SOCIETÀ

Venezia nello specchio dei Google Glass

Immagina: scendi i gradini della stazione e i tuoi occhi vedono uno spettacolo che non possono registrare altrove. A terra masegni grigi, davanti a te una sorta di piazza che termina in un canale azzurro - verde (sono le alghe, non è una performance della Biennale), tutt'attorno persone che camminano, col sole o con la pioggia, e neppure un'auto. Se è autunno inoltrato, come adesso, è probabile ci sia la nebbia o l'acqua alta, nel senso che, scesi quei gradini, ti ritroverai letteralmente con i piedi "a mollo", come si dice qui. Oppure, se sei fortunato e il Comune ci ha pensato per tempo, potrai essere traghettato in salvo da delle passerelle di legno, sempre che anche queste, come spesso capita, non terminino in un punto qualsiasi, sommerse dall'oramai inevitabile acqua. 

Sei a Venezia, lo hai capito.

Indipendentemente dalle bizze del tempo ti domandi: e adesso? Se vai alla tua destra (c'è un discreto numero di persone che girano da quella parte, osservi) arrivi dritto al Ponte di Calatrava. Tecnicamente si chiama Ponte della Costituzione, è stato fatto di recente ed è il "quarto ponte", sul Canal Grande si intende: c'è stata bufera attorno a quella storia, qualcosa ti ricordi: ne hanno parlato al telegiornale, ma che fastidio non riuscire a farsi venire in mente i dettagli.  In ogni caso non hai voglia di "passare l'acqua" come dicono i veneziani (tradotto: attraversare il Canal Grande) su di un ponte moderno, anzi neonato. Tu vuoi calpestare le pietre di cui scrive Ruskin. 

Sei venuto per vedere la Venezia storica, quella dei veneziani, sconosciuta alla moltitudine dei turisti. Anche se giri a sinistra, come tutte le altre volte che per il Carnevale sei venuto in isola, stavolta non camminerai ammassato in una torma di persone, sempre dritto lungo la Strada Nuova per ritrovarti, senza sapere come, in Piazza San Marco. Stavolta sarà diverso. Hai letto la guida, le "Curiosità Veneziane" del Tassini e "Corto sconto" con Maltese di Hugo Pratt (anche se i veneziani dicono che sia zeppo d'invenzioni), riletto "L'amante senza fissa dimora" di Fruttero & Lucentini, i cui protagonisti vivono all'hotel Gritti - lei, esperta d'arte, fascinosa - e in una calle semisconosciuta a Castello - lui, l'amante senza fissa dimora, appunto -, e sei ben determinato nel tuo intento culturale. Perché, d'altro canto, come fai ad andare a vederle, le cose belle di Venezia, se non sai che ci sono? E dove sono? 

Dovresti avere con te un autoctono, che ti insegni le scorciatoie e davanti alle cose interessanti ti dica: fermo lì. Ecco, vedi: quella è la casa dove ha vissuto il Tintoretto. O ancora: lo sai che la Madonna dell'Orto, quella cui è dedicata l'omonima chiesa, è una madonna miracolosa? Oppure che, nel tuo faccia a faccia con la statua di Rioba dal naso rifatto, ti racconti la leggenda dei Mori, i tre fratelli musulmani commercianti di stoffe che nel 1112 giunsero in laguna dalla Morea.

Ma se l'amico veneziano non ce l'hai? Ci vorrebbe qualcosa che ti possa aiutare, un po' come le mappe sugli smartphone, che ti dicono dove ti trovi e dove andare: un altro mondo rispetto alle famigerate cartine o alle indicazioni dei "locali", quasi sempre limitate a un frettoloso "De 'a". Ecco: ci vorrebbe una sorta di "iper-mappa" che oltre a dirti dove sei ti dia indicazioni sulla storia, le opere d'arte, i luoghi del mangiare e del bere, i negozi e le curiosità di quella particolare zona. Sui personaggi e le vicende che, attraverso il tempo, hanno incrociato i propri passi in quel luogo. 

Tecnicamente, non è difficile: si tratta di associare dei contenuti specifici alla geolocalizzazione, e costruire un'interfaccia per metterli a disposizione. Che è, esattamente, quello che fa la "realtà aumentata" dei Google Glass. In vista del loro lancio, nel 2015, progetti di questo tipo sono in pieno sviluppo se non già pronti in tutto il mondo. Uno, proprio su Venezia, sta nascendo in Italia: sarà una app, si chiamerà "OK Venice" e per ora è solo una demo sviluppata dalla Mubo, una giovane casa editrice digitale, ma le sue potenzialità sono affascinanti. 

