SOCIETÀ

Un sindaco libertario contro la burocrazia

Le accuse a Lucano (per tutti “Mimmo”) non hanno nulla a che fare con la sua onestà personale: riguardano la gestione del sistema di accoglienza di migranti da lui creato nella cittadina calabrese, un sistema che ha descritto lungamente in una lunga intervista pubblicata sul numero in edicola del mensile “gli asini”, diretto da Goffredo Fofi.

“La storia di Riace – esordisce il sindaco - non parte come un progetto basato su uno studio di fattibilità, un business plan, un’analisi di costi e ricavi. Noi non abbiamo nulla di tutto questo. Inizia perché all’alba di un giorno di luglio 1998, una nave carica di persone che vogliono raggiungere la terraferma arriva a Riace, che era un borgo abbandonato a causa dell’emigrazione dei nostri concittadini. Da un certo punto di vista, qui esisteva un’antropologia dei luoghi molto favorevole all’integrazione: la gente ormai era disinteressata e rassegnata, sentiva il proprio come un destino segnato”.

Riace era un borgo agropastorale che sembrava a molti un luogo finito. L’accoglienza dei rifugiati avviata da Lucano (ora al suo terzo mandato) ha permesso di ripopolare i borghi abbandonati, avviato una rinascita sociale, il recupero di alcuni servizi, la riqualificazione del centro del paese (in basso ci sono le spiagge di Riace Marina, che fa ugualmente parte del comune). 

L’immigrazione ha permesso a molti abitanti di avere un lavoro nelle cooperative impegnate nell’accoglienza: “Una cosa ha creato l’altra –spiega il sindaco- abbiamo fatto l’asilo nido multietnico, l’ambulatorio medico, tante botteghe di artigianato. È partita una microeconomia. E così abbiamo raccolto consenso tra gli abitanti, perché si vota anche per convenienza, si vota quello che uno pensa lo faccia stare meglio”.

Da 20 anni, a Riace i migranti incontrano delle persone come Mimmo Lucano che gli spagnoli chiamerebbero un “alcalde libertario”, un sindaco legato al pensiero libertario di Proudhon e Bakunin. “Quelli come me – dice Lucano – si entusiasmano quando si rendono conto che dalle loro azioni dipende l’emancipazione sociale delle persone più deboli. Questa è una spinta fondamentale verso l’utopia sociale”. 

Il ‘modello Riace’ si basa su un’accoglienza con interventi integrati, non semplice vitto e alloggio come in quasi tutti i comuni che accettano di ospitare migranti che hanno fatto richiesta di asilo politico o di protezione umanitaria: fattorie didattiche, laboratori di artigianato, corsi di lingua. Il sindaco sottolinea che è possibile  usare in modo molto diverso i fondi per l’accoglienza, i famosi 35 euro al giorno pro capite che il governo vorrebbe tagliare drasticamente: “Se quello che facciamo è possibile a Riace, è possibile ovunque. Salvini teme questo pensiero. Io non sono niente, però con i fatti gli dimostro che tutto quello su cui ha costruito il suo consenso politico non regge. E attualmente la mia preoccupazione è Salvini, ma non per la sua propaganda. Piuttosto per le difficoltà che ci sta creando il ministero”.

I problemi per Riace nascono dal fatto che l’amministrazione comunale rifiuta i vincoli burocratici, assai stretti, imposti dal ministero degli Interni, per esempio il fatto che in un appartamento utilizzato per lo Sprar non ci deve essere un numero di persone superiore a quello stabilito. “Questo è accaduto semplicemente perché quelli che stavano lì si erano visti per prendere un tè insieme” risponde Lucano, “le persone socializzano, sono libere no? Eppure questo è incompatibile con le regole, nel sistema di accoglienza Sprar non è contemplato. Ma se uno ti vuole invitare una sera a cena e non gli è consentito farlo, che vita è?”

Un’altra contestazione del ministero la questione delle lunghe permanenze, perché oltre i sei mesi i migranti non potrebbero restare. Se restano nello stesso luogo, le spese sono a carico del comune, altrimenti la regola è che bisogna cacciarli: “Ho detto ai funzionari della prefettura di venire a Riace: fino a quando uno sta in un ufficio, cacciare le persone è una cosa che fa al computer, ma quando ha un rapporto diretto con gli esseri umani, a meno che non abbia nessuna coscienza… Oggi c’è un processo di disumanizzazione che con Salvini sta toccando l’apice. (...) Prima parlavano contro i meridionali, adesso contro gli immigrati. E questo produce il consenso”.

Riace, in realtà, è rinata grazie all’arrivo di migranti che poi hanno scelto di stabilirsi lì, per quanto le leggi glielo consentissero e oggi in paese ci sono più giovani calabresi di prima, non si parte più per cercare fortuna a Milano, a Zurigo o a Francoforte.

“Abbiamo costruito una piccola speranza” dice Mimmo Lucano, “poi tutte le cose vanno e vengono, iniziano e finiscono. Come continuerà qui non lo posso dire. Io ho cercato in tutti i modi possibili di fare la mia parte. Alcune volte penso che comunque Riace ha avuto la possibilità di conoscere più da vicino il mondo, con i suoi problemi e con i suoi drammi. Questa è stata una straordinaria opportunità e credo che ha potuto far riflettere molte persone. E quando tu rifletti, capisci più da vicino e hai una coscienza nuova. Questa coscienza nuova ti aiuta a dare un contributo anche per migliorare il mondo”.

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