per l’istituzione di registri nazionali dei donatori di midollo osseo in molti paesi, con quasi 10 milioni di volontari donatori negli Stati Uniti e più di 160.000 in Australia. Negli ultimi mesi della sua vita Thomas amava ricordare i nomi di tutti i pazienti che aveva curato nell’arco di mezzo secolo, compresi i bambini, soffermandosi a ricordare i dettagli delle loro personalità. Consapevole del contributo dato alla medicina, ma prima di tutto felice di quello che aveva potuto fare per alleviare le sofferenze di persone ben identificate, le tante che aveva conosciuto e curato e che ricordava bene.

Antonella De Robbio

 

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