SOCIETÀ
Porta l’inglese in vacanza

Dopo mesi di lavoro, finalmente si parte. Quest’anno avete optato per una vacanza oltreconfine e, al momento di fare la valigia, non manca il minuto dizionario bilingue che, vista la parlata poco fluente, vi assicura almeno un minimo di tranquillità. Un mea culpa, però, dovete farlo se considerate che i metodi per imparare una lingua straniera sono davvero molti.
Lasciando da parte per un momento le tradizionali lezioni in aula, inutile dire che la rete offre le più svariate possibilità. Dai corsi on line alle app disponibili anche gratuitamente, si ha solo l’imbarazzo della scelta: giochi, video, audio e quiz aiutano e rendono più “smart” l’apprendimento (e in proposito Duolingo, Busuu, Memrise sono solo gli esempi più noti). Per non parlare dei social network, tra cui Livemocha, che permettono interazioni con persone di qualunque nazionalità attraverso chat o videochiamate. Lo scambio linguistico con persone di Paesi differenti, però, può avvenire anche in presenza e non solo online come nel caso del “tandem learning”.
Forse più insolito, ma non meno efficace, è imparare mangiando, facendo sport o in mezzo alla natura. Incredibile ma vero. Una delle tendenze del momento è quella di apprendere le lingue a tavola, servendosi di una piattaforma come Table Babel. Partecipare è facile: ci si registra e si sceglie tra un “Happy hour in English” a Roma, un “Apéro/Dîner en français” o un “Dopo cena en español” a Catania, un “Italian brunch” a Cáceres in Spagna, un “Greek frapé & tavli” a Creta, solo per citare alcuni dei molti eventi organizzati nel primo anno di vita dell’associazione. Che sia uno spritz o un dopocena, la regola è vivere la convivialità esclusivamente nella lingua scelta per la serata. E la preparazione non deve essere motivo di preoccupazione, dato che gli incontri prevedono gradi di difficoltà differenti. I membri della piattaforma, dunque, hanno a disposizione varie proposte tra cui scegliere, ma chiunque può anche decidere di organizzare un evento di questo tipo a casa propria o in un ristorante con l’aiuto dello staff. Senza contare le serate ufficiali di Table Babel, organizzate dai collaboratori nelle varie città d’Italia. “La nostra storia nasce dalla voglia di condividere esperienze, lingue, emozioni idee con le altre culture attraverso un confronto e uno scambio attorno alla stessa tavola, trasformando così un momento culinario in un’occasione di apprendimento, arricchimento personale e crescita”. Si presentano così i cinque giovani ideatori di un progetto indubbiamente originale.
Se alla tavola invece si preferisce il movimento ci si dovrà orientare verso soluzioni differenti che consentono di apprendere una lingua attraverso la pratica sportiva. Una metodologia pensata soprattutto per i ragazzi. Il centro Active English ad esempio organizza periodi di vacanza per bambini tra i 7 e i 12 anni sul lago di Como e propone un’esperienza in cui l’inglese viene praticato nell’arco di tutta la giornata. Le tre ore giornaliere di lezione in aula forniscono infatti ai ragazzi gli strumenti da usare poi nel corso delle attività previste. E si va dal calcio, al tennis, all’equitazione, fino alla pallavolo, al nuoto al baseball. Quello di insegnare una lingua straniera attraverso lo sport è un metodo che si ritrova anche all’estero, cui spesso ci si orienta per perfezionare la padronanza di una lingua straniera. “Siamo consapevoli dell’importanza di conoscere l’inglese come seconda lingua – si legge sul sito English and sport che si rivolge a ragazzi tra gli 11 e i 19 anni – e riteniamo che l’insegnamento attraverso lo sport sia uno dei metodi più efficaci per coinvolgere gli studenti nell’apprendimento”. Si tratta nello specifico di campi estivi, organizzati a Dublino, Londra e Biarritz (in Francia), in cui le lezioni di lingua si alternano agli allenamenti sportivi. Una formula adottata anche da altre scuole, come il London Meridian College che, alle lezioni di inglese affianca corsi di scherma, ma anche danza, fotografia e web design in strutture convenzionate. In questo modo gli studenti escono dall’aula e praticano l’inglese in contesti più socializzanti.
Le possibilità non finiscono qui, se si pensa che c’è chi insegna le lingue straniere anche in fattoria. La fattoria didattica Il Podere, a Petrignano di Assisi, offre ad esempio il percorso formativo The English farm/La farm francaise rivolto a bambini delle elementari e medie che in questo modo possono imparare vocaboli della lingua inglese o francese attraverso il gioco e le attività ricreative proposte. O ancora, l’azienda agricola san Pio X in provincia di Padova propone laboratori e attività ricreative in lingua inglese con docenti madrelingua per “insegnare ai bambini ad acquisire l’inglese in modo naturale, inconscio e divertente”. E si potrebbe continuare, dato che questo tipo di attività rientra non di rado tra quelle offerte dalle fattorie didattiche.
Sebbene possano sembrare inusuali, non si pensi che si tratti di metodi poco proficui. “L'uso della lingua straniera – spiega Matteo Santipolo, docente di didattica delle lingue moderne all’università di Padova – in contesti simil o semi spontanei asseconda il principio della cosiddetta 'rule of forgetting', secondo la quale le possibilità di acquisizioni sono tanto maggiori quanto meno ci si concentra sulla lingua ma sul contenuto, quindi sul suo impiego reale”. E i benefici che derivano dall’adottare una metodologia didattica di questo tipo sembrano andare anche oltre. “Un ulteriore vantaggio deriva dal maggior peso che in tali situazioni si attribuisce alla dimensione comunicativa rispetto a quella strettamente linguistica che invece, purtroppo, ancora troppo spesso imperversa nei corsi di lingua”.
M.Pa.