CULTURA

Atelier d'artista: Silvia Scuderi

A due passi dal Santo e da Prato della Valle, in una zona tanto cara e amata dai padovani, si trova l'atelier di una pittrice che traduce l'amore per l'arte in una vera e propria celebrazione del colore. Il secondo episodio della serie Atelier d'artista è dedicato a Silvia Scuderi, al suo spazio creativo e alle sue opere, che si offrono come scene bucoliche e al tempo stesso astratte, in cui chi osserva potrebbe idealmente inserire figure di ninfe, nascoste tra piante verdi e fiori, o la fragile bellezza di una Ofelia preraffaellita che affiora dalle acque.

Scuderi ci accoglie nel suo piccolo e luminoso studio con una parete di fondo dipinta: una grande tela o una scenografia teatrale? "L'atelier mi rispecchia tantissimo, è uno spazio libero. Questi muri mi accolgono e mi fanno allegria, più sono sporchi e più sono contenta: non sono opere ma fanno parte del processo [...] Dipingo tutti i giorni, timbro il cartellino (ride, ndr). Sono molto disciplinata, vengo in studio la mattina e lavoro in modo continuo, costante. Dedico diverse ore al lavoro, senza distrazioni". 

Stare con le mie opere mi piace, tanto. L'arte mi dà gioia e serenità Silvia Scuderi

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

"Mi chiedete quanto tempo ci metto per realizzare un'opera? Mi verrebbe da rispondere: quindici anni, perché il risultato sta in quindici anni di studi ininterrotti". Una formazione umanistica, una lunga esperienza teatrale e infine l’approdo al mondo dell'arte, dove Scuderi trova il terreno ideale e fertile in cui potersi esprimere liberamente, ma sempre con rigore e disciplina, attuando una ricerca incessante, vivace e profonda. "La mia arte si basa su uno studio costante dei materiali - spiega -. Lavoro principalmente con l'olio su tela, ma amo anche gli acrilici, per la velocità di asciugatura, e mi piace l'effetto dell'acquerello sulla carta. A seconda dell'effetto che voglio dare, utilizzo uno o più medium, ma l'olio mi dà maggior soddisfazione perché per la mia pittura ho bisogno che il colore sia malleabile per lungo tempo. L'acquerello invece deve essere steso alla prima e l'acrilico asciuga rapidamente”.

“Quando inizio a dipingere non parto con un’idea: comincia tutto come un gioco. Si instaura un dialogo con il colore. Il mio campo d'indagine è la natura, ma non so mai se alla fine del lavoro verrà fuori un paesaggio o un particolare di quel paesaggio, oppure un fiore o un piccolo specchio d'acqua. Tutto si crea durante il percorso. A volte le opere sono fortunate: si crea subito un dialogo positivo e in una settimana o al massimo dieci giorni l'opera si crea, spontaneamente. Altre volte invece il dialogo va per le lunghe, non si crea la sintonia giusta: questo avviene in particolare con le opere di grande dimensione. I pesi coloristici possono non risultare corretti e quindi, in quel caso, io riparto da zero”.

“Nel piccolo formato, invece, mi alleno con tele e carte in cui sperimento accostamenti di colore, studio il materiale e gli attrezzi che vorrei utilizzare per opere più grandi o per ottenere una determinata texture. Nei confronti di questi studi non nutro aspettative ma, a volte, magicamente emerge qualcosa, nascono delle piccole opere finite”.

L'atelier è una stanza non particolarmente spaziosa, ma contiene tutto quello che serve e accoglie tutta la generosità della luce esterna. Ogni angolo, ogni muro, ogni oggetto ha una precisa funzione, poltrona compresa. "Il purgatorio" è la parete sulla quale vengono appese le opere che vanno lasciate "decantare", quelle da cui prendere le distanze per un po', perché "a volte capita di non vedere più l'opera, il tuo sguardo si focalizza su colori e dettagli e perde la visione di insieme". Risulta, dunque, necessario staccarsene per il tempo che serve, passando ad altro per qualche settimana, per tornarci infine e osservarla nella sua interezza. "A quel punto riesco a capire se l'opera è davvero giunta a conclusione, se ha carattere oppure no".

Le postazioni sono principalmente tre: "Dipingo utilizzando due cavalletti, per le tele grandi. Una è una vecchia porta che ho sistemato inserendo una trave nel mezzo e dei morsetti" e l'altra postazione è l'intera parete che si trova di fronte alla porta vecchia, dove Scuderi appende le tele fissandole a un chiodo. Una parte del lavoro viene poi spostata in orizzontale, su un tavolo: questo permette all'artista di girare attorno all'opera. A queste postazioni si aggiunge il banco per realizzare lavori di piccolo formato.

Le opere finite vengono portate nelle gallerie oppure sistemate nell'androne del palazzo, a decorare i muri delle scale, altre ancora riempiono le pareti di casa della stessa artista: "Stare con le mie opere mi piace, tanto. L'arte per me ha una precisa funzione, quella di dare gioia e serenità".


Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Interviste di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto

Si ringraziano per la collaborazione Enrica Feltracco e Massimiliano Sabbion


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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