CULTURA

Il montaggio è come una ricetta: tutta questione di ingredienti

Una laurea con lode in Lettere moderne all’università di Padova, con un professore che ora riconosce come il suo primo maestro. Il padovano Davide Vizzini oggi ha 40 anni, vive a Roma (“ma cerco di tornare nella mia città appena posso”) e di mestiere fa il montatore cinematografico. “Ho realizzato il sogno di dare libera espressione alla mia fantasia. Non sono un regista né uno scrittore, quindi in realtà i mondi che immagino sono suggeriti da altri, ma in quel gioco trovo comunque lo spazio per esprimere la mia creatività”.

Lunedì 5 settembre, alla 73esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, verrà proiettato Piuma, film italiano in concorso, diretto da Roan Johnson e montato proprio da Vizzini che, al Lido, sarà presente anche con un secondo film, La ragazza del mondo di Marco Danieli (presentato nella sezione Giornate degli autori). Due prove importanti, una bella soddisfazione dopo anni di studio e “lavoro di bottega”. Tutto inizia all’università di Padova, dalla facoltà di Giurisprudenza presto abbandonata per studiare invece Lettere e filosofia e appassionarsi al cinema raccontato dal professor Gian Piero Brunetta, nelle aule di Palazzo Maldura: “È stato lui a trasferirmi l’incanto per il mondo del cinema e del precinema. Rimasi folgorato da un ciclo di incontri organizzato in una casa dello studente di via Savonarola e decisi di seguire le lezioni di Storia e critica del cinema. Da tempo mi dilettavo con l’uso della telecamera, in maniera giocosa, e avevo iniziato a frequentare un paio di ragazzi più grandi di me che provavano a realizzare cortometraggi. L’università si rivelò fondamentale per orientare la mia capacità critica e alimentare una passione che non ho mai attribuito propriamente alla mia infanzia: per intenderci, non sono stato introdotto al cinema ‘dalla passione di mio padre per i film di Fellini’, come dicono certi artisti, io sono cresciuto con i film degli anni Ottanta e Novanta e, solo da adulto, proprio nel periodo universitario, ho capito che avrei potuto trasformare una passione in un lavoro”.

Da studente a professionista il passo non è stato breve, ci sono voluti libri e prove, attenzione, cura e tempo: “Mi sono avvicinato agli audiovisivi e al montaggio anche passando attraverso esperienze da autodidatta e laboratori universitari dove ho incontrato un altro mentore, Mario Brenta. Tutto è servito per affinare tecniche e sviluppare un gusto personale per il cinema. Insieme a molti altri giovani appassionati, ho anche lavorato alla programmazione e come proiezionista all’Excelsior”, storico cinema padovano, chiuso da anni, che ora riaprirà grazie al progetto Excinema, per la gioia di studenti e nostalgici. A quel punto, calato in un esaltante universo di stimoli e possibilità, Vizzini inizia a sentire il bisogno di approfondire e specializzarsi e decide di provare a entrare al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, scuola di cui si era già occupato nella sua tesi di laurea: la selezione è dura, i posti pochi e l’ammissione arriva al secondo tentativo. “Il Csc ha fatto da collante tra quanti, come me, venivano dalla provincia in cerca di fortuna. Ho studiato lì per tre anni guidato da Roberto Perpignani, crescendo con una generazione di aspiranti cineasti con cui oggi, alla Mostra del cinema di Venezia, condivido la gioia delle proiezioni in sala dei nostri film”.

Dopo il diploma in montaggio, Roma diventa la sua città d’adozione, lì si ferma per lavorare: in televisione, per il programma Amore criminale e la sitcom Zio Gianni, nei documentari Giallo a Milano di Sergio Basso (“progetto a cui sono particolarmente legato e che mi ha insegnato molto”), Hit the road, Nonna di Duccio Chiarini, menzionato ai Nastri d’Argento, e Revelstoke - Un bacio nel vento di Nicola Moruzzi, nella cinquina finalista dei David di Donatello 2016 come miglior documentario, e in sei lungometraggi: L’uomo giusto di Toni Trupia, prodotto da Michele Placido, Amori Elementari di Sergio Basso e Leoni di Pietro Parolin (con Neri Marcorè, ambientato in Veneto), Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, vincitore del Premio del pubblico alla Festa del cinema di Roma 2014, e ora i film del Lido, Piuma, sempre al fianco del regista Roan Johnson, e La ragazza del mondo di Danieli. “In questi ultimi casi si è fatto sentire il valore di quanto appreso al Centro sperimentale: l’unione fa la forza. L’ho sperimentato condividendo il montaggio con Paolo Landolfi per Piuma e con Alessio Franco per La ragazza del mondo. È un modo di lavorare proficuo che spero di poter ripetere altre volte”. E poi ci sono i maestri, perché questo lavoro si impara davvero solo se si ha la fortuna di affiancare professionisti disposti a insegnare e condividere la loro esperienza e la loro visione, da Fabio Nunziata a Esmeralda Calabria (montatrice dei film di Nanni Moretti) e Paolo Cottignola (montatore dei film di Ermanno Olmi e Carlo Mazzacurati e ora, con la stessa Calabria, impegnato ne La pelle dell’orso, atteso film di Marco Segato, con Marco Paolini, appena presentato al Festival des films du monde de Montréal, prodotto da Jolefilm e tratto dal libro omonimo di Matteo Righetto).

Il bel viaggio è appena iniziato e ora c’è pure un tappeto rosso ad attendere Vizzini al Lido (“devo pensare all’abito”, scherza). Ma, nel caso un giorno dovesse cambiare idea, ecco il piano b: “Un paio di anni fa mi sono riscritto all’università, di Padova ovviamente. A Scienze e cultura della gastronomia e della ristorazione. Niente di strano, perché oltre al cinema ho anche una passione per la cucina e il mio lavoro non è poi così diverso da quello di un cuoco – ride - Mi dicono quali ingredienti usare e io li metto insieme cercando di realizzare un buon piatto”. O meglio, per ora, un buon film.

Francesca Boccaletto

Una scena da Piuma di Roan Johnson

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