SCIENZA E RICERCA

Dai kamikaze alla jihad: la chimica della guerra

Pare che ai kamikaze giapponesi, durante la Seconda guerra mondiale, fosse somministrata anfetamina per vincere ogni residua paura e rafforzarne la convinzione in vista della loro ultima missione. Ma a imbottirsi dello stimolante sintetico erano anche i panzer tedeschi e, sull’altra parte del fronte, i soldati inglesi. Il solo esercito americano distribuì oltre 200 milioni di tavolette di anfetamina nel corso del conflitto. 

Non era certo la prima volta che la droga e, più in generale, gli stimolanti entravano da protagonisti in uno scenario di guerra. Le cronache narrano che le truppe britanniche che si battevano contro gli eserciti di Napoleone (tra il 1803 e il 1815) andassero in battaglia dopo aver ingerito una buona dose di alcol. E che gli stessi inglesi siano uscito vincitori dalla guerra con la Cina (1839-1842) anche e forse soprattutto perché il 90% dell’esercito del Celeste Impero esagerava e andava in battaglia completamente “fatto” di oppio.

La morfina comparve per la prima volta sui campi di battaglia, pare, nel corso della guerra civile americana (1861-1865). Mente gli zulu si sacrificavano a migliaia in battaglia contro gli  inglesi nella guerra del 1879 imbottiti di THC (tetraidrocannabinolo) o dopo aver mangiato funghi allucinogeni che davano loro una (evidentemente errata) percezione di imbattibilità. Ai soldati italiano per farsi animo in trincea e lanciarsi baionetta alla mano contro il nemico, cento anni fa, nel corso della Prima guerra mondiale, veniva data in dotazione una generosa dose di grappa.

La droga , più in generale, gli stimolanti hanno continuato a presenziare gli scenari di guerra anche dopo il Secondo conflitto mondiale. Marijuana ed eroina la fecero da protagoniste, per esempio, nel corso della guerra del Vietnam: almeno il 20% dei soldati americani ne divennero dipendenti. Mentre ai bambini soldato, soldi di cacio più piccoli dei fucili che imbracciavano, nel corso del conflitto in Sierra Leone, tra il 1991 e il 2002, veniva somministrato del brown-brown: un povero ma micidiale cocktail di cocaina e polvere da sparo. Mentre soldati americani assumevano e distribuivano ai loro colleghi irakeni compresse di Artane (un farmaco usato contro il Parkinson) per vincere ogni paura nel corso della Seconda guerra del Golfo e della lunga gestione postbellica.

Insomma, le droghe e le sostanze stimolanti sono state tragiche compagne di battaglia di milioni di belligeranti nel corso di tutte le guerre moderne e, molto verosimilmente, di quelle antiche. Non fu forse con il vino oltre che con l’astuzia che Ulisse vinse la sua tenzone con il Ciclope?

Non desta dunque meraviglia se anche i terroristi dell’ISIS assumono droga  prima di perpetrare i loro efferati delitti: nella fattispecie il Captagon (nome commerciale di una sostanza a base di cloridrato di fenetillina). Questa specifica droga è stata rinvenuta nei giorni scorsi nei covi dei terroristi scoperti in Francia così come nel corpo di Seifeddine Rezgui, il ragazzo, 24 anni appena, che lo scorso mese di giugno ha ucciso 38 persone sulla spiaggia di Sousse in Tunisia. E ci sono prove che essa sia usata regolarmente dai guerriglieri dell’ISIS quando combattono o quando semplicemente perpetrano stragi tra la Siria e l’Irak. 

Tanto è bastato perché molti media dichiarassero di aver scoperto il segreto:  è il Captagon che rende i guerriglieri dell’ISIS così efficaci in battaglia e così efferati nelle loro azioni terroristiche. 

Ma, è vero? È il Captagon il segreto dell’ISIS? In parte sì. Ma non per le ragioni che sembrano evidenti.

Il Captagon, una miscela di anfetamine e di altre sostanze come la caffeina, è certamente una droga. Che, come sostengono i manuali di tossicologia e chi la assume, è un potente stimolante. Contiene proprio quelle anfetamine assunte dai piloti giapponesi, gli altri soldati kamikaze passati alla storia, nel corso della Seconda guerra mondiale. Indubbiamente funziona. “Quando lo assumi – dichiarava un guerrigliero dell’ISIS a un giornalista della BBC che lo ha intervistato – non puoi più dormire e neppure chiudere gli occhi”. “Quando lo assumi, non hai più paura di nulla”, incalzava un altro. 

E tuttavia non è per la chimica che l’ISIS fa tesoro del Captagon. Non fosse altro perché, come abbiamo detto, molte sono le sostanze stupefacenti utilizzabili come stimolanti. E anche perché  la sostanza è usata da tempo. Anche e soprattutto in Medio Oriente. Proprio in Irak assumevano regolarmente Captagon le guardie scelte di Saddam Hussein. La verità è che l’ISIS fa, letteralmente, tesoro del Captagon anche e soprattutto perché produce e vende la droga sul mercato illegale degli stupefacenti.

Un recente rapporto dello United Nations Office on Drugs and Crime – l’Amphetamines and ecstasy. 2011 Global ATS Assessment – documenta come il Captagon, sintetizzato in Germania anni fa, sia da tempo largamente prodotto in paesi del Medio Oriente, come Libano e Emirati Arabi, ma soprattutto Arabia Saudita, Giordania e, appunto, Siria. E che la produzione è aumentata, una decina di anni fa, dopo che Turchia e Bulgaria l’hanno efficacemente contrastata. Lo stesso rapporto sostiene che il Captagon non è utilizzato solo da guerriglieri, ma in maniera molto diffusa da studenti per motivi ludici, oltre che da autisti e in genere persone che hanno bisogno di esercitare sforzi prolungati. 

Il mercato della droga, come ogni altro mercato, è stato sconvolto dal disordine politico e militare nell’area. Oggi l’ISIS può essere considerato, a ragione, tra i maggiori produttori di Captagon. Pare ne produca diverse decine di tonnellate in un anno, smerciandolo sul mercato locale e internazionale. E ottenendone in cambio dollari –  miliardi di dollari – con cui finanzia le sue efferate azioni. 

Pietro Greco

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