CULTURA

Lucio Battisti: un cantante innovativo, ma solo a metà

Nel ventennale dalla morte di Lucio Battisti, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha elogiato il cantante italiano in una lettera alla vedova Grazia Letizia Veronese Battisti.

A 20 anni dalla perdita di Lucio Battisti, figura indimenticabile della musica leggera italiana del secondo novecento, desidero ricordarne lo spessore artistico, la fervida creatività e le intuizioni geniali che hanno dato vita a opere intramontabili Sergio Mattarella

“Fin dagli esordi - continua il Presidente Mattarella - impresse un impulso innovativo al linguaggio musicale del nostro Paese, sperimentando sonorità suggestive e stili assai diversi. Il suo straordinario talento, insieme alla costante e rigorosa ricerca di evoluzioni espressive, lo hanno consacrato come un punto di riferimento nel panorama musicale italiano, superando, nonostante la sua natura schiva e riservata, i confini nazionali. Autentico precursore e interprete delle emozioni, delle inquietudini e dei mutamenti sociali e culturali di un'epoca ha influenzato generazioni di cantautori”.

Ma Battisti è stato veramente così innovativo? Sì e no, secondo Sergio Durante, professore ordinario di musicologia all’università di Padova. Il suo corso Fondamenti della comunicazione musicale del 99/00 è stato il primo in Italia a essere dedicato al cantautore: attraverso lo studio dei testi musicali durante le lezioni veniva messo in rilievo l’impatto culturale e il successo che Battisti ebbe in Italia (ma non al di fuori di essa).

La musica di Battisti è sicuramente innovativa – sostiene Durante – ma bisogna tenere presente che lui non è un cantautore, semmai è un coautore. Studiando testo e musica, ci si rende conto che la parte più importante della creazione è da attribuire all’autore delle parole, Mogol, che ha sviluppato i suoi emblemi musicali in modo innovativo. Quando si parla del repertorio di Battisti si tende a mettere troppo in secondo piano Mogol, che per certi versi è stato il vero artefice del suo successo, anche se è altrettanto vero che ha toccato l’acme con il sodalizio artistico con Lucio”.

In effetti dire che i due scrivevano insieme è abbastanza semplicistico. In realtà Battisti componeva dei provini chitarra e voce su cui Mogol scriveva le parole. Battisti aveva un atteggiamento polistilistico, un po’ come i Beatles, e Mogol aveva l’indubbio merito di dare una coerenza al prodotto musicale, riformulando i provini senza che perdessero la loro identità caratteristica.

Poi c’è il discorso della voce, sempre in perfetto equilibrio tra armonia e stecca, ed è qui che si può considerare Battisti innovativo al 100%. “La sua vocalità è stata una scelta industriale rischiosa e di grande intuizione. Credere in una vocalità imperfetta è stata una scommessa, che l’industria discografica ha vinto.”

A riprova di quanto si è detto, il periodo post Mogol di Battisti non è altrettanto cementificato nella memoria di massa. “Dopo la lite con Mogol – continua Durante –   il repertorio di Battisti diventa irrilevante, specie quando decide di utilizzare i testi della moglie, che erano piuttosto poveri. Poi ha tentato lo sperimentalismo con i testi di Pasquale Panella, ma tutto ciò è caduto nel vuoto, perché strideva con il concetto di canzone come prodotto di massa: a parte gli irriducibili, ha perso buona parte del suo pubblico, che era quello legato alla sua musica precedente.”

In ogni caso, originale o no, Battisti (più Mogol) ha scritto un capitolo importante della musica italiana, e anche se a fine carriera ha perso il suo seguito è rimasto indubbiamente nel cuore di tutti i “non più adolescenti” che consumavano i suoi dischi.

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