SOCIETÀ
Tra miracoli, scienza e bufale

Il miracolo del sangue di San Gennaro. Foto: Eligio Paoni/contrasto
Chi volesse per un pomeriggio tornare un po' bambino, dilettandosi con il kit del “piccolo chimico”, può creare una semplice sostanza dalle proprietà “peculiari”. Basta munirsi di: cloruro di ferro, carbonato di calcio, una membrana filtrante e del cloruro di sodio. Tutti materiali facili da reperire. Il primo è un comune minerale, particolarmente abbondante nella molisite (le pendici di Etna, Vulcano, Stromboli e Vesuvio abbondano di questa roccia). Il carbonato di calcio si ottiene con un po' di pazienza pestando del guscio d'uovo in un mortaio. Le budella di animale sono ottime membrane filtranti, comodamente acquistabili presso il macellaio di fiducia. Infine, il cloruro di sodio altro non è che comune sale da cucina. Dopo aver mescolato il minerale con il guscio d''uovo, aver filtrato il tutto attraverso la membrana di budello, basterà aspettare qualche giorno, aggiungere un pizzico di sale ed il gioco è fatto. Si otterrà una sostanza rosso scuro che avrà l'aspetto solido, ma che dopo qualche rotazione, miracolosamente, muterà il suo stato in liquido. Luigi Garlaschelli, professore al dipartimento di chimica dell'università di Pavia, fa notare che questa proprietà ricorda molto una prodigiosa reliquia partenopea: il sangue di San Gennaro. Quasi ogni 19 settembre, presso il duomo di Napoli, nell'anniversario dell'esecuzione di San Gennaro, martire cristiano morto a Pozzuoli nel 305 d.C., il miracolo si ripete: il vescovo ruota tre o quattro volte l'ampolla contenente il sangue coagulato, che, tra le grida “San Gennà a fatt' o miracolo” di pii fedeli che affollano la basilica, si scioglie tornando alla sua originaria forma liquida. “Purtroppo la diocesi napoletana non ha acconsentito che conducessi qualche esperimento sul presunto sangue del santo” aggiunge Garlaschelli, che non è solo un affermato chimico ed accademico italiano, ma anche membro di spicco del CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, una Ong, con sede a Padova, fondata nel 1989 da una ventina di scienziati ed intellettuali tra cui Piero Angela. Il chimico lombardo si definisce “un curioso, con un sano scetticismo”. Lui ed altri membri del comitato, un po' come tanti Sherlock Holmes, “indagano i misteri con la lente della scienza”, ricorda Massimo Polidoro, psicologo, giornalista e uno dei membri fondatori del CICAP.
Nonostante il CICAP possa annoverare tra le sue schiere di ghostbusters, come di tanto in tanto ai soci piace definirsi, fisici, chimici, grandi intellettuali (tra cui niente di meno che Umberto Eco e Margherita Hack), le attrezzature, di cui questi scanzonati scienziati e non si servono per le loro indagini, il più delle volte non vanno oltre al kit del piccolo chimico.
È il caso della pranoterapia. Secondo questa teoria alcune persone canalizzano attraverso le mani una non meglio definita energia che interagisce con il materiale organico. Il pranoterapeuta, con un po' di esperienza e, solitamente, dietro compenso, può aiutare a far sparire malanni, dolori, fino a vere proprio patologie a chiunque sia ben disposto a sottoporsi a qualche ora di seduta. I sostenitori di questa bizzarra pratica propongono un facile test, anche da fare a casa, per poter capire se si è in possesso di questa abilità fuori dal comune. Basta munirsi di fegato di manzo, tagliarlo a fettine sottili, porci le mani sopra per alcuni minuti, lasciare la carne nel piatto senza riporla in frigo e aspettare pazientemente qualche giorno. Se la carne, dopo la canonica attesa, risulta indurita, allora vuole dire che si è dei promettenti pranoterapeuti magari agli inizi di una lunga carriera. “Il test” - ammette divertito Garlaschelli - “effettivamente funziona”, ovvero la carne si indurisce. Peccato che questa reazione di disidratazione accada anche senza porre le mani sopra al materiale organico. È un processo del tutto naturale e spiegabile con semplici principi di chimica organica. Non bisogna far altro che tagliare la carne a fette sufficientemente sottili: lasciandola a temperatura ambiente per qualche giorno essa si indurirà. Provare per credere con della bresaola.
