IN ATENEO

Incroci di genere: “Violenza è diffusa in modo subdolo”

Violenza in famiglia. Attorno a questo argomento è ruotato il dibattito del primo incontro del ciclo Incroci di genere, dopo l’evento inaugurale di dicembre. Ed è proprio sul tema della violenza, nei mass media, nel linguaggio, a lavoro (La violenza: tra corpi e simboli), che si concentreranno gli appuntamenti promossi dal Forum interdisciplinare per gli studi e la formazione di genere dell’università di Padova, in questa seconda edizione.

“L’obiettivo – sostiene Annalisa Oboe, prorettrice alle Relazioni culturali, sociali e di genere – è di condividere problematiche, idee, dibattiti all’interno dell’Ateneo, ma anche con la città e con le associazioni del territorio, nella convinzione che siano necessari la formazione e lo sviluppo di un approccio sereno a tematiche molto complicate”. Di volta in volta nel corso degli incontri si confronteranno un uomo e una donna provenienti dall’università e dal territorio, non perché uomini e donne possiedano verità diverse, o visioni del mondo diverse ma piuttosto linguaggi diversi e prospettive che non sempre si incrociano. “Perché parlare di violenza? – s’interroga Annalisa Oboe – Perché non finisce mai, perché è diffusa a volte in un modo subdolo e servono strumenti per riconoscerla, per leggerla e per intervenire, creando anche consapevolezza”. Ci sono molti modi in cui queste violenze stanno emergendo a livello politico, a livello civico, culturale, artistico e c’è bisogno di autorappresentazione e di voce.

Gli incontri si collocano nell’ambito di una serie di interventi e azioni che l’Ateneo sta mettendo in campo intorno a questi tematiche, tra cui una serie di iniziative istituzionali e un linguaggio attento alle differenze di genere. “Abbiamo condotto, inoltre, un lavoro molto pesante di raccolta dati su come stanno donne e uomini in università. Lo scorso dicembre abbiamo presentato un bilancio di genere che ci consentirà di intervenire con strategie precise per rimediare o ribilanciare situazioni di sbilanciamento e discriminazione in Ateneo. Ciò che si cerca di fare è produrre un cambiamento”, conclude Oboe.

Nell’introdurre il ciclo di appuntamenti del 2018 Bruna Giacomini, coordinatrice del Forum interdisciplinare per gli studi e la formazione di genere, sottolinea l’attenzione che si deve prestare non solo al presente per individuare i tempi e le modalità della violenza, ma anche al passato per cercare di comprendere aspetti che proprio nel passato affondano le proprie radici, che rinviano a tradizioni di lunghissima durata e che innervano gli strati profondi della nostra cultura. “Come attestano i dati del 2016 si assiste a un calo complessivo degli omicidi, ma la percentuale dei femminicidi è in crescita e una larghissima maggioranza di questi avviene nel contesto familiare, per lo più come esito finale di una lunga storia di violenza. La violenza di genere non è affatto, come talvolta i media vogliono farci credere, un’emergenza, un fenomeno terribile ma straordinario, eventuale e potenzialmente transitorio, ma mostra i tratti di una condizione permanente che forse ha a che fare con la forma stessa dei rapporti uomo donna per come si è configurata finora”.

Molti gli spunti di riflessione emersi nel corso del primo dibattito, durante il quale si sono confrontati Franca Bimbi, docente di Sociologia della famiglia all’università di Padova, e lo psicanalista Nicola Purgato. “Oggi esiste la famiglia di scelta per tutti – osserva Bimbi – non siamo appendici della famiglia. Qualsiasi sia quella che noi definiamo la nostra famiglia, è un mondo pacifico e pacificato in cui noi esponiamo la nostra vulnerabilità e chiediamo garanzie di reciprocità, cerchiamo e diamo cura, pretendiamo realizzazione di sé, diamo cura e protezione”. Noi tutti siamo nudi con il corpo e con l’anima in tutte le relazioni d’amore e quindi in questa necessità di esporsi all’altro, diventiamo vulnerabili. “La protezione però è una dimensione sempre in mano al più forte e la cura è l’atteggiamento oblativo della persona che risponde alla protezione, e proprio il tema dello scambio tra protezione e cura è il punto più fragile in cui si innesta il tema della violenza”. Ciò che è cambiato nel corso del tempo, osserva la docente, è l’asse della colpevolezza, la responsabilità sociale che avvertiamo verso gli altri e la percezione della sofferenza degli altri. Per questo oggi, per la prima volta, è la voce delle vittime ad avere l’egemonia.

Molte le riflessioni proposte anche da Nicola Purgato che si è soffermato sul pensiero di Sigmund Freud e Jacques Lacan, psichiatra e filosofo francese, concludendo con una osservazione significativa: “Nel saggio di Freud Psicologia delle masse e analisi dell’io l’innamoramento viene presentato come un caso particolare di amore di sé, che può condurre il soggetto innamorato a operare una sopravvalutazione dell’amato. L’innamoramento opera una cattura narcisistica dell’oggetto, dell’altro, nella forma di una sua sopravvalutazione. L’oggetto secondo Freud è amato per le sue perfezioni, alle quali abbiamo mirato per il nostro io e che ora per questa via indiretta desideriamo procurarci per il nostro narcisismo”. Tuttavia più l’innamoramento aumenta, più la sopravvalutazione dell’oggetto comporta un immiserimento dell’io fino al suo autosacrificio, il soggetto perde qualcosa. L’oggetto ha per così dire divorato l’io, secondo Freud. E conclude Purgato: “La famiglia resta il luogo in cui l’io e il tu, che sia madre e padre, uomo e donna, madre e figlio, resta legato a questo duplice schema di impoverimento del soggetto e di sopravvalutazione dell’altro per cui l’altro diventa qualcosa che, avendo più di quello che sembra avere, viene per questo mutilato”. 

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