IN ATENEO

Asiago: dove passò Vaia nasce il Bosco degli 800 anni

Pendici del Monte Zebio, tre chilometri dal centro di Asiago. Qui c’era uno dei boschi più belli e suggestivi d’Italia, immortalato dalle pagine di Mario Rigoni Stern che spesso vi veniva a passeggiare; qui durante la prima guerra mondiale sono state combattute alcune delle battaglie più sanguinose su questo fronte, che videro protagonista la brigata Sassari con un giovane ufficiale, Emilio Lussu, a consegnare ai posteri i racconti di quelle giornate. Qui sono passate la natura, la storia e la letteratura… e, nel 2018, anche la tempesta Vaia, che ha raso al suolo centinaia di ettari di abeti.

Sempre qui il 13 ottobre è partita la piantumazione del Bosco degli 800 anni, che rientra tra le nuove iniziative per gli otto secoli di storia dell’università di Padova. A piantare simbolicamente la prima piantina è stata la rettrice Daniela Mapelli, seguita dal sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern, dal direttore del Tesaf Vincenzo D’Agostino, dall’ideatore dell’iniziativa Raffaele Cavalli, docente al Tesaf, e dal direttore di Veneto Agricoltura – che con il suo vivaio fornirà materialmente gli esemplari – Nicola Dall’Acqua. “Ho tenuto in maniera particolare a essere qui questa mattina, perché ritengo questa iniziativa straordinaria – ha spiegato la rettrice Mapelli –. Penso che essa corrisponda particolarmente allo spirito della nostra università perché è fortemente connotata dal rispetto dei valori dell’ambiente e della sostenibilità; 800 anni di storia sono importanti ma quello che ha fatto grande il nostro ateneo e gli ha permesso di resistere nei secoli è l’essere sempre proiettato verso il futuro e l’innovazione”. Allo stesso tempo, come ha rimarcato il prorettore vicario Giancarlo Dalla Fontana, il nuovo bosco evidenzia anche lo storico legame di Padova con l’Altopiano dei Sette Comuni, sancito 80 anni fa dalla fondazione dell'Osservatorio astrofisico di Asiago.

Il progetto ha caratteristiche uniche nel suo genere – ha spiegato Raffaele Cavalli, che ha dedicato la sua carriera scientifica allo studio delle foreste, in particolare nelle zone montane –, che è stato elaborato tenendo conto delle migliori e più recenti conoscenze scientifiche, adottando tecniche d’avanguardia studiate appositamente per le aree danneggiate dagli eventi estremi. L’obiettivo è ottenere un bosco sempre più resiliente rispetto ai mutamenti climatici: per questo l’abete rosso, piantato soprattutto nel primo dopoguerra ma particolarmente fragile a causa delle radici poco profonde, sarà sostituito da altre tipologie di alberi tra cui l’abete bianco, il larice, il faggio e il sorbo degli uccellatori: “Si tratta non solo di specie produttive, che danno un prodotto alla fine della loro vita, ma di varietà che supporteranno la biodiversità necessaria al bosco per resistere e rigenerarsi in caso di eventi avversi”.

La piantumazione sarà eseguita tenendo conto della microtopografia dei luoghi, in modo da scegliere la posizione ideale per ciascun cluster di piantine (ne sono previste circa 2.000 per ciascuno degli 8 ettari compresi nell’iniziativa), privilegiando le aree in prossimità della ceppaie, attorno alle quali il terreno è già smosso e che possono assicurare una protezione ai futuri alberelli. Un’operazione che in qualche modo ha tenuto conto anche dei osservazioni e dei “consigli” di un profondo conoscitore di questi luoghi come Mario Rigoni Stern, che in occasione della laurea honoris causa ricevuta a Padova​ l'11 maggio 1998 aveva deprecato proprio le strategie di rimboschimento dopo la grande guerra, basate soprattutto dagli abeti rossi provenienti dalla Val di Fiemme.

Il nuovo bosco, che sorgerà in località Croce di Sant’Antonio, lungo il sentiero Cai che conduce alla sommità dello Zebio, dovrebbe anche essere più resistente a un’altra calamità che in questo momento sta flagellando questi luoghi già duramente provati: il bostrico. Il parassita, che affligge soprattutto gli abeti rossi, ha sfruttato proprio la grande quantità di tronchi abbattuti da Vaia per riprodursi in maniera incontrollata, contagiando in seguito anche gli alberi ancora in piedi anche a causa del clima particolarmente caldo che ne ha favorito la proliferazione. Una minaccia che in questo momento toglie letteralmente il sonno a tutti coloro che amano l’Altopiano e che può essere contrastato anche ristabilendo la naturale biodiversità dell’ambiente montano.

Anche per questo l’università di Padova crede fortemente in questo progetto e ha avviato una campagna di raccolta fondi per sostenerlo. Il Tesaf ha già contribuito con 800 piantine, mentre oltre metà degli spazi interessati sono stati già “adottati” da donatori particolarmente sensibili ai valori dell’ambiente e della sostenibilità. Per le restanti aree istituzioni, aziende e singoli interessanti possono partecipare alla Campagna Bosco 800, contribuendo attraverso una donazione anche minima alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012