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Fenomenologia del vicinato in quarantena

Già in tempi più tranquilli, il concetto di "buon vicinato" poteva diventare un ossimoro. In tempo di pandemia, con la frustrazione da reclusi che sfora i livelli di guardia, i rapporti con i propri vicini vanno affrontati con lo stesso piglio con cui un elefante responsabile affronta la mobilità in una cristalleria.
Leggende di secoli fa narrano che esistevano vicini con cui si poteva anche andare d'accordo, ma la quarantena prolungata ha infranto l'illusione: si andava d'accordo solo perché a casa non ci si stava quasi mai, o, perlomeno, non ci si stava contemporaneamente. E così il freelance che per caricarsi ascolta musica rock a tutto volume alle 10 del mattino viene stigmatizzato dalla famiglia con due figli che, dal canto loro, hanno preso troppo sul serio il monito dei loro insegnanti di musica, e ora si esercitano in modo ossessivo compulsivo con il flauto dolce, chiamato anche, con meno affetto "piffero", inventato probabilmente da un sadico o da un neurologo impegnato in sperimentazioni che violerebbero la Convenzione di Ginevra.

Rimanendo in ambito musicale, dopo settimane di quarantena è rimasto qualche artista irriducibile che alle 18 esce ancora sul balcone per deliziare il vicinato con le sue performance canore. Curiosamente, la costanza dei cantanti è inversamente proporzionale alla qualità della performance, e se gli autentici virtuosi della lirica si sono da tempo ritirati per rimpiangere in santa pace palcoscenici più stimolanti, agli hobbisti non pare vero di poter disporre finalmente di un pubblico.

Un capitolo a parte meritano quelli che hanno deciso di approfittare della quarantena per mettere a nuovo la dimora. Per un po' sono passati sotto traccia perché si limitavano ad imbiancare, stuccare e dipingere quadri di (dubbia) qualità, ma poi sono passati alle grandi manovre: quei quadri andavano appesi, e l'orario ideale per martellare erano le due del pomeriggio, quando l'anziana vicina faceva il riposino. E in questo caso la questione rimane anche nei livelli del tollerabile (purché ci si riesca a procacciare dei buoni tappi per le orecchie, irreperibili in alcuni supermercati), ma se il vicino hai un profilo tecnico più avanzato potrebbe voler passare al martello pneumatico per dare una lucidatina ai tubi, rendendo vano uno dei pochi lati positivi della quarantena per chi soffre di emicrania: il blocco dei cantieri primaverili.

Del resto, non serve neppure un martello pneumatico per sforare la soglia dei decibel consentiti: bastano le tre pettegole del condominio che, non potendo più trovarsi al parco, si raccontano le ultime novità da un balcone all'altro, rivendicando l'utilità sociale del loro telegiornale di quartiere a chiunque intimi loro di fare meno baccano. Sono le stesse che deliziano i loro conviventi (a volte in numero <1) con manicaretti a base di aglio, cipolla, pesce e cavolo per provare l'ebbrezza di impestare le scale di effluvi che fanno concorrenza ai formaggi francesi, ma a fin di bene, eh, solo per far sapere a tutti i condomini che sono ancora vive e attive (come se il tg dal balcone non bastasse).

Ma la categoria peggiore è quella dei delatori. Non sono nati con la pandemia, c'erano già prima. Solo che, avendo troppe occasioni per uscire di casa, non potevano esercitare la loro attività di sorveglianza con la stessa efficienza e costanza. Erano quelli che denunciavano gli universitari del primo piano per coltivazione di marijuana (alla fine si era rivelato prezzemolo), che allertavano le forze dell'ordine per messe nere al terzo piano (i condomini stavano solo guardando un film horror) e per abbandono di minore (quindicenne) su nell'attico. Ora possono estrinsecare il loro talento in modo massivo: rimangono alla finestra, con tanto di tabella con le uscite per la spesa di tutti gli abitanti della zona. Qualcuno dimentica il latte? Segnalato. Un povero malcapitato esce senza mascherina (la stava andando a comprare)? Segnalato. Il cane ha problemi intestinali e il padrone lo porta fuori troppo spesso? Segnalato. La madre scende per aprire al corriere portando giù anche il bambino (aveva sentito la storia della famiglia nell'attico)? Segnalata. E pazienza se per effettuare la sorveglianza nel migliore dei modi bisogna uscire per controllare meglio, magari senza mascherina per la fretta: quella dei delatori è una missione. Corre voce che chi fa più segnalazioni prenderà il distintivo ufficioso di sceriffo di quartiere: un salto di categoria non indifferente per chi doveva accontentarsi delle denunce per possesso di condimenti!

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