CULTURA

Gianni Rodari, matematico

La vita di Gianni Rodari ha avuto inizio e, purtroppo, fine con una perfetta simmetria matematica: nato nel 1920 e morto nel 1980. Per questo, in un medesimo anno, il 2020, celebriamo la sua nascita e ricordiamo la sua morte.

È molto probabile che questa simmetria gli sarebbe piaciuta. E in effetti la scienza dei numeri (aritmetica) e delle forme (geometria) è molto presente nelle sue opere. Per esempio nelle Filastrocche in cielo e in terra, pubblicate nel 1960, c’è anche matematica.

Problemi di stagione

«Signor maestro, che le salta in mente?
Questo problema è un'astruseria,
non ci si capisce niente:

trovate il perimetro dell'allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità

Quest'altro poi
è un po’ troppo difficile per noi:

quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?

Saremo certo bocciati!»

Ma il maestro che ci vede sconsolati:
«Son semplici problemi di stagione.
Durante le vacanze
troverete la soluzione».

Vero. Tanto più oggi, che aspettiamo l’estate per uscire dal tunnel del coronavirus.

Dicevamo: o numeri sono attori protagonisti di molte opere di Rodari. È il caso del numero nove, che compare per esempio in Abbasso il nove, una delle Favole al telefono.

Uno scolaro faceva le divisioni:

- Il tre nel tredici sta quattro volte con l’avanzo di uno. Scrivo quattro al quoto. Tre per quattro dodici, al tredici uno. Abbasso il nove…

- Ah, no, - gridò a questo punto il nove.

- Come? – domandò lo scolaro.

- Tu ce l’hai con me: perché hai gridato «abbasso il nove»? Che cosa ti ho fatto di male? Sono forse un pericolo pubblico?

- Ma io …

- Ah, lo immaginavo bene, avrai la scusa pronta. Ma a me non mi va giù lo stesso. Grida: «abbasso il brodo di dadi», «abbasso lo sceriffo», e magari anche «abbasso l’aria fritta», ma perché proprio «abbasso il nove»?

- Scusi, ma veramente…

- Non interrompere, è cattiva educazione. Sono una semplice cifra, e qualsiasi numero di due cifre mi può mangiare il risotto in testa, ma anch’io ho la mia dignità e voglio essere rispettato. Prima di tutto dai bambini che hanno ancora il moccio al naso. Insomma, abbassa il tuo naso, abbassa gli avvolgibili, ma lasciami stare.

Confuso e intimidito, lo scolaro non abbassò il nove, sbagliò la divisione e si prese un brutto voto. Eh, qualche volta non è proprio il caso di essere troppo delicati.

 

Morale della favola: mai litigare coi numeri. C’è da perderci. L’insegnamento dovrebbe aiutare molti che, in questi giorni drammatici, coi numeri continuano a litigare.

Ma, avverte Rodari, non sono solo i numeri a essere suscettibili. Non sono da meno le operazioni. Protagoniste, con il numero Dieci, di Promosso più due, un’altra della Favole al telefono. 

         - Aiuto, aiuto, - grida fuggendo un povero Dieci.

            - Che c’è? Che ti succede?

            - Ma non vedete? Sono inseguito da una Sottrazione. Se mi raggiunge sarà un disastro.

            - Eh, via, addirittura un disastro …

            Ecco, è fatta: la Sottrazione ha acchiappato il Dieci, gli balza addosso menando fendenti con la sua spada affilatissima. Il povero Dieci perde un dito, ne perde un altro. Per sua fortuna passa una macchina straniera lunga così, la Sottrazione si volta un momento a guardare se è il caso di accorciarla e il buon Dieci può svignarsela, scomparire in un portone. Ma intanto non è più un Dieci, è soltanto un Otto, e per giunta perde sangue dal naso.

            - Poverino, che ti hanno fatto? Ti sei picchiato con i tuoi compagni, vero?

            Misericordia, si salvi chi può: la vocina è dolce e compassionevole, ma la sua proprietaria è la Divisione in persona. Lo sventurato Otto bisbiglia «buonasera», con un filo di voce, e cerca di riguadagnare la strada, ma la Divisione è più svelta, e con un solo colpo di forbici, zac, ne fa due pezzi: Quattro e Quattro. Uno se lo mette in tasca, l’altro ne approfitta per scappare, torna in strada di corsa, sale su un tram.

            - Un momento fa ero un Dieci, - piange, - e adesso guardate qua! Un Quattro! Gli scolari si scansano frettolosamente, non vogliono avere niente a che fare con lui. Il tranviere borbotta: - Certa gente dovrebbe almeno avere il buon senso di andare a piedi.

            - Ma non è colpa mia! – grida tra i singhiozzi l’ex Dieci.

            - Sì, è colpa del gatto. Dicono tutto così.

            Il Quattro scende alla prima fermata, rosso come una poltrona rossa.

            Ahi, ne ha fatta un’altra delle sue: ha schiacciato i piedi a qualcuno.

            - Scusi, scusi tanto, signorina!

            - Ma la Signora non si è arrabbiata, anzi, sorride. Guarda, guarda, guarda, è nientemeno che la Moltiplicazione! Ha un cuore grosso così, lei, e non può sopportare la vista delle persone infelici: seduta stante moltiplica il Quattro per tre, ed ecco un magnifico Dodici, pronto per contare un’intera dozzina d’uova.

            - Evviva, - grida il Dodici, - sono promosso! Promosso più due.

 

C’è qualcosa che è più appagante del potere? Ma che domande! Certo che sì, la matematica. Almeno sul pianeta degli alberi di Natale. Dove c’è il governo che-non-c’è. E il presidente … beh, ecco come lo incontra Marco.

 

         - Ma io non la conosco.

            - Se è solo per questo mi posso presentare. Sono il capo del governo. Ma adesso sai che ti dico? Che me ne vado a casa.

            Marco non sapeva cosa pensare dello strano personaggio. Non riusciva neppure a vedere, in quella penombra, se fosse giovane o vecchio.

            - Stavo recandomi a una seduta, - continuò la voce, - quando mi è venuto in mente un magnifico problema di matematica. E allora, seduta per seduta, mi sono seduto qui per risolverlo. Qui c’è tanta quiete! E così mi è passata la voglia di andare alla riunione. Mi dispiega per i miei colleghi, ma dovranno eleggere un altro capo del governo. Mi considero dimissionario per ragioni matematiche.

La matematica può mettere in difficoltà persino uno scienziato. Un cattivo scienziato o anche uno scienziato cattivo. Come il dottor Terribilis, protagonista dell’omonima storia tratta da Il tamburino magico. In uno dei finali egli fallisce nella sua malvagia idea di spostare la Luna dalla sua orbita perché:

 

         Il grande supercrick sprigionava invano tutta la sua diabolica potenza. La Luna non si spostava di un millimetro dalla sua strada di sempre. Bisogna sapere che il dottor Terribilis, dotto e ingegnosissimo in ogni campo, era piuttosto debole nel calcolo dei pesi e delle misure del sistema metrico decimale. Nel calcolare il peso della Luna egli aveva sbagliato l’equivalenza per ridurre le tonnellate in quintali. Il supercrick era fabbricato per una Luna dieci volte più piccola e leggera della nostra. Il dottor Terribilis ruggì per il dispetto, rimontò sulla navicella spaziale e si sprofondò nello spazio …

 

Ah, le equivalenze …

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