SOCIETÀ

Miliardari nel bunker

Il maniaco che crede nella fine del mondo civilizzato una volta era facile da identificare: robusto boscaiolo oppure signora bigotta che leggeva troppo spesso la Bibbia, convinta che i quattro cavalieri dell’Apocalisse stessero per arrivare domani pomeriggio.  Adesso, invece, il survivalism, il movimento di chi è convinto che la civiltà stia per collassare e quindi occorra prepararsi, ha messo radici tra signori con completi Armani e mocassini Gucci, che vanno in ufficio tutte le mattine dal lunedì al venerdì: dirigenti di aziende high-tech, gestori di hedge fund, e altri milionari. Il sabato e la domenica si preparano.

Un articolo sul prossimo numero del New Yorker racconta la storia di Antonio García Martínez, un quarantenne ex manager di Facebook che vive a San Francisco, ha acquistato un piccolo terreno boscoso su un'isola del Pacifico nord-occidentale e trasportato lì generatori, pannelli solari e migliaia di cartucce di munizioni. "Quando la società perde un sano mito fondatore, si precipita nel caos”, dice, “ci sarà bisogno di formare una milizia [armata] locale”. In gruppi privati di Facebook, survivalisti ricchi si scambiano consigli su maschere antigas, bunker, e luoghi al sicuro dagli effetti dei cambiamenti climatici. Comprano pistole, motociclette e monete d'oro.

Il survivalismo ha in realtà una lunga storia negli Stati Uniti, collegata alle paure di una guerra nucleare dopo l'esplosione della prima atomica sovietica nel 1948: per la prima volta nella loro storia gli Stati Uniti diventano vulnerabili ad un attacco nemico sul loro territorio continentale. La terza guerra mondiale contro l’Unione Sovietica, con il blocco di Berlino (1948) e la guerra di Corea (1950-53) sembrava alle porte. E, paradossalmente, il movimento non nasce nei boschi dell’Oregon o del Montana ma negli uffici governativi di Washington.

Nella folle logica della deterrenza nucleare, per mantenere “credibilità" occorreva convincere i sovietici che Washington era davvero disposta a sacrificare qualche milione di cittadini americani in caso di conflitto. Quindi era necessario mostrare che si prendevano delle misure concrete per minimizzare le perdite umane: all'inizio degli anni Cinquanta parte una campagna di propaganda tesa a convincere gli americani che in fondo una guerra nucleare non sarebbe l'Apocalisse ma solo un conflitto dal quale gli Stati Uniti potrebbero uscire i vincitori, a condizione di essere ben preparati.

Era l’epoca delle esercitazioni che gli scolaretti americani facevano alle elementari o alle medie: la maestra spiegava che al suono delle sirene d'allarme o se avessero visto un "grande bagliore" dalla finestra dell'aula avrebbero dovuto coprirsi gli occhi con le mani e gettarsi sotto il banco. Una canzoncina il cui ritornello faceva Run for Cover [corri al riparo] doveva aiutare i piccoli a ricordare le semplici regole per sopravvivere. Come ci ha mostrato molto tempo dopo il film di Kevin Rafferty Atomic Café, venne addirittura inventata una simpatica tartaruga, Burt, che mostrava come gettarsi a terra in caso di esplosione.

Il governo federale stampava manuali su come minimizzare i danni in caso di esplosione atomica nelle vicinanze ("Non guardate in direzione dello scoppio... Gettatevi a terra... Bruciate i vestiti... Fate una doccia") e in molte città si organizzavano esercitazioni di evacuazione. Nel film Il ruggito del topo (1959), l'esercito di un immaginario principato europeo guidato da Peter Sellers sbarca in una New York deserta a causa di un'esercitazione di questo tipo e la "conquista" innanzando la propria bandiera sull'Empire State Building. L'idea di vivere in un mondo ridotto a un cumulo di rovine fumanti e radioattive rimaneva però poco attraente per il cittadino medio, che infatti continuò nella maggior parte dei casi ad ignorare le esercitazioni o gli inviti a farsi un rifugio antiatomico in cantina.

In un curioso esempio di ottimismo finanziario, la Chase Manhattan Bank iniziò a offrire mutui per la costruzione dei rifugi antiatomici ai propri clienti, evidentemente pensando che la guerra nucleare fosse abbastanza vicina da convincerli a contrarre il prestito, ma abbastanza lontana da permettere loro di rimborsarlo. Rifugi chiavi in mano apparvero nella pubblicità sui giornali mentre il celebre settimanale Life consigliava di bere tè caldo come rimedio contro il male da radiazioni. Il servizio postale americano preparò piani per far arrivare la posta a destinazione nonostante la guerra nucleare e lo U.S. Employment Service diffuse un libretto su come trovare lavoro "nella situazione post-attacco".

Negli anni Sessanta l’isteria collettiva finì ma era inevitabile che anni di propaganda lasciassero dietro di sé un buon numero di cittadini che credeva fermamente in un mondo postatomico vivibile, persone il cui anticomunismo era così profondo da convincerli che la guerra ci sarebbe stata in ogni caso. Fanatici religiosi, appassionati di armi, ex militari (comunque dei poveracci) confluirono in un movimento che si organizzò attorno ai propri bollettini, ai propri raduni, alle proprie fiere dove venivano esibiti manuali di sopravvivenza del governo ristampati in edizioni pirata, nuovi depuratori per l'acqua potabile o nuovi tipi di munizioni per respingere gli ipotetici invasori. Erano i cultori di Il giorno dopo la fine del mondo, il film del 1962 di Ray Milland in cui un normale padre di famiglia, un cittadino qualsiasi, deve far fronte a bande di criminali che hanno campo libero dopo la scomparsa di ogni forma sociale organizzata.

Oggi, invece, sono i miliardari californiani che hanno perso ogni fiducia nel governo, soprattutto dopo l’elezione di Donald Trump, e hanno deciso di fare da soli. Stephen Huffman, 33 anni, co-fondatore della piattaforma di news Reddit, ha detto al New Yorker che si è fatto correggere la miopia con il laser: "Se il mondo finisce, o semplicemente se avessimo problemi, trovare lenti a contatto oppure gli occhiali potrebbe essere una enorme scocciatura e io senza di loro, sono fottuto". Si aspetta un temporaneo collasso del governo e quindi si è procurato un paio di moto, un sacco di armi e munizioni, cibo in scatola. Con tutto ciò pensa di poter resistere per un certo periodo di tempo.

Auguri.

Fabrizio Tonello

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