IN ATENEO

Imparare è difficile ma non impossibile, il progetto di ricerca

In Italia, i bambini che vanno male a scuola sono il 20% della popolazione scolastica. Di questi il 3-4% ha un disturbo specifico dell’apprendimento. L’università di Padova e la Fondazione Opera Edimar, con il contributo di Fondazione Cariparo, hanno avviato L’apprendimento difficile: un progetto dell’efficacia del potenziamento dello sviluppo prossimale nelle learning disabilities. Quattro borse di studio biennali, a tempo parziale, per quattro ricercatori selezionati attraverso un bando pubblico, affiancati da un team di docenti volontari, per un’attività di ricerca avviata in venti centri italiani che afferiscono alla rete di Polo apprendimento: da Padova a Campobasso, passando per Prato, Assisi, Roma e Napoli.

Un progetto di ricerca e studio degli effetti del potenziamento dello sviluppo prossimale nelle learning disabilities che ha portato a risultati importanti, fornendo risposte concrete alle richieste di aiuto e supporto di famiglie e scuole (rendendo, inoltre, il servizio gratuito per le famiglie con difficoltà economiche). “Le scuole da sole non possono farcela, non riescono ad affrontare i casi più difficili e ci chiedono di intervenire”, spiega Mario Dupuis, presidente della Fondazione Opera Edimar.

L’attività ha consentito di seguire percorsi di potenziamento specifico nelle diverse aree dell’apprendimento – dalla lettura alla scrittura, dal calcolo al metodo di studio –, applicando una metodologia rigorosa e suddivisa in fasi: dalla stesura del profilo di ogni bambino alla vera e propria attività di potenziamento dei processi cognitivi, e ancora dalla supervisione periodica ai colloqui con la famiglia e la scuola, fino ad arrivare alla valutazione finale e al monitoraggio a distanza di tempo.

Sono stati raccolti dati nazionali relativi a un campione di 250 bambini/ragazzi di scuola primaria e secondaria di primo grado con learning disabilities e i numeri parlano chiaro: il lavoro riesce a modificare e migliorare le difficoltà scolastiche nel quasi 90% dei casi. “Permettendo a ragazzi destinati alla dispersione scolastica di proseguire il proprio percorso di studi, accedendo addirittura all’università”, commenta con soddisfazione Daniela Lucangeli, prorettore alla continuità formativa scuola-università-lavoro, tra i responsabili del progetto.

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