SOCIETÀ

Cannabis, tra legalizzazione e demonizzazione

A Denver, in Colorado, è nato il primo social network per consumatori di marijuana, a semi-anonymous social networking app for cannabis lovers worldwide. Uno spazio virtuale dove confrontarsi, scambiarsi consigli, opinioni ed esperienze di giardinaggio. Si chiama Massroots ed è una community con una app da scaricare e un profilo twitter che conta quasi 100.000 follower. Ma non è tutto: ora, sempre in Colorado, esiste anche il CannaCamp, il primo campo estivo, con marijuana libera, in un resort di montagna, tra attività all’aria aperta e centro benessere. Il popolo dei pot lovers è numeroso e sembra ben organizzato. Negli Usa, l’argomento resta al centro di un dibattito che parte proprio dalla legalizzazione della marijuana, a scopo terapeutico ormai in molti stati e ora anche ricreativo in quattro (tra questi proprio il Colorado, quello della app e del camp alternativo), e che nei giorni scorsi ha animato le pagine del New York Times: oggetto della discussione non è il social network di Denver, la cui attività procede più o meno indisturbata da tempo, ma un recente studio che avrebbe dimostrato che l’uso della marijuana tra gli adolescenti americani non sarebbe aumentato negli stati in cui l’utilizzo a scopo terapeutico è diventato legale. “Lo studio - scrive il giornalista Benedict Carey - ha rilevato che gli stati che hanno legalizzato l’uso medico avevano tassi più alti di consumo diffuso di marijuana tra i teenager prima dell’adozione delle nuove leggi, rispetto a quelli dove la droga è rimasta illegale. Quei livelli più alti sono rimasti inalterati dai cambiamenti introdotti dalla legge”. Il rapporto, pubblicato su The lancet psychiatry, prende in considerazione un periodo di 24 anni e si basa sui dati di oltre un milione di adolescenti provenienti da 48 stati, “ma la ricerca non dice nulla sull’effetto della legalizzazione dell’uso ricreativo della marijuana”. 

Una questione che ancora divide l’opinione pubblica e porta a una ulteriore riflessione sul consumo di marijuana e le sue possibili conseguenze a lungo termine. Insomma, le preoccupazioni restano: “La maggiore e condivisa preoccupazione nel dibattito sulla marijuana medica è che l’allentamento delle restrizioni possa mandare un messaggio sbagliato ai giovani e rendere la droga più attraente e facile da ottenere. Come indicano molti studi, gli adolescenti che sviluppano e mantengono un’abitudine quotidiana al consumo vedono aumentare il rischio di avere poi difficoltà cognitive”. Sempre nei giorni scorsi, e sempre sulle colonne del New York Times, la marijuana è stata protagonista di un altro dibattito, stavolta legato al mondo del lavoro: l’articolo, dal titolo Workers can be fired for marijuana use, Colorado court rules,racconta la storia di Brandon Coats, tetraplegico, consumatore di marijuana a scopo terapeutico (per lenire i dolori conseguenti a un incidente d’auto), licenziato nel 2010 dalla Dish network dopo essere risultato positivo a un test. Oggi, a distanza di cinque anni, la Corte Suprema ha dato ragione all’azienda: in Colorado la marijuana è stata legalizzata eppure esiste ancora il diritto di licenziare dipendenti che ne fanno uso fuori dall’orario di lavoro. Ogni impresa può agire secondo le proprie regole. Insomma, la questione è aperta e complessa.

E in Europa? I numeri sull’uso e i sequestri di cannabis (e più in generale sul mercato della droga) sono stati pubblicati nell’ultimo dossier dell’Emcdda, European monitoring centre for drugs and drugs addiction, secondo cui la cannabis resta la droga più diffusa e riguarda 19,3 milioni di persone tra i 15 e i 64 anni, tra le quali trovano posto 14,6 milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni che l’hanno consumata nell’ultimo anno. Con otto sequestri su dieci, è anche la sostanza che viene confiscata più frequentemente. Si legge: “Nel 2013, nell’Unione europea, sono stati segnalati 671.000 sequestri di cannabis (431.000 riguardanti foglie di cannabis e 240.000 riguardanti resina di cannabis). Sono stati effettuati altri 30.000 sequestri di piante di cannabis e, inoltre, nel 2013 i Paesi dell’Ue hanno comunicato più di 10.000 sequestri di cannabinoidi sintetici al sistema di allerta rapido, un dato in forte incremento rispetto ai livelli del 2011, e la Turchia ha denunciato altri 11.000 sequestri. Nell’analisi della quantità di cannabis sequestrata, un numero ristretto di paesi assume un’importanza notevole perché si trova sulle principali rotte del traffico di cannabis. La Spagna, per esempio, in quanto punto di accesso principale per la cannabis prodotta in Marocco, ha segnalato più di due terzi della quantità totale di resina sequestrata in Europa nel 2013. Per le foglie di cannabis, di recente, sono stati segnalati sensibili aumenti in Grecia, Spagna e Italia”. Paese, il nostro, dove ormai da anni si parla di legalizzazione, tra favorevoli e contrari. E Paese, il nostro, dove ora si produce la cosiddetta “marijuana di Stato”, a scopo esclusivamente terapeutico. A farlo è lo Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze con “un progetto pilota per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis […] per la cura di patologie gravi e altamente invalidanti”. In questi giorni, il primo raccolto.

F.Boc.

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