CULTURA

Atelier d'artista: Vittorio Bustaffa

"Sono un disegnatore, pittore, illustratore e docente alla Scuola internazionale di comics, per la quale sono responsabile del settore illustrazione e dove mi occupo della formazione e dell'orientamento dei disegnatori”. La vocazione da insegnante emerge subito, si svela nel racconto di quella che sembra essere una vera priorità di vita: la condivisione dell’arte e della conoscenza si traduce nel confronto e nel dialogo costante con l’altro perché “oggi il vero artista è colui che sa mettersi in contatto con una collettività". Conosciuto anche per una felice e ormai rodata collaborazione con Andrea Pennacchi (gli spettacoli sull'epica omerica in cui dipinge live, alle spalle dell'attore, sono stati recentemente trasmessi dalla Rai), Vittorio Bustaffa è il protagonista del decimo episodio della serie che racconta gli atelier. Lo raggiungiamo nel suo appartamento del quartiere San Bellino, non molto lontano dal centro di Padova: qui una stanza è dedicata alla creazione, "il soggiorno è diventato il mio studio", uno spazio piccolo e pieno di libri e cd, disegni e dipinti sistemati sul tavolo e sui cavalletti vicino alla finestra.

Oggi il vero artista è colui che si mette in contatto con una collettività Vittorio Bustaffa

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

"Il mio primo atelier, quello che reputo ufficiale e dove ho fatto una grande gavetta, si trovava in collina, a Volta Mantovana, nella mia terra d'origine. Un amico mi lasciò una cascina in mezzo ai boschi: realizzavo copie dall'antico e nel frattempo facevo la guida nei musei. Questo amico mi lasciava sporcare i muri, i miei affreschi sono ancora lì. Ho iniziato così, come decoratore, con la passione per il Rinascimento: a parte l'amore giovanile per Michelangelo, i miei artisti di riferimento sono stati Pontormo, Andrea del Sarto, in parte Raffaello, ma di più i suoi allievi, soprattutto Perin del Vaga. Sono stai i miei primi maestri, ho iniziato copiando loro, dal punto di vista pittorico ma in particolare del disegno: infatti io mi definisco, prima di tutto, un disegnatore, perché nel disegno c'è la quintessenza della ricerca e della sperimentazione in ambito bidimensionale del quadro".

Oggi, a Padova, lavora in uno studio minuscolo ma con tutto quello che serve: "Nell'atelier di un artista ci devono essere almeno tre postazioni: per lavorare sul piano, in verticale con il cavalletto, infine su un piano inclinato […] Avrei certamente bisogno di uno spazio più ampio, perché riadattare una stanza di un appartamento non è l'ideale per un pittore come me che ama lavorare in grande, ma non è una priorità, del resto io son finito sempre dove dovevo finire e sono abituato ad adattarmi". E aggiunge: "Passo anche mezza giornata a preparare il tavolo da lavoro, scegliere la matita, sistemare i pennelli", non è una routine ma un vero e proprio rito di preparazione che accoglie tutta l'energia che serve per lavorare bene. "Soprattutto durante le crisi, quando non so cosa fare o c'è qualcosa di irrisolto, è curativo ordinare lo spazio di lavoro. Negli atelier bisogna entrare come nelle chiese".

Appassionato di musica classica, prima di mettersi all’opera, prepara le tracce giuste definendo ogni volta un mood diverso, una colonna sonora per ogni occasione. "La musica classica è complessa e ti influenza nell'inconscio: a me interessa portarlo a galla, ma non nella maniera dei Surrealisti, mi interessa capire qual è l'azione a cui mi sono abituato, quali i gesti fondamentali che si aprono a un racconto, anche figurale. Parto dai segni sulla carta e spesso lavoro a occhi chiusi perché questo mi permette di ascoltare il corpo e liberare la mente, senza sentire il pensiero che mi batte dentro: si creano visioni, che si trasformano in percorsi e forme. A quel punto mi fermo un attimo, lascio riposare i lavori e poi li riprendo, ricostruendoli infine anche con la logica. Non si tratta di un approccio puramente istintivo perché, inevitabilmente, il mio sostrato culturale mi porta a dialogare con figure che incarnano veri e propri archetipi".

Non mi sento bloccato in un unico linguaggio, prima di tutto sento la grande necessità di raccontare Vittorio Bustaffa

Artista-filosofo, anima sensibile, aperta, curiosa, in ascolto, negli anni di studio all'Accademia di Belle Arti di Venezia, sceglie di imparare il mestiere dai restauratori e dai decoratori di vecchia scuola, grazie all'incontro con un gallerista olandese va ad Anversa per affinare la sua tecnica con la pittura a olio e, al tempo stesso, intraprende un percorso di esplorazione della letteratura, soprattutto della filosofia, frequentando lezioni universitarie illuminanti: "Lentamente ho iniziato ad avvicinarmi ai filosofi antichi e ho anche illustrato testi di Catullo, Virgilio, Orazio, Ovidio. La filosofia antica non è un insieme di nozioni ma è un atteggiamento di vita: questa consapevolezza aiuta a gestire le tensioni che si possono presentare nell'atto di dipingere". 

Con il tempo, dopo anni di studi e pratica, Bustaffa fa sintesi per definire la propria identità, un personale percorso in cui riesce a unire astratto e figurativo: "Per me ormai non c'è neanche più una separazione. Non mi sento bloccato in un unico linguaggio, prima di tutto sento la grande necessità di raccontare".


Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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