UNIVERSITÀ E SCUOLA

Erasmus, il mondo (e i fondi) a portata di mano

Fino ad oggi più di 3 milioni di studenti hanno beneficiato di una borsa di studio Erasmus. Milioni di conoscenze, esperienze, studi e amicizie che hanno attraversato l’Europa. 

Con il bando 2015 per la mobilità individuale nel settore dell’istruzione e della formazione, atteso per il 4 marzo prossimo, il nuovo programma Erasmus+  apre invece le porte a tutti e cinque i continenti, attraversando i confini europei per disegnare nuovi flussi di mobilità che fino all’anno scorso erano di competenza solo dell’Erasmus Mundus. Rispetto al vecchio sistema, basato su consorzi universitari, ogni ateneo che abbia ottenuto la certificazione dell’Erasmus University Charter, è ora libero di collaborare con qualsiasi università nel mondo. 

Il programma settennale è stato avviato in un momento di forte disoccupazione giovanile in Europa, alla quale corrispondono paradossalmente milioni di posti d’impiego vacanti, a causa della  difficoltà, da parte dei datori di lavoro, di assumere personale con le qualifiche richieste. A questo segnale di deficit di competenze in Europa Erasmus+  risponde fornendo rinnovate opportunità di studio, di formazione, di esperienze lavorative o di volontariato all’estero.  Lo fa consentendo a 20.000 studenti in più di mettersi alla prova in un sistema universitario di qualunque Paese del mondo, ma anche ampliando il proprio budget, e vanificando così i ripetuti allarmi per la mancanza dei fondi europei necessari all’attivazione di nuovi programmi di mobilità.

È infatti di questi giorni la notizia che aumentano di 121 milioni di euro i fondi già stanziati dalla Commissione europea per il periodo 2014-2020, e quantificati lo scorso anno in 14,7 miliardi di euro. L’Italia, in particolare, disporrà di un budget extra di 12 milioni di euro, da destinare sia alle mobilità in uscita dall’Italia che a quelle in entrata dal resto del mondo.  Le risorse messe in campo per il nostro paese sono pari al 9,6% del budget europeo per il 2015 e finanzieranno 1.864 borse di mobilità. Più di 400 borse, sono riservate all’indirizzo di paesi del Nordafrica e del Medioriente; centinaia anche le opportunità per gli studenti che vogliano spostarsi per qualche mese nell’Europa dell’est, negli stati trans-caucasici, in Bielorussia, Moldavia, Ucraina e in Russia, per la quale sono previste 190 borse. Altre destinazioni comprendono Stati Uniti e Canada, Asia, Nuova Zelanda, Africa e America Latina.

Erasmus+  accresce quindi la propria connotazione globale, mirando ad attrarre studenti stranieri nelle università europee con gli obiettivi di aumentarne il prestigio e allo stesso tempo favorire una maggiore mobilità europea verso strutture extra Ue. Per far questo, a lievitare sono anche le borse di studio, passando in media da 250 euro al mese a 650. E per chi arriverà da Africa, Canada o Bielorussia per studiare in Italia, la borsa di studio sarà di 850 euro al mese, più un contributo per il viaggio. 

Di tutti gli studenti universitari complessivamente coinvolti a livello europeo, quelli italiani sono stati circa il 10%; solo 2012/2013 sono stati più di 25.000 su di un totale di poco meno di 270.000. Questi numeri posizionavano l’Italia tra i quattro principali paesi europei per studenti in partenza, dopo Spagna, Francia e Germania. Il nostro Paese era invece al quinto posto per studenti in entrata, poco dopo Spagna, Germania, Francia e Regno Unito, con circa 19.000 studenti europei ospitati nelle nostre università. 

Eppure i dati Indire per il 2011/2012 davano una percentuale poco incoraggiante di studenti che partivano per l’Erasmus, solo l’1,2% sul totale degli iscritti; un dato che che saliva all’1,7 nel Nordest per sprofondare nello 0,7 del Sud. Ma se è vero che l’Erasmus serve non solo ad imparare nuove nozioni accademiche e ad approfondire una lingua straniera, ma anche a stringere legami sociali e, soprattutto, a trovare lavoro,  agli studenti italiani converrà approfittare delle opportunità date dal nuovo formato Erasmus. Non capita tutti i giorni di studiare in Azerbaijan.

Chiara Mezzalira

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