UNIVERSITÀ E SCUOLA

Più laureati che matricole, la favola che non placa i sonni degli atenei

Le statistiche, si sa, vanno adoperate con attenzione: e non c'è peggior utilizzo di grafici e decimali di quello che compie chi, animato da una convinzione, monta e smonta dati e percentuali in funzione di ciò che vuol dimostrare. Pochi giorni fa, uno dei principali quotidiani nazionali pubblica con enfasi una notizia che, nelle intenzioni del giornale, deve apparire trionfale: per la prima volta dal dopoguerra, nell'anno accademico 2011/2012 in Italia il numero dei laureati avrebbe superato quello delle matricole. E se, precisa la testata, "è vero che in cinque anni le immatricolazioni sono diminuite di 50.000 unità, è anche vero che i laureati in meno di tre lustri sono raddoppiati".

Enunciato il dato, ecco l'analisi: il "successo" sarebbe da attribuire alla riforma del "3 + 2" ad opera dell'allora ministro Luigi Berlinguer, che introdusse la distinzione tra laurea triennale e biennio specialistico. Ministro che, in effetti, viene intervistato: "Le statistiche - spiega - stanno sconfiggendo i soldati di sventura (ndr: corto circuito tra "profeti di sventura" e "soldati di ventura"?) che difendevano il passato".

Ma è proprio così? Viene da chiedersi, anzitutto, se la presunta novità (più laureati che matricole) sia davvero una buona notizia: un sistema universitario nel quale la tendenza sia alla progressiva divaricazione tra uscite (laureati) e nuovi ingressi (immatricolati), a vantaggio delle prime, non rappresenta forse una popolazione demograficamente in crisi? Per il mondo accademico la notizia positiva sarebbe tutt'altra: un consistente aumento dei laureati compensato da un corrispondente incremento delle matricole.

Quanto poi al dato base da cui il ragionamento ha preso forma, l'errore appare chiaro confrontando le cifre presentate nell'articolo con la banca dati cui l'autore afferma di aver attinto: l'anagrafe nazionale studenti del Miur. Si scopre così che i totali dei laureati presi in esame si riferiscono a coloro che hanno conseguito una laurea di qualunque livello: triennale, a ciclo unico, specialistica/magistrale, e anche i laureati residuali del vecchio ordinamento. I dati sugli immatricolati, invece, si riferiscono soltanto a coloro che iniziano per la prima volta un corso di laurea triennale o a ciclo unico: l'equivoco è terminologico, perché "immatricolati", nel gergo del Miur, sono gli studenti che si iscrivono per la prima volta in assoluto a un corso di laurea, e non anche coloro che, avendo già concluso un ciclo, si iscrivono a una laurea di secondo livello.

Non ha quindi alcun senso confrontare il dato complessivo dei laureati di primo e secondo livello con i nuovi ingressi, che necessariamente si riferiscono al solo "ciclo base" (triennale o ciclo unico). Se invece operiamo correttamente il confronto, sovrapponendo i soli laureati del "ciclo base" agli immatricolati, scopriamo un rapporto ben diverso: nel 2011/2012 i nuovi ingressi sono stati 280.144, contro 204.536 laureati. Siamo dunque ben lontani da un sorpasso dei laureati sulle matricole. L'unico aspetto che (seppure in proporzioni molto diverse) si può confermare, rispetto all'analisi del quotidiano, è che i laureati (triennali e ciclo unico) sono in costante aumento: nel 2011/2012 erano 20.000 in più rispetto a tre anni prima (+10,8%).

Ma questo incremento va abbinato a un altro dato ben più rilevante, il drammatico calo delle immatricolazioni. Come ha sottolineato un dossier del Consiglio universitario nazionale, nel giro di otto anni accademici (dal 2003/04 al 2011/12) gli iscritti per la prima volta al sistema universitario sono scesi da 338.482 a 280.144: una diminuzione di oltre 58.000 studenti, pari al 17%. In meno di un decennio (con l'unica eccezione di un lieve aumento nel 2009/2010) si è persa una popolazione studentesca pari a quella di un grande ateneo statale. E i dati più recenti indicano una tendenza in peggioramento: per il 2012/2013 (ultimi dati disponibili, ancora provvisori) il computo si ferma al momento a 269.549 matricole, con un ulteriore calo del 3,8%. Se questo dato verrà confermato, il calo dei nuovi ingressi nel sistema accademico negli ultimi nove anni salirà a 68.933 studenti, con un calo medio annuo delle immatricolazioni del 2,2%.

Per l'università si consolida così proprio quella situazione che il quotidiano, sulla base di dati scorretti, sbandierava: sempre più laureati, sempre meno immatricolati. E questa non è di certo, come si è spiegato, una notizia da celebrare.

Martino Periti

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