IN ATENEO

A Venezia il documentario di due studenti padovani

Tra i molti appuntamenti della 69. Mostra del cinema di Venezia, un interesse particolare riveste la manifestazione dedicata a Giuseppe Taffarel, nato a Vittorio Veneto nel 1922 e scomparso lo scorso 9 aprile, regista non ancora totalmente valorizzato, e di cui esiste un fondo non ancora del tutto studiato in Basilicata che contiene moltissimi suoi documentari ancora da visionare e restaurare.

Presso lo spazio della Regione Veneto all’hotel Excelsior, sono stati presentati al pubblico il documentario Giuseppe Taffarel, l'altro volto del neorealismo e il restauro di tre documentari dello stesso Taffarel ad opera del Comune di Valstagna e della Regione Veneto.

Il primo documentario è stato realizzato da due studenti del Dams e di Sspm dell’Università di Padova, Michele Fornelli e Enrico Colelli, con il sostegno del dipartimento dei Beni culturali  dell’Università, del comune di Valstagna e della Regione Veneto. Si tratta di un lavoro biografico che illustra la vita e le opere di Taffarel, attore e prolifico regista di documentari, che ha vissuto a lungo sapendo ben guardare le vite degli altri, cercando di capire e cogliere i fili tra la piccola storia invisibile e la grande Storia.

Alla presentazione i due giovani registi hanno raccontato la difficoltà di rapportarsi ad un personaggio di tale spessore senza lasciarsi sopraffare dalla sua figura e dal suo passato, e lo sforzo di farne passare il messaggio e la poetica, pur definendo un loro stile di narrazione.

All’incontro era presente anche Angelo Moro, sindaco di Valstagna, che ha sottolineato come il progetto di restauro del cortometraggio Fazzoletti di terra girato interamente nella cittadina veneta assieme ad altri due cortometraggi Un alpino della settima e Via Crucis ha voluto essere un tangibile tributo al regista di Vittorio Veneto. La realtà descritta da Taffarel, in questi lavori e in altri documentari, è infatti da conoscere e valorizzare, poiché ritrae le radici della storia di una regione e la vita vissuta dalle popolazioni di montagna fino agli anni ’70 dello secolo scorso. Una realtà spesso dimenticata dai molti che preferiscono riconoscersi solo nel Veneto contemporaneo, fatto di agio, imprese e fabbriche, e cercano di non ricordare un passato non così lontano fatto di fatica, di miseria e di emigrazione.

Taffarel, considerato il De Seta del Nord, ha raccontato nei suoi documentari la storia di un mondo che ormai non esiste più, denso di immagini suggestive e dal sapore antico. Per questo oggi i suoi documentari rimangono come piccole perle della storia del cinema in cui la vita e il dolore di persone comuni vengono da lui trasformate in pura poetica dell’immagine.

 

Sara Quartarella

 

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