IN ATENEO

Flauto di Pan e l’installazione interattiva (che permette di suonarlo)

Si ha la sensazione che solo osservandolo intensamente si possa rompere in mille pezzi. È antico, prezioso e fragile, anzi fragilissimo, ed è conservato al museo di Scienze archeologiche e d’arte dell’università di Padova. Proveniente dall’Egitto antico, il Flauto di Pan o Syrinx - dal nome della ninfa che secondo il mito non ricambiò l’amore di Pan- ha una storia affascinante che attraversa luoghi ed epoche. Giunto a Padova nel 1935 insieme ad altri materiali, tra cui una serie di papiri, derivanti dalle ricerche archeologiche di Carlo Anti in Egitto, il rarissimo reperto (ne esistono solo tre al mondo) è comparabile solo a quello conservato al museo greco-romano di Alessandria d’Egitto. Oltre al recente e accurato restauro (preceduto da test preliminari e indagini approfondite, dall’esame radiografico a quello della fluorescenza all'ultravioletto), nell’ambito del progetto di ricerca Archaeology & Virtual Acoustics. A pan flute from ancient Egypt del Dipartimento dei Beni Culturali e grazie all’intervento del Centro di Sonologia computazionale del dipartimento di Ingegneria dell’informazione, diretto da Giovanni De Poli, è stata ora realizzata anche una postazione interattiva che affianca la teca in cui è conservato e permette al visitatore di effettuare una esplorazione acustica e visiva del flauto. “Il progetto è nato con l'obiettivo di creare un'équipe multidisciplinare che permettesse non solo di studiare un oggetto unico e straordinario, un flauto di Pan composto di canne palustri, ma anche di realizzare un'installazione multimediale innovativa dedicata alla ricostruzione virtuale dello strumento e della sua sonorità. L'iniziativa, che ha avuto eco internazionale, ha permesso di ridare voce a uno strumento musicale fragilissimo, che sarà possibile suonare virtualmente, restituendo voce e melodia alle antiche canne, rimaste mute per migliaia di anni”, spiega Paola Zanovello, coordinatrice del progetto. “La postazione multimediale permette la valorizzazione e l’esplorazione del fragile strumento: dalla sua forma alla ricostruzione delle antiche sonorità. Accanto vi è la teca che lo conserva, controllandone le condizioni ambientali attraverso un rilevatore di umidità, temperatura e luce”, aggiunge Alessandra Menegazzi, conservatore del Museo di Scienze archeologiche e d’arte a Palazzo Liviano (Piazza Capitaniato, 7). L'installazione interattiva, realizzata da Niccolò Pretto (Csc) e Silvia Gasparotto (Iuav), permette di sperimentare attraverso il soffio (blowflute) e il tocco (touchflute) e consente l’esplorazione acustica, “perché uno strumento musicale deve essere suonato per essere capito”, l’esplorazione visiva, “perché un oggetto può permettere al visitatore di cogliere i dettagli costruttivi nascosti della teca” e, infine, l’esplorazione dettagliata “per poter studiare in maniera approfondita lo strumento”. 

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