SOCIETÀ

Tecnologia al servizio della disabilità

Quanto le nuove tecnologie possono migliorare la qualità della vita e la quotidianità delle persone disabili? Se in Gran Bretagna a fare la lavatrice ci pensa il cane, in Italia arriva il robot maggiordomo. Woof to Wash, ideato dall’inglese Jtm service, catena di lavanderie specializzate, per supportare le persone disabili nella gestione dei lavori domestici, sta per essere lanciato sul mercato. Grazie a un interruttore di attivazione vocale, il cane (ovviamente addestrato), dopo aver caricato la biancheria nel cestello, abbaiando, attiva il ciclo di lavaggio e, al termine della centrifuga, ritira il bucato. Gli italiani rilanciano con Adam, il robot-maggiordomo realizzato da Hands Company, la start up di tre giovani foggiani: si tratta di un prototipo (con buona probabilità sarà in vendita dal 2015) presentato nel gennaio scorso al Ces di Las Vegas, International consumer electronics show. È il primo personal robot pensato per gestire e rendere sicura la propria casa: interagisce con gli elettrodomestici, controlla luci, finestre e termostato, sorveglia gli spazi al fine di avvertire una persona anziana o disabile in caso di incendio o altri pericoli. Costerà come un (ottimo) pc, ma si presenterà come una vera e propria governante in grado di riconoscere la voce e imparare le abitudini del padrone di casa.

Continuando la ricerca le prove si moltiplicano. L’università di Padova da tempo si muove nel campo della tecnologie avviando progetti al servizio della disabilità, anche grazie alle prove di Human Technology Lab (HTLab), centro di ricerca che si concentra sull’interazione tra uomo e nuove tecnologie, fondato nel 2001 da Luciano Gamberini e Anna Spagnolli. Un’eccellenza nel campo della “cyberterapia” per il trattamento e la riabilitazione psicologica attraverso lo sviluppo di serious games. Arriva da Genova, dall’Istituto italiano di tecnologia (Iit), il progetto europeo BlindPad, tre anni per sviluppare speciali tablet in grado di far percepire contenuti grafici a persone con disabilità visiva.

A Trieste il regista padovano Rodolfo Bisatti ha avviato un laboratorio di video alfabetizzazione multisensoriale (Vam) per registi ciechi. Tempismo perfetto per un’iniziativa da segnalare a pochi di distanza dalla chiusura del Festival di Berlino con l’assegnazione dell’Orso d’argento per il miglior contributo tecnico-artistico a Blind massage, film ambientato in un centro massaggi di Nanchino gestito da un gruppo di impiegati ciechi, per la critica “un interessante saggio di cinema sensoriale”.

Da Venezia partono due interessanti progetti. Ca’ Foscari ha veicolato il lancio in Italia di “Spread the sign”, il primo video-dizionario delle lingue dei segni: un contenitore on line gratuito con più di 24 lingue dei segni da tutto il mondo e più di 100.000 segni raccolti. Supportato dalla Commissione europea, attraverso l’ufficio per il programma internazionale svedese di Educazione e Formazione, il progetto internazionale, nato nel 2008, prevede ora anche la lingua dei segni italiana (Lis), grazie al contributo del team di sordi madrelingua Lis ed esperti linguisti del dipartimento di studi linguistici e culturali comparati di Ca’ Foscari. Dall’università veneziana arriva l’ambizioso progetto del professor Marcello Perillo, presentato nel dicembre 2013 al Mit di Boston, che punta a “far vedere” sorrisi ed emozioni ai non vedenti. “La tecnologia per riconoscere volti e gesti esiste da tempo – ha spiegato Pelillo - La nostra nuova sfida è unire quanto sappiamo e fare un passo in più, creando il punto d'incontro tra tecnologia e vita sociale, ovvero l'interfaccia che permetta al non vedente di superare le ultime barriere all'inclusione”.

Alcune di queste idee trovano spazio e vengono segnalate nella piattaforma henable.me, la start up di Ferdinando Acerbi incubata da H-Farm, a Roncade, nel trevigiano: un contenitore dinamico che raccoglie e presenta le migliori soluzioni digitali per disabili in circolazione e trae ispirazione per realizzarne di nuove ed efficaci. A partire dal lancio, nel 2013, di Henable Ztl, applicazione, disponibile in versione Ios e Android, che permette di accedere alle zone a traffico limitato e semplificare gli spostamenti in città, inserendo i propri dati e inviando una segnalazione immediata del proprio passaggio ai Comuni interessati.

Sicurezza sociale, mobilità, apprendimento: sono i territori in cui si muovono le principali app per disabili. Tra le più utilizzate ed efficaci trovano posto la gratuita Easyway, pensata per venire incontro alle esigenze delle persone con disabilità motoria, per valutare il grado accessibilità dei luoghi pubblici; Braille Pad, per scrivere sms, mail e post sui social sfruttando il codice Braille, Light detector, che trasforma in suono qualsiasi sorgente di luce naturale o artificiale che incontra, o Taxisordi, per i non udenti. E ancora, MovieReading, app italiana del 2013 che, in qualsiasi cinema, permette di accedere ai sottotitoli di un film o alle audiodescrizioni, attraverso l’utilizzo di un paio di occhiali elettronici e di uno smartphone; o le app dell’azienda Finger Talks che ha sviluppato strumenti di comunicazione per immagini e comprensione per bambini con disturbi dello spettro autistico o non verbali con ritardo cognitivo, con il lancio di Immaginario, (dal 2014 disponibile anche in inglese, spagnolo, francese e tedesco ), e strumenti di didattica e compensativi destinati ad alunni con disturbi specifici dell’apprendimento, come nel caso di Aritmeticando che, per insegnare l’aritmetica in modo semplice, utilizza un metodo visivo adatto a tutti. Importanti e concreti tentativi di apertura e inclusione sociale. “Il sogno è di riuscire, un giorno, ad avere a disposizione strumenti integrati validi per tutti – spiega Elisa Di Luca, responsabile del servizio disabilità dell’università di Padova – Fino ad arrivare a rispondere ai bisogni di abili e disabili”, utilizzando lo stessa soluzione tecnologica. L’ateneo padovano offre supporto agli iscritti disabili combinando senso pratico e innovazione tecnologica: dal servizio di interpretariato (Lis) alla stenotipia in aula per studenti sordi o con disabilità motoria, con un sistema di trascrizione in tempo reale della lezione che viene memorizzata in formato elettronico su pc. “Nel 2012, alla manifestazione Handimatica, abbiamo presentato il progetto Combinare tecnologie diffuse per il successo universitario introducendo il caso di Stefano”, uno studente sordocieco, a suo agio con gli strumenti tecnologici ma con esigenze specifiche a cui rispondere con urgenza.

La stenotipia “classica” in aula non va bene per Stefano: i caratteri a schermo sono troppo piccoli e la trascrizione in tempo reale è troppo veloce per i suoi ritmi di lettura. Ecco allora che si rende necessaria la ricerca di un nuovo metodo di comunicazione e si sceglie di utilizzare lo streaming audio. Lo studente collega al proprio pc un microfono che raccoglie il parlato del docente e lo invia in streaming a una stenotipista in remoto che, ascoltando, trascrive la lezione. Il testo viene quindi inviato a Stefano che può visualizzarlo ingrandito e senza fretta.

Francesca Boccaletto

La disabilità in cifre

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