SCIENZA E RICERCA

Attenti alle meduse: nell’Adriatico una nuova specie

L’hanno battezzata pelagia benovici in ricordo di Adam Benovic, biologo marino croato scomparso da poco. Non era mai stata vista prima, ma quest’estate ci potrebbe capitare di trovarla nelle acque dell’alto Adriatico. Si tratta di una nuova specie di medusa avvistata per la prima volta pochi mesi fa e descritta in uno studio pubblicato recentemente nella rivista scientifica Zootaxa. A fare la segnalazione il 7 novembre 2013 un pescatore di Chioggia, Paolo Penzo, che inviò alla banca dati della pesca di Chioggia alcune fotografie informando della presenza di una fioritura di meduse nella zona. 

“Il Clodia database – spiega Carlotta Mazzoldi co-autore dello studio – è stato sviluppato dal dipartimento di biologia dell’università di Padova e raccoglie i dati del mercato ittico di Chioggia dal 1945 ad oggi. Attraverso questo strumento è stato chiesto ai pescatori di segnalare se si fossero imbattuti in qualche specie inusuale, strana”. In questo modo è arrivata la notizia del nuovo esemplare.  

A quel punto sono stati raccolti dei campioni e già a un primo esame Carlotta Mazzoldi e Valentina Melli, del dipartimento di biologia dell’università di Padova, si resero conto che la medusa segnalata non apparteneva a nessuna delle specie note dell’area adriatica. Le ricercatrici inviarono quindi i campioni al laboratorio di Stefano Piraino e Ferdinando Boero dell’università del Salento, che si occupano in modo particolare di meduse. I contatti con Piraino, racconta Mazzoldi, risalivano a qualche tempo prima quando il docente, coordinatore di un progetto sulle meduse che interessa tutto il mediterraneo, chiedeva di essere allertato qualora fosse pervenuta qualche segnalazione in proposito al Clodia database, di cui era venuto a conoscenza. E così poi effettivamente avvenne. D’altra parte anche il gruppo leccese iniziava a raccogliere le notizie dei primi avvistamenti della nuova specie. Da settembre 2013 a marzo 2014 ne sono state segnalate diverse fioriture, in particolare nella zona di Chioggia, del golfo di Venezia e di Trieste, a una profondità di 20-25 metri. 

Le analisi morfologiche e genetiche confermarono le prime impressioni: pur appartenendo al genere pelagia, non si trattava della pelagia noctiluca diffusa nell’Adriatico, ma di una specie nuova di scifomedusa

“In generale – sottolinea Mazzoldi – è molto raro rinvenire nuove specie, soprattutto quando non si parla di microrganismi ma di animali di queste dimensioni, che formano rapidamente popolazioni di  migliaia di individui. Tanto più nell’Adriatico che è una tra le aree più studiate”. Sarebbe strano, dunque, se fosse rimasta inosservata fino ad oggi. “Nasce da qui l’ipotesi che siano giunte con le acque di zavorra di qualche nave, anche se non è ancora possibile definire da quali Paesi provengano”. Si tratta infatti di una specie particolare e, nonostante siano state condotte le analisi genetiche che in genere consentono di associare una specie ad altre esistenti, la loro origine resta per il momento sconosciuta. Rimangono da studiare ancora vari aspetti della biologia della nuova medusa, tra cui il suo ciclo vitale.

Dobbiamo preoccuparci? “Non è stato ancora possibile stabilire se la nuova medusa sia urticante o meno – precisa la ricercatrice padovana – La pelagia noctiluca, la specie che si trova nelle nostre acque, e diverse altre del Mediterraneo lo sono ed è dunque plausibile supporre che lo sia anche questa”.

Il prossimo passo sarà quello di portare la pelagia benovici al museo di zoologia adriatica “Giuseppe Olivi” aperto al pubblico nel 2011 a Palazzo Grassi a Chioggia, sede anche della didattica universitaria. Il nuovo ritrovamento si collocherà accanto ai 350 preparati storici del museo che, nel loro insieme, consentono di osservare la biodiversità degli ambienti marini adriatici e di riflettere sul loro stato di conservazione. Ora con un esemplare in più. 

Monica Panetto

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