Ancora più semplice da dimostrare è l'assurdità di chi millanta di essere un magnete umano. Prosperose signore, soprattutto dell'est Europa, e signori con un girovita considerevole, mostravano orgogliosi di poter appoggiare al petto ferri da stiro, set da dodici di posate e varia chincaglieria di metallo, senza che questi oggetti cadessero al suolo. Le commissioni esaminatrici del CICAP, a cui questi personaggi erano felici di sottoporsi, chiedendo ai magneti umani di inclinarsi leggermente in avanti, dopo che ogni volta la posata cadeva, dimostravano che il coltello attaccato al petto rimaneva in loco semplicemente per l'inclinazione del torace. L'attrito statico, non proprietà biomagnetiche, era alla base del fenomeno. Se poi si cospargevano i supposti magneti umani con borotalco nemmeno l'anatomia umana e la meccanica classica potevano nulla e gli oggetti rimbalzavano al suolo con uno sconfortante tintinnio metallico nello stupore degli stessi magneti umani.
Se alle elementari conoscenze di chimica si aggiunge un goccio di nozioni di anatomia e di fisica, niente può fermare i più temerari dal diventare esotici fachiri. Mettere in gola uno stoppino di cotone incendiato, infilarsi dentro al naso un acuminato chiodo di 12 cm o sdraiarsi su un tappeto di chiodi sarà un gioco da ragazzi: basta seguire qualche piccola precauzione.
Per prima cosa usare cherosene e non alcol per accendere il cotone: il primo ha una temperatura di combustione molto più bassa del secondo, tranquillamente tollerabile dal nostro palato umido, senza fastidi, se non uno sgradevole sapore di nafta. Serrando la mandibola attorno allo stoppino la mancanza di ossigeno estinguerà in frazioni di secondo la fiamma.
Per chi non lo sapesse le nostre narici sono un facile accesso dall'esterno per le coane nasali: due canali lunghi 15 cm che scorrono sopra al palato duro fino alla parte alta della faringe. Con un po' di delicatezza chirurgica e vinto il timore iniziale è possibile martellarsi un chiodo dentro al naso, attraverso le coane, sentendo giusto un pizzicorio.
Qualsiasi studente di fisica al primo semestre del primo anno di università spiegherà annoiato che, se si dispone su un supporto un numero sufficiente di chiodi a punta in su, non ci sono rischi di essere trafitti quando si volesse sdraiarcisi sopra. Il peso verrebbe equamente distribuito sulla piccolissima superficie di ciascuna punta aguzza, per un'area complessiva molto ampia, riducendo la pressione per chiodo ad un valore comodamente accettabile per la nostra cute.
Al di là dei singoli episodi che fanno più o meno sorridere, l'azione del CICAP è quella di invitare anche e soprattutto chi non è un addetto ai lavori a ragionare con una forma mentis improntata al metodo scientifico. Di certo non c'è bisogno di essere affermati astrofisici come la professoressa Hack per accettare l'evidenza dell'allunaggio della missione Apollo, senza dover ricorrere a ipotesi mirabolanti sulla presunta falsificazione della scena da parte dell'amministrazione Kennedy. Il metodo scientifico, vanto e rovina di Galileo Galilei, con le sue spiegazioni razionali, ripetibili e falsificabili non toglie fascino ai fenomeni, semmai lo aumenta, arricchendo e sviluppando ipotesi, ragionamenti e teorie, i tratti più nobili ed elevati di homo sapiens. Come diceva Popper “nessuna argomentazione razionale avrà effetto su un uomo che non vuole assumere un atteggiamento razionale”.
Tommaso Vezzaro