SOCIETÀ

Senato: a che cosa serve?

Iniziano le votazioni sul progetto di riforma costituzionale del governo che propone di trasformare il Senato in una camera di consiglieri regionali e sindaci: ma perché le democrazie più antiche sono tipicamente bicamerali? Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia hanno due camere (con composizione e compiti diversi) e così pure Germania, Giappone, Spagna. Tra i paesi del G-20, troviamo una sola camera in regimi non democratici come Cina e Arabia Saudita, o in paesi con una storia democratica incerta come Turchia, Sud Corea, Indonesia: gli altri 15 membri hanno tutti un ordinamento bicamerale. 

Quel che è vero è che in molti casi il Senato, o il suo equivalente, non vota la fiducia al governo: è così in Gran Bretagna, dove è la House of Commons a eleggere il primo ministro mentre la House of Lords ha solo funzioni di emendare i disegni di legge. Lo stesso avviene in Francia, dove i 348 senatori vengono eletti a suffragio indiretto da circa 150.000 grandi elettori (consiglieri municipali, consiglieri dipartimentali e consiglieri regionali) e restano in carica sei anni. I progetti di legge passano da entrambe le Camere ma, in caso di contrasti politici di fondo, il governo può decidere di affidare la votazione finale alla sola Assemblea Nazionale. Si tenga presente che questa soluzione nasce dalla costituzione gollista, concepita nel 1958 per garantire la superiorità del governo sul parlamento.

In Germania la situazione è ancora differente: il Bundesrat ha una composizione molto ristretta (69 membri) ed è composto dai delegati dei governi dei vari Länder, gli Stati della federazione. In base alla costituzione, non vota la fiducia al governo e i suoi membri sono inoltre vincolati alle istruzioni ricevute dai governi del Land cui appartengono, in violazione del generale principio parlamentare di divieto del mandato imperativo. E’ la Camera a eleggere il Cancelliere e, se necessario, a farlo dimettere votando la “sfiducia costruttiva”, una procedura con cui viene contemporaneamente indicato il suo successore.

Una situazione parzialmente simile è quella spagnola, dove 56 senatori sono designati dalle 17 Comunità Autonome di cui è composto il regno (e teoricamente possono essere sostituiti in qualsiasi momento) mentre gli altri 208 sono eletti a suffragio universale.

Non c’è nulla di sbagliato in sé nel monocameralismo, o nel riservare il voto di fiducia a una sola camera, ma i costituzionalisti danno molta importanza alle funzioni di garanzia e di riflessione che un Senato offre. Garanzia, nel senso di rendere più difficile una “dittatura della maggioranza” espressa da una singola elezione alla Camera. Riflessione, nel senso di migliorare la qualità del lavoro parlamentare facendo entrare in gioco un’assemblea differente da quella più numerosa. Il bicameralismo, come sottolinea un dossier del servizio studi del Senato è una forma di “governo della complessità”, che tiene conto delle differenze geografiche, economiche, storiche all’interno di un paese. 

Nei regimi parlamentari molti si lamentano della “navetta” tra le due camere dei disegni di legge ma liquidare le funzioni di riflessione e confronto sui provvedimenti in discussione a una pura perdita di tempo significa avere una concezione plebiscitaria della democrazia rappresentativa. Sono i regimi autoritari che prediligono i parlamenti veloci e obbedienti nell’approvare i decreti del governo, come si è potuto constatare nella Turchia di Erdogan. Le democrazie mature sono particolarmente attaccate al principio dei checks and balances, dei pesi e contrappesi fra istituzioni che impediscono una violazione dei diritti delle minoranze.

Infine, l’idea di sostituire i senatori eletti con consiglieri regionali per “risparmiare” sulle spese di funzionamento dello Stato dovrebbe apparire per quello che è: un argomento demagogico. Per risparmiare qualche milione di euro basterebbe ridurre gli stipendi dei parlamentari al livello, assai più modesto, di Gran Bretagna o Stati Uniti, eliminare i privilegi dei dipendenti di Camera e Senato, risparmiare sulle sedi, ma le esigenze di far quadrare i conti dello Stato non possono essere invocate per intaccare le funzioni democratiche della seconda camera. 

Fabrizio Tonello

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012