Funziona come una sorta di "caccia al tesoro" per il Sestiere di Cannaregio (intanto): gli occhiali, che sull'estremità mostrano contenuti digitali, ti fanno vedere una mappa e degli obiettivi. Quando li inquadri con le lenti la app "riconosce" il target e ti propone una scheda di pochi caratteri (al massimo cinquanta, spazi inclusi) per raccontarti cosa hai davanti agli occhi. A curare i contenuti è stata Paola Zoffoli, autrice di "Venezia insolita e segreta" e della guida per ragazzi "VivaVenezia", oltre che di diversi libri per l'infanzia. 

La versione di prova che è stata messa a punto finora ti fa fare un tour: parti dal sagrato della chiesa della Madonna dell'Orto dove ti racconta che la chiesa custodisce alcune tra le tele più importanti del Tintoretto, poi ti porta in campo dei Mori, ti presenta "sior Rioba", Sandi e Alfani, le statue dei tre mercanti della Morea che hanno abitato il Palazzo del cammello (puoi cercare e trovare anche quello), poi ti mostra la casa del Tintoretto, ti porta fino alla sacca della Misericordia passando per lo squero dei Muti e se allunghi la vista ti fa scorgere lontana anche l'isola di Murano (qui viene prodotto l'artigianato in vetro tipico, ti spiega). 

Dal punto di vista editoriale, dice Irene Angelopulos di Mubo, si volevano rendere tangibili - anzi visibili - le ragioni dell'unicità di Venezia: l'architettura, l'arte, l'artigianato e la sua storia, facendo conoscere una zona meno turistica della città. In sintonia con la filosofia degli occhiali di Google, l'esperienza "aumentata" che potrai vivere è quella di girare per una città sconosciuta e avere a portata di sguardo e di clic (si interagisce con gli occhiali toccandone la stanghetta) le sue bellezze. Saranno però solo spunti quelli che ti verranno forniti, non sarà come avere a fianco una guida in carne ed ossa, perché  visualizzando le "card" identificative dei monumenti direttamente sugli occhiali non è possibile presentare testi troppo lunghi: la vista deve restare libera per guardare, e non limitarsi a leggere.

Tecnicamente la app risiederà su uno smartphone: gli occhiali stessi ne hanno bisogno per funzionare ed ecco che se ti viene una curiosità hai la connessione per andare in Google, quello tradizionale. E se non vuoi comprarti gli occhiali (saranno costosi, per quello che è dato sapere)? La app potrebbe funzionare direttamente sul cellulare, ma perderebbe di appeal, perché è pensata dagli sviluppatori di Mubo per potenziare l'esperienza visiva, l'interazione realtà - dato digitale. Gli occhiali si accorgono infatti che ti muovi e si rendono conto di cosa guardi: lo stesso non potrebbe accadere su tablet o simili.  

Nulla è ancora stato scritto, anzi modellato, in modo definitivo, perché Mubo aspetta di conoscere i requirement dello Store, ed è aperta a tante possibili profilazioni: la app può diventare uno strumento di advertising (ti porta, chessò, nelle migliori osterie che incroci per la via), un mezzo delle proloco cittadine (idealmente di qualsiasi città) per far conoscere il territorio, uno strumento da usare nei musei. 

le possibilità sono potenzialmente infinite. Potendo spaziare con la fantasia, sarebbe bello che ti suggerisse, quando arrivi in stazione e c'è la temuta acqua alta, quale strada fare, all'asciutto. Che, interrogata all'ora di pranzo, ti segnalasse una buona osteria, o ti avvisasse quando ne inquadri con lo sguardo una valida: "fermati per un cicchetto", e magari ti spiegasse anche quali sono questi spuntini tipici (un "folpetto", una patata lessa prezzemolata, un piattino di "nervetti"). Che ti raccontasse la vicenda del Ponte di Calatrava, o dell'Ospedale di Le Corbusier che mai fu costruito, all'ex Macello dove ora c'è una nuova sede dell'Università. E potrebbe insegnarti le scorciatoie, permetterti dopo una deviazione spinta dalla curiosità di tornare sulla via per la tua destinazione. Se per caso fossi a Venezia il 21 novembre ti potrebbe invitare a omaggiare la Madonna della Salute, nell’omonima chiesa, come fanno quasi tutti i veneziani per commemorare la fine della peste del Seicento. Ancora, sarebbe bello che ti dicesse cosa c'è di nuovo o in procinto di essere ultimato (il Mose, il people mover, il tram fino a Piazzale Roma e cosa non c'è più, purtroppo (tanti cinema, le più belle librerie), che ti disegnasse percorsi letterari o artistici: "Portami nei luoghi dell'amante senza fissa dimora", "fammi conoscere la Venezia di Byron, di Brodskij; i luoghi di Luigi Nono, di Emilio Vedova.." 

E non disperare, se non trovi nulla del genere: non appena lo hai formulato nella mente, un sogno digitale, puoi essere certo che qualche sviluppatore lo sta già trasformando in realtà.

Valentina Berengo

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