IN ATENEO

Padova e graduatorie nazionali delle università: il commento del rettore

Pubblichiamo il testo dell'intervento dal titolo "Atenei, (false) classifiche ed eccellenza senza fondi" apparso su "il Corriere del Veneto" del 22 luglio. 

 

Raccolgo volentieri l'invito del Direttore Russello a commentare per il "Corriere del Veneto" le graduatorie Censis La Repubblica uscite nei giorni scorsi e che collocano Padova al secondo posto tra i migliori Atenei italiani e al primo posto del podio per numerose Facoltà, da Economia a Medicina, da Veterinaria a Scienze. Ho già avuto modo di dirlo: finalmente una graduatoria, l'unica attendibile in Italia perché realizzata da molti anni su indicatori stabili, noti e condivisi, fa "piazza pulita" di alcuni fantasiosi ranking che erano stati diffusi nelle scorse settimane. Che Università come Padova e Bologna (quest'ultima grottescamente collocata al 48° posto in una tabella recente del "Sole 24 ore"!) figurassero in posizioni mediocri di media classifica costituiva un'evidente assurdità: ora Censis la Repubblica rimette le cose a posto, trattandosi di Atenei di indiscussa qualità, da anni ai vertici assoluti delle Università italiane.

Ma almeno un paio di considerazioni non appaiono inutili per ragionare in modo un po’ più distaccato rispetto a queste tematiche.

La prima riguarda la pericolosità e la discutibilità di spericolate operazioni che in modo estemporaneo e non scientifico "si inventano" sul momento "personali" criteri di valutazione che non trovano riscontro in indicatori davvero collegati alle funzioni istituzionali delle Università (come sono quelli relativi a didattica, attenzione alla ricerca, produttività e rapporti internazionali). Non è un caso che nessuna delle classifiche pubblicate nelle ultime settimane esca dal Ministero dell'Università e della ricerca. Diciamo la verità: se si assumono come parametro per l'attrazione dei "talenti" indicatori come il voto di maturità superiore a 90 o come parametro per l'attrattività degli studenti da fuori regione criteri che premiano Università collocate sul confine regionale, si fa un'operazione che potremmo definire di "insider trading", analoga alle turbative che si determinano nella quotazione di titoli in Borsa. Come altro chiamare infatti queste "lenzuolate" incontrollate di classifiche pubblicate sui giornali da analisti improvvisati proprio nel momento in cui gli studenti si orientano nella scelta delle Università? Sia ben chiaro: non si chiede qui di non produrre classifiche, ma solo di farlo da parte di soggetti competenti e accreditati nella valutazione della didattica e nella ricerca e soprattutto di non "gridarle" con titoli fuorvianti, che rimarcano maliziosamente solo questo o quell'aspetto dei ranking autoprodotti, quelli più utili a fare inutile clamore e a produrre confusione nel lettore non esperto.

La seconda considerazione: non è certo casuale che le graduatorie di Censis La Repubblica riflettano esattamente, per quanto riguarda le Università italiane, il piazzamento dei nostri Atenei in tutti i più accreditati ranking nazionali, nei quali ad esempio Padova è sempre dentro i primi tre Atenei italiani. Ogni indicatore statistico prescelto è opinabile, ma se assunto da agenzie serie e accreditate per le proprie competenze può essere discusso con serenità e profitto, in una logica positivo di miglioramento incessante delle performances. Più volte ho avuto modo di rilevare che se le migliori Università italiane disponessero della possibilità di accedere a finanziamenti molto più robusti, così come avviene non solo per le Università americane dell' Ivy League ma anche per Atenei europei come quelli del Regno Unito o della Germania, sono certo che le migliori Università italiane si piazzerebbero tranquillamente dentro le prime decine tra le migliaia di Università che vengono valutate nei ranking internazionali. Ma se per l' anno 2013 si profila ancora per il sistema universitario italiano la mancanza all'appello di 400 milioni di euro, se a partire dal 2009 siamo passati in Italia da oltre 60.000 docenti a meno di 54.000, l'esito inevitabile per un'Università come quella di Padova è quello di riuscire pur con molta fatica a continuare a primeggiare a livello nazionale, ma di pagare prezzi assai pesanti sul piano internazionale.

 

Giuseppe Zaccaria

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